domenica 12 gennaio 2020

Persone normali

Persone normali, Sally Rooney
"La maggior parte della gente vive un'intera vita senza mai sentirsi così vicina a qualcuno."
Connell e Marianne sono i due protagonisti di questo singolare romanzo che ci parla di solitudine, incomunicabilità, di amicizia profonda e amore, qualsiasi cosa sia.
La vicenda è ambientata a Carricklea, un piccolo paesino nella contea di Sligo, Irlanda.
Connell e Marianne frequentano la stessa scuola, sono diversi eppure affini, anime gemelle che si cercano, si vogliono, si attraggono come due calamite, a volte si respingono.
Lei è quella strana, solitaria, introversa, senza amici, presa in giro da tutti a scuola, piatta come un asse da stiro, intelligente, proveniente da una famiglia benestante, una famiglia crudele, violenta, anaffettiva.
Si porta appresso le sue cicatrici, quei silenzi, quell'odio strisciante, quel non sentirsi amata. Marianne che si vede brutta, sbagliata, guasta, indegna d'amore.
Lui è quello bello, popolare a scuola, brillante calciatore, benvoluto da tutti, una madre single che l'ha cresciuto da sola tra mille difficoltà, Lorraine, domestica nella casa di Marianne. Connell insicuro e a suo modo fragile, che teme di perdere quel successo e quella popolarità effimera, il bravo ragazzo.
Si incontrano per caso. Ed è subito attrazione fisica e psicologica, inspiegabile, assurda, coinvolgente, due ragazzi diversi eppure simili, tormentati e inquieti nel difficile periodo chiamato adolescenza, quando cerchi di definire la tua identità e sei in balia di mille correnti emozionali.
Un mare in tempesta, un gran casino gestire quella forza, quella cosa potentissima e pericolosa chiamata amore.
Si attraggono, si respingono, si feriscono, si allontano, ma si ritrovano sempre.
Lei così dipendente, affamata d'amore, lui così indeciso e immaturo.
Tengono segreto, lontano da occhi indiscreti quello che c'è tra loro, alchimia pazzesca, capirsi con uno sguardo, legame indistruttibile senza nome.
Non ne parlano, vivono quegli istanti preziosi nel chiuso di una stanza, protetti dalla penombra, al riparo dal mondo che non capirebbe, forse li prenderebbe in giro.
Un amore segreto, nascosto, rinnegato.
Passa il tempo, la scuola finisce, si ritrovano al Trinity college di Dublino, i ruoli si capovolgono.
Connell ora fatica a inserirsi, si sente solo, smarrito, non abbastanza intelligente, tagliato fuori dai giri che contano, inadeguato, insicuro, socialmente inferiore, lui che lavora in officina per pagarsi gli studi.
Marianne brilla adesso, ha molti amici, li incanta con i suoi dibattiti, è sicura di sé, decisa, apparentemente forte, fragilissima dentro.
Di nuovo insieme, si sfiorano, si inseguono, si scontrano, si amano, legati da quello strano rapporto che li fa sentire completi e felici solo quando sono insieme, ma inevitabilmente sfocia in incomprensioni dolorose e strade divise per un po' fino al prossimo incontro.
Un continuo sfiorarsi, fuggire, perdersi e ritrovarsi di nuovo.
Si amano ma non riescono a stare insieme.
Marianne masochista, spezzata. Connell irrisolto e alla deriva.
In questo suo secondo romanzo la scrittrice irlandese racconta il percorso di crescita di due ragazzi che vorrebbero essere normali, come tutti gli altri, ma non ci riescono nella loro inquieta e sofferta individualità.
Ci parla di amore, tormento ed estasi, traumi interiori e cicatrici che ci portiamo dentro.
Lo fa attraverso una scrittura chiara, limpida, frasi brevi e fulminee, dialoghi acuti resi attraverso il discorso diretto libero, una scrittura materica e istantanea, a volte sembra quasi il fotogramma di un film, quei gesti concreti che nascondono imbarazzo, confusione, insicurezze, quel cielo color blu jeans, quei corpi vicini, avvinghiati come due piantine cresciute insieme sullo stesso terreno a rubarsi aria e luce.
Connell e Marianne sono tutto l'uno per l altra, non riescono a stare lontani, non possono fare a meno di cercarsi.
Un legame speciale che è anche passione, tenerezza, mani strette sotto un piumone di notte a placare il dolore, l'ansia, i fantasmi.
Marianne non è una persona facile da amare, ha dentro di sé una zona buia, un vuoto enorme che la annienta, quel sentirsi sempre corrotta e sbagliata, il suo masochismo, il credersi indegna d'amore. Connell si sente inadeguato e smarrito, lontano anni luce da quello che era un tempo.
Capita di sentirsi così a volte, di farsi del male, di perdersi e poi ritrovarsi, di salvarsi a vicenda.
Un amore ostinato, testardo, che cresce insieme a loro, mettendo a nudo le rispettive fragilità, disarmandoli, un amore che è anche dipendenza, bisogno assoluto dell'altro, legame indissolubile, che porta a farsi bene e male, stravolge la vita.
Esserci sempre per l'altro senza tarparsi le ali, senza ferirsi, senza ostacolarsi, ma quanto è difficile a volte crescere, accettando le sfide che la vita ci pone davanti, nuove strade, possibili orizzonti.
Sono labili i confini tra giusto e sbagliato, bene e male, normalità e stranezza, buono e cattivo, siamo complessi, prismi sfaccettati con zone d'ombra e brevi istanti di felicità.
Due piantine ostinate, caparbie, strettamente avvinghiate, cresciute insieme nello stesso terreno, pronte ad affrontare la vita, quel mondo immenso là fuori che fa paura, senza nascondersi.
L'amore è riconoscersi, farsi del bene, cambiarsi, diventare persone migliori, esserci sempre, coraggio di lasciar andare, non soffocante possesso ma libertà.

***
"Non lo dico per dire, ti amo davvero. A lei tornano a riempirsi gli occhi di lacrime e li chiude. Questo momento le sembrerà di un'intensità insopportabile anche nei ricordi, ma ne è già consapevole fin da ora, mentre sta accadendo. Non si è mai considerata degna di essere amata da qualcuno. Adesso però ha una nuova vita, di cui questo è il primo istante, e anche dopo tanti anni penserà ancora: Sì, proprio così, quello è stato l'inizio della mia vita."
"È magra, pensa. Era così magra, prima? Lei preme la faccia contro la sua ultima maglietta pulita. Indossa ancora il vestito bianco che aveva nel pomeriggio, adesso con uno scialle ricamato d'oro. Lui la stringe forte, e il suo corpo sposa quello di lei come quei materassi che pare facciano bene alla salute.
Tra le sue braccia lei si rilassa. Inizia a sembrare più calma. I loro respiri rallentano confluendo in un unico ritmo."
"Non so cos'ho che non va, dice Marianne. Non so perché non riesco a essere come le persone normali.
La sua voce è insolitamente fredda e distante, come se fosse la registrazione della sua voce ascoltata dopo che lei se n'è andata o è partita per un'altra destinazione.
In che senso? dice lui.
Non so perché non riesco a farmi amare. Penso di essere nata sbagliata".
"Qualunque cosa ci sia tra lui e Marianne, non ne è mai venuto niente di buono. Ha sempre e solo generato confusione e sofferenza per tutti. Non può aiutare Marianne, qualunque cosa faccia. In lei c'è qualcosa di spaventoso, un immenso vuoto nel nocciolo del suo essere. E' come aspettare l'ascensore e quando si aprono le porte dietro non c'è niente, solo il vuoto buio e terribile della tromba, e così all'infinito. Le manca quell'istinto primordiale, l'autodifesa o l'autoconservazione, che rende intelligibili gli altri esseri umani. Ti ci accosti aspettandoti una resistenza, e invece tutto ti si sfalda davanti.
Eppure, Connell potrebbe stendersi a terra e morire per lei in ogni momento, e questa è l'unica certezza sul proprio conto che lo faccia sentire una persona degna.
(...) Ha realmente voluto morire, ma non ha mai voluto che Marianne lo dimenticasse.
Questa è l'unica parte di sé che vuole salvare, la parte che esiste dentro di lei."


Joyland

Joyland, Stephen King
"Tutti a bordo! Vi spedirò su, dove il cielo è pulito e il panorama garantito."
Il muro del Tuono, la Ruota del Sud con vista mozzafiato sull'oceano cobalto e sulle verdeggianti pianure della Carolina del Nord, sembra quasi di volare lassù in alto, le Tazze Ballerine, i Bolidi Infernali, il Castello del Brivido sono alcune delle spettacolari attrazioni che popolano Joyland, la terra della gioia e della spensieratezza per adulti e bambini.
Un luna park immenso, un posto da favola, chioschi di golosi hot dog, popcorn e zucchero filato, il Tirassegno di Buffalo Bill, le canzoncine allegre sparate a tutto volume dagli altoparlanti, Madame Fortuna e la sua sfera magica, le Sirene di Hollywood con i loro seducenti vestitini verdi, la Borgata Incantata, il regno dei più piccini, il simpatico Howie, la mascotte del parco, un gigantesco cane dagli occhioni blu e molto altro ancora.
Joyland è il paradiso del divertimento, una fantastica opportunità, un lavoro da sogno per il ventunenne Devin Jones, studente universitario squattrinato con il cuore spezzato, la musica dei Pink Floyd e Jim Morrison a fargli compagnia nelle lunghe, interminabili notti insonni e sporadiche idee suicide.
L'estate del 1973 sarà indimenticabile per il giovane Devin.
Un stanza che si affaccia sull'oceano spumeggiante, una spiaggia sconfinata da percorrere quotidianamente, l'estate delle prime volte.
Un lavoro per essere indipendenti, la prima delusione sentimentale, nuovi amici, una donna affascinante e un bambino fragile dagli strani poteri, un aquilone che vola alto nel cielo, un oscuro e terribile mistero da svelare nascosto nel tunnel del terrore, un fantasma azzurro in cerca di pace, mentre l'ombra di un crimine efferato incombe minacciosa.
Una lettura rapida, scorrevole, che cerca di riprodurre il gergo "la parlata" del parco, non il miglior romanzo di King a mio avviso, più che un horror il racconto di una lunga estate, del passaggio dall'adolescenza all'età adulta di un coraggioso ragazzo alle prese con problemi di cuore e un'indagine oscura.
Un libro dove non mancano tiepidi colpi di scena, dove il thriller si tinge di giallo, ma i brividi di puro terrore a cui ci ha abituato il Re sono lontani anni luce da questo mediocre romanzo che non sembra nemmeno scritto da lui.
Una lettura di cui si può tranquillamente fare a meno.
***
"Il 1973 era l'anno della crisi energetica, quando Richard Nixon dichiarò che non era un imbroglione e quando morirono Edward G. Robinson e Noel Coward. L'anno perduto di Devin Jones. Ero un verginello di ventun anni con aspirazioni letterarie. Avevo tre paia di blue jeans, quattro di boxer, un rottame di Ford (con una buona radio), sporadiche idee suicide e un cuore spezzato.
Che dolce, eh?"
"Da ventunenne, la vita è come una cartina stradale. Solo quando arrivi ai venticinque o giù di lì, cominci a sospettare di averla guardata capovolta, per poi esserne certo intorno ai quaranta. Arrivato ai sessanta, fidatevi, capisci di esserti perso nella giungla."