martedì 26 aprile 2016

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Perché ti possiedo e no
perché ti penso
perché la notte ha gli occhi aperti
perché la notte passa e dico amore
Perché sei venuta a riprendere la tua immagine
e sei migliore di tutte le tue immagini
Perché sei bella dai piedi all'anima
perché sei buona dall'anima a me
Perché ti nascondi dolce nell'orgoglio
piccola e dolce
cuore corazza
Perché sei mia
perché non sei mia
perché ti guardo e muoio
e peggio ancora muoio
se non ti guardo amore
Se non ti guardo
perché tu sempre esisti dovunque
ma esisti meglio dove ti amo
perché la tua bocca è sangue
e hai freddo
devo amarti amore
devo amarti
anche se questa ferita brucia come due
anche se ti cerco e non ti trovo
e anche se la notte passa
e io ti possiedo
e no.

(M. Benedetti)

domenica 24 aprile 2016

Io leggo perchè



 Sono una stramba lettrice imperfetta, leggo da sempre, i miei migliori amici sono i libri, straordinari respiri di carta. Leggo quando la realtà mi soffoca, le pareti della stanza si dilatano e mi inghiottono, leggo quando ho fame di parole, quando mi sento sola, quando ho bisogno di un soffio di aria pura. Sono malinconica, solitaria, lunatica, sensibile, incasinata e rompina quanto basta, coraggiosa e spaventata, fragile e forte, inquieta e smarrita. Amo il mare, non so cosa sarebbe di me in una città senza onde, mi calma e rasserena, amo la poesia, conosco la nostalgia e tutto il sapore amaro degli addii. Ne ho sulla pelle i segni e nell'anima le cicatrici. Sono un disastro quando guido, non so parcheggiare, ho un pessimo senso dell'orientamento, mi perdo là fuori e non sempre mi trovo. In passato ho alzato muri e forse lo faccio ancora, muri contro i quali si sono infranti amori, amici, sogni, illusioni. Per paura, perché so cosa si prova quando tutto va in frantumi, perché nessuno ha avuto il coraggio di abbatterli ma ha preferito voltarsi e tornare indietro. E vorrei che per una volta, una soltanto, qualcuno provasse a restare. Ho vissuto un anno duro, ho sentito la morte non più cosa estranea degli altri, ma qui intorno a me, vicina e feroce, come un animale mostruoso che ringhia, nascosto là fuori nella notte, come una ladra scaltra che ti porta via la cosa più preziosa e ho avuto paura. Ma so anche che l'amore, pelle occhi mani che si stringono, respiri che si mescolano, può darle scacco, o forse no, ma è bello crederlo. So che il tempo orologio corre veloce, rallenta, galoppa, trasforma e cancella, seminando sorrisi lacrime rughe che un attimo prima non c'erano.
Vorrei sapere dove va chi parte e se c'è un Cielo lassù, un parco giochi delle anime, dove si può fare finalmente tutto quello che si vuole davvero, dove chi non sa nuotare nuota, chi non sa volare vola, dove un tranquillo impiegato è una rockstar scatenata e tutti danzano liberi come farfalle pazze, dove mio padre è un chimico geniale che fa strambi esperimenti con Dio. O forse è un cielo capovolto, vuoto e desolato come un guscio di noce. Leggo nella mia stanza, la mia finestra sul mondo, la mia bella e terribile, angusta e rassicurante finestra sull'immenso mondo.
 
A volte mi sento come una lampadina fulminata o un oggetto nel cassetto sbagliato. E leggendo poco a poco torno nel cassetto giusto. Vorrei essere un libro di quelli che leggi fino all'alba, che non vorresti mai abbandonare, che accarezzi piano piano per non rovinare, di quelli che non si dimenticano, come un arcobaleno improvviso dopo la pioggia, non uno di quelli che dopo poche pagine vorresti buttare dalla finestra, ma di quelli che leggi e rileggi nelle notti insonni, che sfiori sorridendo con gli occhi stanchi, e ti lascia dentro qualcosa di bello o buffo, che ti strappa un sorriso e un pensiero, quel libro che non vorresti mai smettere di leggere, perché per qualche strana misteriosa ragione fa parte di te.


giovedì 21 aprile 2016

Treno di notte per Lisbona

Treno di notte per Lisbona, Pascal Mercier

“Se è così, se possiamo vivere solo una piccola parte di quanto è in noi, che ne è del resto?”

Una ragazza misteriosa legge nel diluvio una lettera sul ponte della città di Berna, si toglie le scarpe e si aggrappa al parapetto. Forse vuole uccidersi. Un erudito professore di lingue antiche, Raimund Gregorius detto Mundus, che sta andando come ogni mattina a lavoro, rimane sconvolto da questo incontro fortuito che in qualche modo gli cambierà la vita. Un numero di telefono scritto sulla fronte con un pennarello e poi così come era apparsa altrettanto rapidamente la ragazza si dilegua nella pioggia. Il suono di una parola “portugues”, una melodia dolce e magica, lo porterà ad abbandonare tutto, seguendo le tracce di un misterioso medico scrittore, Amadeu de Prado, il prete ateo, l’orafo delle parole. Da Berna a Lisbona, viaggiando su un treno nella notte. A poco a poco Gregorius metterà insieme i pezzi del mosaico, ricostruendo la vita del medico dalla personalità profonda e carismatica e attraverso questo viaggio a ritroso nel tempo e nella storia arriverà a conoscere e a capire meglio se stesso. I pensieri, le riflessioni, i frammenti del libro gli faranno da guida in un percorso di conoscenza interiore, dove presente e passato si confondono. Il tempo della memoria lo porterà lontano, negli anni della feroce dittatura di Salazar e della resistenza e attraverso tutto questo arriverà a porsi domande fondamentali sulla propria esistenza. Il lettore viaggia con lui nella notte.
Un libro dal ritmo lento, introspettivo, di ampio respiro, ricco di riflessioni esistenziali e filosofiche (lo scrittore è docente di filosofia) pagine curate e attente, da leggere con calma e attenzione, una scrittura raffinata e preziosa, un sottile lavoro di cesello, un libro dove tempo, storia, memoria si intrecciano in una dimensione atemporale, portando il protagonista a riflettere sul significato e sul valore della propria vita e noi con lui.

“Da allora so come gli esseri umani possano essere avviluppati tra loro e presenti l'uno dentro l'altro ad abissali profondità, senza averne la più pallida idea”.

“Ma che cosa ci fa qui dentro?” domandò.
“Difficile a dirsi, rispose Gregorius, assai difficile. Lei sa cosa sono i sogni a occhi aperti. E’ un po’ così. Ma è anche una cosa del tutto diversa. Più seria. E più folle. Quando il tempo di un’esistenza è agli sgoccioli, non ci sono più regole che contano. E allora è come se a uno desse di volta il cervello e fosse maturo per il manicomio. Ma in realtà è esattamente il contrario: al manicomio dovrebbero andarci quelli che non vogliono ammettere che il tempo è agli sgoccioli. Quelli che continuano come se niente fosse. Mi capisce?.”

 

venerdì 15 aprile 2016

Purity

Purity, J. Franzen

"Die stets das Bose will und stets das Gute schafft"

Il significato di questo libro è tutto racchiuso in quella frase che campeggia in apertura sulla pagina bianca. Quella frase oscura è tratta dal Faust di Goethe e significa letteralmente “sono una parte di quella forza che desidera eternamente il male e opera eternamente il bene.” Bene e male, luce e buio, purezza e abiezione.
In ciascun personaggio di questo straordinario romanzo si agitano e lottano furiosamente queste forze oscure, ognuno nasconde nel profondo un’ambivalenza, la parte luminosa e quella più nera.
Andreas uomo affascinante e di successo dal misterioso passato, che ama e odia, che vuole portare la luce della verità nel mondo svelando i segreti dei potenti, che anela alla purezza e convive con l’Assassino.
Anabel ricca ereditiera, artista dal carattere impossibile, un’anima inquieta e in fuga, che rinuncia a tutto per un ideale, vivendo per anni nella menzogna. Leila giornalista di successo, divisa tra un amore dovere e un amore passione contaminato dalla gelosia. Tom e l’insoddisfazione rabbiosa che cresce distruggendo quell’amore che sembrava unico e speciale. Annagret che vuole fare del bene per riscattarsi dal suo buio passato. Ogni personaggio dovrà fare i conti con il proprio lato oscuro e i suoi demoni interiori. E poi c’è Purity detta Pip, una ragazza incasinata con un alto debito studentesco da pagare, una madre ai limiti della follia, coinquilini strambi e una missione da compiere, scoprire la verità su suo padre, una verità scomoda, dolorosa, dopo anni di bugie. Purity l’unica davvero vicina a quell’ideale di utopica purezza, che tutti inseguono con scarso successo. Pip che dovrà in qualche modo perdonare e cercare di fare meglio dei suoi genitori, che le hanno lasciato in eredità un mondo rovinato. Pip non è sicura di farcela, ma forse si ce la farà, e il segreto è racchiuso nell’amore per Jason, per quella madre squilibrata il cui amore era però “affidabile come l’arrivo della pioggia nella stagione giusta” e proprio con la pioggia , il rassicurante suono dell’amore che copre tutti gli altri suoni, si chiude il libro, un barlume di speranza per un futuro incerto tra le rovine.
Leggere questo libro significa immergersi in un vortice turbinoso di personaggi, pensieri, dialoghi in rapida successione, dove non c'è tempo per annoiarsi nemmeno un secondo, trascinati dalla folle danza degli avvenimenti da Oakland a Denver, dalla Germania est alla Bolivia odierna, da città caotiche a lussureggianti paesaggi naturali. Ho divorato questo libro in pochi giorni , mi sono persa nella miriade di personaggi ed eventi concatenati tra loro, un libro talmente perfetto con i suoi personaggi eccentrici, incasinati e imperfetti da creare dipendenza. E infine le tematiche affrontate con lucida e spietata ironia: la disgregazione della famiglia, fondata su bugie e inconfessabili segreti, il mondo dei social e di internet, dove si insegue fama e popolarità isolandosi dalla vita vera, definito ferocemente “la morte” dallo stesso Andreas, condanna spietata e senza appello, il rapporto(disastroso) genitori figli, le ideologie politiche, un libro che parla di purezza in un mondo che ne è totalmente privo o forse no.

“Solo le parole umane non erano più udibili. Era molto disorientante, e in qualche modo doveva essere opera dell’Assassino. Ma qualcuno era l’Assassino. L’Assassino era sempre stato sordo alle parole? In quel misterioso silenzio selettivo si allontanò da Tom, spostandosi verso l’orlo del dirupo. Sentì uno scalpiccio di piedi sulla ghiaia (…) Tornò a girarsi verso il precipizio e abbassò lo sguardo sulle cime degli alberi tropicali, le grandi schegge di rocce cadute contro cui cozzavano i verdi frangenti del sottobosco. Quando cominciarono ad avvicinarsi lentamente, e poi più in fretta, e ancora più in fretta, tenne gli occhi bene aperti, perché era sincero con se stesso. Nell’istante prima che ogni cosa finisse e diventasse puro nulla, sentì tutte le voci umane del mondo.”

“Ma non appena aprì lo sportello, Pip sentì le voci. Le urla. Il suono dell’odio puro. Trapelava dai muri sottili della casa.
Pip richiuse lo sportello per non fare entrare le parole, ma l’alterco si sentiva anche con lo sportello chiuso. Le persone che le avevano lasciato in eredità un mondo rovinato stavano litigando furiosamente. Jason sospirò e le prese la mano. Lei gliela strinse forte. Doveva essere possibile fare meglio dei suoi genitori, ma non era sicura di riuscirci. Solo quando il cielo riaprì le cateratte, quando la pioggia arrivata dall’immenso, buio oceano occidentale cominciò a battere sul tetto della macchina e il suono dell’amore coprì gli altri suoni, solo allora Pip pensò che forse ce l’avrebbe fatta.”


sabato 9 aprile 2016

Ritratto di signora

Ritratto di signora, Henry James

“Una veloce carrozza, in una notte scura, che sferraglia con quattro cavalli lungo strade che uno non può vedere, questa è la mia idea di felicità.”

 Un classico indimenticabile che non può non essere letto.
Uno stile perfetto , ricco di periodi complessi e articolati, descrizioni curate, introspezione psicologica, dialoghi intensi, insomma Henry James è Henry James. Il mio unico rammarico è di non avere letto prima questa meraviglia. Il romanzo racconta la storia di Isabel Archer, giovane ragazza americana desiderosa di vita, indipendenza ed esperienza. Vuole viaggiare e scoprire il mondo, bella, intelligente e altera.
Giunge in Europa, la suggestiva e raffinata Europa, al seguito di una eccentrica zia e inaspettatamente diventa ricca dopo aver ricevuto una cospicua eredità. Sembra soltanto l’inizio della tanto agognata indipendenza, eppure si troverà rinchiusa suo malgrado in una gabbia dorata, d’amore, inganno e ricchezza.
Pur essendo amata e a lungo corteggiata da un nobile e ricco lord, un giovane e affascinante americano che per lei attraverserà l’oceano e dallo sfortunato e malato cugino Ralph, si innamorerà di un conturbante artista, Gilbert Osmond, uomo meschino e avido di denaro. Tra gli adoranti pretendenti sceglie proprio l’uomo sbagliato. A volte siamo campionesse mondiali in tal senso. Isabel crescendo perde la propria spontaneità, soffoca nell’infelicità e nel disamore, potrebbe salvarsi e ricominciare altrove tornando finalmente a respirare, ma le rigide convenzioni sociali e morali la imprigionano con ferree e invisibili catene e lei decide consapevolmente di tornare nella prigione dorata. E poi? Il lettore può soltanto provare a immaginare il suo grigio e opprimente futuro incerto. Tra i molteplici personaggi il mio preferito resta il cugino Ralph, ironico, brillante, intelligente, con il suo disperato amore senza speranza per la vita e per Isabel.

"Lei è come pioggia d'estate, sempre."

"Non voglio votarmi a una vita di infelicità. Ma ogni tanto mi accade di pensare che non potrò mai essere felice in un qualche modo straordinario, non voltandomi dall'altra parte, non isolando me stessa.
Ma isolando se stessa da cosa?
Dalla vita. Dalle occasioni e dai pericoli degli altri, da quel che la gente sa e sopporta."
 Mi hai detto la cosa che più conta: che il mondo ti interessa e che vuoi buttartici dentro.
I suoi occhi d'argento brillarono per un momento nel buio. "Non ho mai detto questo"
Credo che tu questo abbia inteso. Non ripudiarlo, è così bello!

"Non ti pensavo cadere in basso così facilmente e così presto".
-Cadere in basso hai detto?
"Ti vedevo impennarti fin lassù nell'azzurro, veleggiare in piena luce sopra le teste degli uomini. Improvvisamente uno ti tira addosso un bocciolo di rosa appassito- un proiettile che mai avrebbe dovuto raggiungerti- e tu precipiti a terra. Mi fa male, male come se fossi caduto a terra io.
Avrei detto che l'uomo per te sarebbe stato di natura più attiva, più ampia, più libera. Non riesco a superare l'impressione che questo Osmond sia in qualche modo...bè, piccolo."
-Piccolo? e lo fece suonare immenso.
"Penso che sia meschino, egoista, vedo che si prende così sul serio".
-Ha un grande rispetto per se stesso e io non lo biasimo per questo. Il rispetto di sè rende più sicuro il rispetto per gli altri.
"Si ma tutto è relativo, uno dovrebbe sentirsi in relazione con le cose, con gli altri. Non credo che il signor Osmond faccia questo".
-E' l'incarnazione del gusto (...)
"Squisito davvero ma questo gusto lo hai mai visto contrariato?"
-Spero che non mi tocchi in sorte di non riuscire a essere gradevole al suo gusto.
A queste parole un impeto di violenta passione salì alle labbra di Ralph.
"Ah, lo fai apposta, e questo è indegno di te! Non sei stata creata per misurarti a quel modo: sei stata intesa a qualcosa di meglio che non montare la guardia sui gusti di uno sterile dilettante!"
Isabel balzò in piedi ed egli fece altrettanto , così che per qualche istante si affrontarono guardandosi l'un l'altro come se egli avesse lanciato una sfida o scagliato un insulto.
-Ma tu vai troppo in là, si limitò a esalare.
"Ho detto quel che avevo dentro e l'ho detto perché ti amo, ti amo senza speranza."