(Auto)Biografia, romanzo, memoir familiare, diario, flusso ininterrotto di pensieri, ricordi, viaggi fisici e dell'anima, un libro fiume dove il tempo si dilata dal passato al presente, procedendo a balzi, flash improvvisi.
Sei sezioni (Famiglia, Viaggi, Salute, Lavoro e Denaro, Amore, Di che segno sei) quasi fossero un oroscopo per scandagliare l'abisso dei ricordi.
Claudia, voce narrante, è la nipote di emigranti coraggiosi e impavidi, dalla Basilicata a Brooklyn con furore.
Figlia di due genitori sordi, ribelli, impulsivi, girovaghi, fuori dagli schemi, che concordano su una cosa soltanto: il giorno in cui si sono incontrati per caso a Trastevere si sono salvati la vita a vicenda.
Claudia nasce a Brooklyn in una notte d'estate, balla la tarantella in uno scantinato con il nonno e i suoi pittoreschi parenti italoamericani, a cinque anni contrabbanda mozzarelle, torna in Italia dopo il burrascoso divorzio dei genitori e va a vivere in un minuscolo paesino della Basilicata, dove ci sono pietre al posto dell'asfalto e più capi di bestiame che persone, inseguendo un'improbabile rotta migratoria al contrario e due genitori folli, dalla grande America, terra di mille sogni e speranze al deserto di polvere e solitudine di un paesino lucano dai tramonti rosso sangue, per poi approdare da adulta a Londra inseguendo un sogno d'amore e libertà.
Claudia che da bambina salta la scuola, legge in soffitta o sui tetti, cammina per chilometri nei terreni paludosi, impara l'italiano da Tex e Topolino ma soprattutto dal fratello, la prima persona che ha amato visceralmente, che non riesce a pensare alla sua infanzia e ai deliri assurdi dei suoi genitori sfociati a volte nella violenza senza riderne.
Claudia che sente il bisogno di fuggire, inseguendo nuove rotte migratorie per studio, libertà e amore, America, Europa, India e Inghilterra, paesi così diversi e speculari.
Andata e ritorno. Il futuro dietro ogni partenza.
Claudia la straniera, la "figlia della muta", la viaggiatrice inquieta.
Claudia ci racconta la sua infanzia, l'adolescenza, il divorzio dei genitori, la musica, i libri, i film preferiti, da King alla Pivano, la sua migliore amica, dai R.E.M. a John Cage, da Beverly Hills 90210 (Dylan I love you) a Prima dell'alba, ma anche l'amore vissuto come riconoscimento reciproco, la ricerca di un linguaggio che le appartenga e possa in qualche modo affrancarla dal caos.
Un linguaggio preciso, nitido, privo di inflessioni dialettali, così lontano dalla lingua rotta e imperfetta di sua madre.
Ma Straniera è soprattutto la madre di Claudia, la strega, l'eremita, la matta dai capelli neri e il sorriso sfacciato, selvaggia, ribelle e libera, diventata sorda da piccola, cresciuta in collegio dalle suore e poi per le strade di Roma, fino all'incontro con il padre della scrittrice, temperamenti vulcanici destinati a esplodere e fondersi in una strana alchimia, entrambi decisi nel rifiutare la lingua dei segni, ostinati, caparbi nel vivere la propria disabilità con incoscienza e passione.
Caviale e asciugamani rubati negli alberghi, abiti da sera e graffi sul collo. Bravissimi nel salvarsi e distruggersi a vicenda.
Entrambi vissuti in una bolla di silenzio, rotta da scoppi improvvisi d'ira e passione furente.
La madre pittrice, girovaga, libera soltanto nelle foreste e per le strade quando non si sente aggredita alle spalle, il padre fuori dagli schemi, appassionato di cinema, bellissimo, inquieto, distante anni luce da quei padri affettuosi e protettivi che "toccavano le figlie come mio padre non toccava me", un padre per cui lei sente di non essere abbastanza, un rapporto precario, labile, conflittuale e irrisolto, fatto di assenze e colpi di testa.
Claudia cresce cercando la sua strada, tentando di affrancarsi dai suoi genitori incasinati, studia antropologia all'università di Roma, muove i primi passi nel mondo del lavoro, si trasferisce a Londra, sperimentando un inadeguato senso di appartenenza, scoprendo giovanissima l'amore, amore che è riconoscersi, appartenersi, imprimersi l'uno nel corpo dell'altro, fondersi in un tutt'uno, un legame simbiotico e assoluto, quasi impossibile da scindere.
Mentre la vita procede a strappi e lascia cicatrici.
Un libro che mi è piaciuto moltissimo, per come è scritto, per quello che racconta.
Un puzzle di frammenti sparsi che lentamente si ricompongono.
Una finestra aperta sul passato da cui sbirciare il presente e forse il futuro, una scrittura nitida, curata, a tratti ironica, purissima e straniante che non fa sconti, scandaglia i recessi della memoria, riflette sul linguaggio, una mutilazione, sull'arte, riscatto dalla diversità e dalla solitudine, sull'amore, faticoso e imprescindibile, sui rapporti familiari, burrascosi e difficili, sulla disabilità, sul sentirsi diversa, straniera, estraniata, la ricerca continua di un posto nel mondo che corre sempre più veloce, il diventare adulta quando misurare la distanza da casa diventa impossibile.
La straniera racconta la vita, l'amore, la famiglia, la ricerca di libertà, da un'infanzia degna di Dickens all'età adulta, la voglia di riscatto.
Claudia forte, nuvolosa, cittadina del mondo.
L'amore per i propri folli genitori, per il fratello "il suo primo specchio", per quel ragazzo gracile che doveva durare una vita intera, l'amore per la scrittura, la traduzione, le parole, i libri, la musica, i viaggi, amore che è anche coraggio, avventura, libertà, paura, ombra, desiderio, oltrepassare la soglia.
"Quando tutto cade, indomito l'amore resta" o forse era coraggio.
Questo libro è una cosa astratta.