giovedì 19 novembre 2020

Quasi tutto velocissimo

 Quasi tutto velocissimo, Christopher Kloeble

Fred e Albert, padre e figlio, un rapporto speciale il loro, unico, indissolubile.
Albert diciannove anni vissuti in un orfanotrofio, cerca da tutta la vita sua madre ma si imbatte soltanto in indizi indecifrabili, tessere scomposte di un puzzle che non sembrano portare a nulla, briciole di Hansel come le definisce Klondi, la vicina di casa, che non ti fanno ritrovare la strada se ti sei smarrito nel buio.
Albert riflessivo e intelligente da sempre fa da padre a Fred, è lui che gli ha insegnato a nuotare, ad andare in bicicletta, a non aver paura dei temporali e non viceversa.
Albert e una vita molto complicata.
Fred alto e slanciato, uno spilungone sessantenne dagli occhi verdi, un bambino intrappolato nel corpo di un uomo adulto, Fred che ama studiare nuovi vocaboli sul dizionario, contare le macchine verdi alla fermata dell'autobus, cercare suo padre nei tubi e le crêpe con la marmellata di lamponi.
Fred l'eroe dell'autobus del 77 ama incondizionatamente Albert, un amore pulito e innocente il suo, Fred un uomo fragile e forte al tempo stesso, buffo e ingenuo, un uomo a cui restano cinque dita di vita che sembrano poche ma forse sono abbastanza.
Albert il saggio e Fred il testardo sempre insieme malgrado tutto, i loro strambi dialoghi assurdi, esilaranti, a volte esasperanti ma così essenziali, ci strappano più di un sorriso.
Albert cerca qualcosa che faccia luce sul suo nebuloso passato, una vecchia cassetta silenziosa, un baule polveroso, vecchi adesivi.
Fred e i suoi tesori custoditi gelosamente, i suoi beni più preziosi, un vecchio disegno, un barattolo di latta ammaccato, un dizionario, un bolide verde.
Un romanzo dalla scrittura diretta, avvincente e appassionante, una narrazione che alterna il presente, la storia di Albert e Fred, al passato, la voce di Julius che si perde in epoche lontane, in paesaggi fiabeschi e misteriosi, in atmosfere oscure, in ricordi lontani, dolorosi e indelebili, vecchie storie, il calore del fuoco che brucia, amori proibiti, una passione insana, un lago incantato, una brutta guerra.
I personaggi del passato e del presente vanno a comporre poco a poco quell'enigma indecifrabile, portandosi appresso vite complicate, destini oscuri, vecchi peccati, inconfessabili segreti.
Jasfe e Josfer l'origine di tutto, e poi Anni bionda e paffuta, il suo unico amore e i suoi oscuri segreti, Klondi e il suo doloroso passato, Violet giovane e intraprendente, suor Alfonsa pragmatica e indecifrabile, Julius la voce del passato che irrompe nel presente, Julius e i suoi silenzi, i tanti amori, quella disperata solitudine, il personaggio più complesso e oscuro.
Un romanzo che parla di amore intenso, brutale, disperato, impossibile, amicizia autentica, segreti, una saga familiare appassionante, un sentiero che si perde nel bosco, buio fitto e squarci improvvisi di luce intensa, che dalla seconda guerra mondiale, da un paesino dell'Alta Baviera arriva fino al presente, a un ragazzo che vuole conoscere con tutte le sue forze chi l'ha messo al mondo.
Un libro a cui non puoi fare ameno di pensare anche dopo averlo finito, che ti rimane appiccicato addosso, con immagini a volte brutali e spietate, a volte tenere e commoventi.
Cenere che volteggia nell'aria, fuoco che divora, acqua che purifica, un abito da sposa candido, amore che salva e condanna, errori imperdonabili, maternità negate, una donna che non sa essere madre o forse lo è a suo modo.
Un legame tra un padre e un figlio, improbabile, fortissimo, un legame che è tutto quello che conta davvero.
Un libro che fa sorridere e commuovere, se fosse una canzone sarebbe una di quelle di Frank Sinatra, se fosse un colore sarebbe bianco abbagliante e rosso intenso, se fosse un aggettivo sarebbe estasiante.
Un romanzo davvero estasiante.
***
"Qualche giorno dopo il desiderio si realizzò. Lo aveva seguito nel bosco e adesso stava proprio davanti a lui, a meno di cinque passi di distanza. Poi successe tutto velocissimo: lui disse qualcosa, lei disse qualcosa, lui si avvicinò, la annusò, si inebriò del suo profumo genuino, allora lei parlò, e anche lui parlò, e le sfiorò i capelli, e lei sputò fuori parole, parole e ancora parole, frasi inquietanti che lo spaventarono e in cui lei si perse, frasi che lei ammucchiò attorno a sé quasi a formare un muro, un muro di crudeltà, che lui dovette distruggere prendendola a schiaffi, e poi non riuscì più a toglierle la mano dalla guancia, quella guancia rosa, nemmeno quando lei lo schiaffeggiò a sua volta e gli lasciò la mano sulla barba, addirittura la accarezzò con un dito, l'indice, solo per un attimo, e Arkadiusz se ne accorse, se ne accorse quando si guardarono negli occhi e vide il fondo del mare, lo sentì, sulla guancia e con le dita, quando disse "Anni" e si diede la spinta, sfrecciando su, su, sempre più su, fino a spaccare la superficie, fino a riempirsi i polmoni di aria e il cuore della voce di Anni."





venerdì 9 ottobre 2020

Aspettando Bojangles

     Aspettando Bojangles, Olivier Bourdeaut

"Alcuni non impazziscono mai... la loro vita dev'essere parecchio noiosa."
Questo libro è una canzone allegra e triste allo stesso tempo, è la voce calda di Nina Simone, parole che si perdono nel vento sulle note di un pianoforte malinconico. È Mr Bojangles con le scarpe rovinate, i capelli argentei e la camicia strappata che balla in bar malfamati e beve e ride per dimenticare il suo dolore.
Ironico, brillante, divertente, folle, malinconico, mi ha fatto sorridere e commuovere. Non è facile raccontare questo romanzo, descriverlo, di cosa parla?
Parla d'amore, un amore folle, un amore pazzo, bello, tenero, allegro e disperato. L'unico amore possibile.
Un colpo di fulmine tra la ragazza con le piume tra i capelli, un leggero abito bianco e un cocktail in mano, ridenti occhi verdi, accesi e vivi e un signore distinto pettinato come un cavaliere prussiano, dagli occhi azzurri profondi e un po' sporgenti, la pipa in bocca e una sfrenata fantasia.
Colpo di fulmine, fuga romantica e una vita vissuta a passo di danza sulle note di Mr. Bojangles di Nina Simone, l'unica canzone degna di essere suonata dal giradischi in salotto dalla puntina di diamante.
Un ballo folle, festoso, un volo fino a toccare le stelle lassù in cielo.
Lei che ha tanti nomi per ogni giorno dell'anno ama ballare fino a notte fonda, volteggiando tra le braccia del suo amato, ama le feste rumorose con gli amici, gli abiti stravaganti, la musica ad alto volume e colorati cocktail con ombrellino e olive.
Lui che di nome ne ha uno solo, ex cacciatore di mosche con arpione, apritore di garage si dedica con passione alla scrittura. Ama danzare, inventare strampalate storie della buonanotte e ballare di giorno e di notte con la sua bella moglie, sognando per lei una vita felice e spensierata lontana dalle angosce del mondo.
Una casa grande, festosa, tanti ospiti, un unico vero amico di professione senatore, lo Sconcio, appassionato di Caipiroska e belle donne e una gru con collare di perle e sguardo fiammeggiante che si aggira fiera e indomita nel vasto appartamento lanciando urla stridule.
Feste e deliri notturni alcolici, un favoloso castello spagnolo dove andare ad abbronzarsi, un bambino che ascolta i discorsi degli adulti, gioca a scacchi sul pavimento di casa, fa anelli di fumo con la sigaretta e gareggia con lo Sconcio.
Questo romanzo è raccontato a due voci, quella innocente e scanzonata del bambino, che ha imparato a gestire la sua doppia vita, a mentire a dritto e a rovescio, fingendo scialba normalità a scuola, vivendo avventure straordinarie con i suoi genitori a casa e quella adulta, appassionata e malinconica del padre, attraverso il suo diario, i suoi scritti.
E poi c'è lei, la donna dai mille nomi, che dà del voi a tutti e del tu alle stelle, bella, affascinante, vivace, esuberante, ironica, allegra e triste, ridente e infelice come la sua canzone preferita.
La vita di una famiglia, l'amore assoluto che li lega, una sorta di fiaba moderna dove a un certo punto irrompe la malattia, ma non per questo ci si arrende, si va avanti, a costo di raccontarsi bellissime bugie, a costo di fuggire via lontano da tutto e tutti.
Un tono lieve, ironico pervade la narrazione, anche quando il sorriso cede il posto alle lacrime.
Lieve come un alito di vento, una nota dissonante che si perde nell'aria.
Questo romanzo racconta l'amore che vola oltre la mediocrità, la banalità quotidiana, le brutture del mondo, oltre quello che fa male e danza fino a toccare le stelle, un ballo folle, vorticoso, libero, sulle note di quella struggente e indimenticabile canzone.
Noi lettori rimaniamo a terra con il naso all'insù e gli occhi lucidi.
Mister Bojangles balla per noi per favore, ancora una volta.
***
La domenica pomeriggio per smaltire gli eccessi della settimana, si allenava coi pesi. A torso nudo, la pipa in bocca, si piazzava di fronte al grande specchio con la cornice dorata e sollevava manubri minuscoli ascoltando musica jazz. Aveva dato persino un nome a quell'attività: "ginnic tonic." Perché di tanto in tanto si fermava per qualche sorso di gin tonic...
Il salotto era davvero strano. C'erano due poltroncine basse rosso sangue, perché i miei genitori potessero bere comodamente, un tavolo di vetro con all'interno sabbia di tutti i colori e un immenso divano blu capitonnè sul quale si poteva tranquillamente saltare, mia madre stessa mi aveva suggerito di farlo. Spesso saltava insieme a me, e saltava talmente in alto che toccava la sfera di cristallo del lampadario di mille candele. Aveva ragione mio padre: se avesse voluto, mia madre avrebbe potuto davvero darsi del tu con le stelle. Di fronte al divano, sopra un vecchio baule da viaggio pieno di lettere maiuscole appiccicate sopra, si trovava un piccolo televisore mezzo ammuffito che non funzionava più tanto bene. Su qualunque canale passavano immagini di formicai in bianco, nero e grigio. Per punirlo dei suoi pessimi programmi mio padre gli aveva messo sopra un cappello d'asino. A volte mi diceva: "Se non fai il bravo, accendo la televisione!"
L'idea di guardare la televisione per ore era terrificante. Ma raramente metteva in pratica la sua minaccia, non era cattivo.
"Vi prego di non accettare le mie scuse, perché avevo davvero una gran voglia di farlo! Quest'uomo è mio nonno, l'amante di Josèphine Baker, un cavaliere prussiano e mio futuro marito. È tutto questo insieme, e io ci credo!"
Era bastato il tempo di un ricevimento, di un ballo, perché una donna matta con ali di piume sui capelli mi rendesse pazzo di lei e m'inducesse a condividere la sua follia.
"A ogni modo un po' pazza lo sono sempre stata, e se anche lo divento un po' di più o un po' di meno questo non cambierà l'amore che voi avete nei miei confronti, dico bene?"
"E voi venite a parlarci di orari da rispettare! Ma cosa volete, che diventi un dipendente dello stato? Mio figlio è un uccello notturno erudito che ha già letto tre volte il dizionario, e voi volete trasformarlo in un gabbiano coperto di petrolio che si dibatte in una marea nera di noia e di guai! È per evitare tutto questo che viene a scuola soltanto di pomeriggio!"






mercoledì 23 settembre 2020

L'uomo che metteva in ordine il mondo

 L'uomo che metteva in ordine il mondo, Fredrik Backman

"Basta un solo raggio di sole per scacciare le ombre."

Ove ha 59 anni, una passione smisurata per la Saab, occhi azzurri malinconici, un carattere impossibile.
Taciturno, burbero, scontroso, solitario, vagamente asociale, brontolone, "amaro come una medicina" a sentire i suoi vicini.
Ove crede nell'ordine, nelle regole, nella puntualità, ama i numeri e le cose pratiche, del resto un uomo si riconosce dalle cose che fa, non da quello che dice e al giorno d'oggi il mondo è pieno d'incapaci che non sanno fare nemmeno un caffè come si deve o montare pneumatici invernali. E poi quello che è giusto è giusto, punto.
Da qualche mese è rimasto vedovo e l'azienda ha deciso di mandarlo in pensione, così avrà del tempo tutto per sé, ma Ove non sa che farsene di quel tempo che scorre lento e inesorabile, della casa vuota troppo grande, stracolma di ricordi, si sente perso, smarrito, arrabbiato.
L'unico suo desiderio è raggiungere l'amata Sonja dalla risata spumeggiante come bollicine di champagne, lei era il colore in un mondo in bianco nero, era tutta la sua vita.
Il giorno e la notte, poesia e acciaio, ma si sa gli opposti si attraggono e si completano a vicenda.
Eppure nel quartiere di villette a schiera abitate da vicini rompiscatole e ficcanaso, la sua sembra un'impresa impossibile.
La nuova famiglia appena arrivata gli dà il tormento, lei grandi occhi scuri e molto incinta, lui uno spilungone imbranato con bambine vivaci al seguito.
Per non parlare di quel damerino e della sua oca ehm fidanzata con quel ridicolo cane, del vicino obeso, di quel teppistello brufoloso e del suo acerrimo nemico Rune, che ultimamente non se la passa troppo bene tanto da aver attirato l'attenzione degli uomini con la camicia bianca.
Chi sono le camicie bianche? Burocrati freddi e insensibili come robot, Ove ha lottato contro di loro per una vita intera e continuerà a far loro la guerra, se necessario.
Come se non bastassero i nuovi vicini rompiscatole a dargli il tormento è spuntato dal nulla anche un gatto spelacchiato, messo molto male, con un orecchio solo e un residuo di coda. Ove l'uomo più inflessibile del mondo, preciso, attento, meticoloso, tra un'ispezione rigorosa del quartiere e l'altra scoprirà (suo malgrado) che la vita non è poi così male.

Un romanzo ironico, brioso, tenero, che ti fa sorridere e commuovere, mi ha ricordato Piccoli suicidi tra amici di Paasilinna.
Una scrittura semplice, immediata che affronta con apparente leggerezza tematiche importanti, la solitudine che avvelena, la malattia, la disabilità, l'importanza dell'amicizia perché l'unione fa la forza e insieme nulla è impossibile.
E poi l'amore lungo una vita intera.
Mi sono piaciuti i capitoli nei quali si racconta del passato di Ove, la sua vita non facile, l'amore per quella ragazza dalle scarpe rosse e la risata cristallina, capitoli che gettano luce sul personaggio a volte in ombra.
Ove adorabilmente scontroso, un uomo buono dal cuore grande a cui tuo malgrado ti affezioni, un uomo come non ne fanno più, che combatte per quello in cui crede, preciso, affidabile, diretto, schietto, onesto, forte, coraggioso, buffo, a suo modo tenero, un uomo che non si dimentica.
Insomma Ove è Ove, se volete conoscerlo davvero leggetevi il libro, cazzarola!

***

"Ove ha cinquantanove anni. Guida una Saab. È il tipo d'uomo che indica le persone che non gli piacciono un po' come se fossero dei topi d'appartamento e il suo indice una torcia della polizia."

"Mancavano cinque minuti alle sei, la mattina in cui Ove e il gatto si sono incontrati per la prima volta. Il gatto ha pensato subito molto male di Ove. E la cosa è stata del tutto reciproca."

"Ove intuiva chiaramente che gli amici di sua moglie non si capacitavano del fatto che ogni mattina lei si svegliasse e decidesse volontariamente di trascorrere la giornata insieme a lui. Nemmeno lui se ne capacitava. Ove le aveva costruito una libreria, che lei aveva riempito di romanzi: pagine e pagine di emozioni. Ove s'intendeva di ciò che poteva vedere e toccare. Calcestruzzo e cemento. Vetro e acciaio. Attrezzi. Cose che si potevano calcolare. Capiva gli angoli retti e le istruzioni chiare, i modelli delle costruzioni e i progetti. Le cose che si potevano disegnare sulla carta. Era un uomo in bianco e nero.

E lei era il colore. Tutto il suo colore."

"Così, quando qualche sua amica le chiedeva perché lo amasse, lei rispondeva che la maggior parte degli uomini davanti a un incendio, fugge. Ove, invece, gli era corso incontro."




domenica 2 agosto 2020

Storia di Ásta

Storia di Ásta, Jón Kalman Stefánsson
"Che altro è l'essere umano, se non desiderio?"
"Forse si dovrebbero possedere soltanto quei libri che hanno qualcosa di indifferibile da dirci, che ci riguardano davvero."
Storia di Ásta è uno di quei libri.
La luna che illumina il buio là fuori e riempie tutta la finestra, il fiordo gelato, una montagna che sembra salire su su fino al cielo, una fattoria remota, fuori dal mondo, che profuma di fieno, terreni sassosi e desolati, una vecchia che si sveglia ogni giorno in un'epoca diversa, un contadino taciturno e solitario, la notte e le sue stelle accese, un cielo terso d'estate, pioggia gelida incessante, due occhi malinconici che sorridono.
La vita, l'amore e la notte che avanza con le sue ombre facendosi strada con una lanterna.
Legami familiari complessi, viscerali, dolorosi, che lasciano cicatrici profonde perché l'amore sa essere paradiso e inferno, tormento ed estasi, crudele, egoista, felice e disperato, passione assoluta che può provocare ferite insanabili.
Questo romanzo è popolato da voci e storie che si intrecciano, si rincorrono avanti e indietro nel tempo.
Lo scrittore spesso si smarrisce, perde il filo, torna indietro, commette errori, sbaglia strada, "perché viviamo contemporaneamente in tutte le epoche" confessa candidamente al lettore.
Ecco il seminterrato a Reykjavík dove Helga e Sigvaldi giovani e innamorati fanno l'amore con impeto e passione.
Helga bellissima come Liz Taylor, elettrica, energia pura, inquieta, insoddisfatta della routine quotidiana, di un ruolo di moglie e madre che le sta stretto e giorno dopo giorno sembra soffocarla.
Sigvaldi modesto imbianchino, paziente e innamorato di questa donna così bella da mozzare il fiato, che inspiegabilmente ha scelto proprio lui.
E poi Asta come la sfortunata eroina del romanzo di Laxness "Gente indipendente", persa nella brughiera, Ast che senza la a finale significa Amore.
Amore passione ma anche solitudine, rabbia, incomprensione, infelicità.
Asta ribelle, indomita, ragazzina problematica, che sogna di volare via lontano, le braccia come ali, donna inquieta e appassionata che forse somiglia a sua madre, quella smania ribelle nel sangue, quell'impeto ardente.
E poi Jòsef un ragazzino che ha duemila anni "l'unico che non ha mai perso la poesia", il primo amore e l'ultimo.
Il silenzio e l'assenza sottile, lacerante che ferisce e annienta.
Parole d'inchiostro, lettere che provano a bucare il muro dell'assenza e a richiamare indietro chi è andato via e forse non può tornare.
Parole che distruggono e salvano, poesia come resistenza alle brutture del mondo, letteratura che può aiutarci a vivere o prepararci a morire.
Un linguaggio lirico ed evocativo dove si intrecciano e sovrappongono vari piani temporali.
Un libro che esige la piena attenzione del lettore.
Qui ho ritrovato le suggestive atmosfere tipiche di questo scrittore islandese, malinconia tanta malinconia, siamo strumenti a sei corde e una di queste si chiama malinconia, il tempo che passa in un soffio, l'amore complicato, doloroso e bellissimo, la vita che sembra sconfinata ma è solo un battito di ciglia e poi il buio che incombe.
Un romanzo intenso, struggente, lirico, profondo, evocativo, che illumina le nostre zone buie, pone interrogativi, fa riflettere, una scrittura limpida come quel cielo d'estate che d'improvviso si riempie di nuvole nere minacciose.
Perdersi tra fiordi grigi e gelidi, cieli stellati, mare rabbioso e urlante, perdersi tra tante storie che si intrecciano mentre la vita accade. Semplicemente.
Amo i libri così. Ma così come? Indifferibili. Come questo.
Ti trasportano altrove, completamente.
Respiro immenso, boccata di aria pura.
Immergersi nella notte rischiarata dalla luna, nella luce che soltanto il buio fa risplendere.
Un romanzo che è un respiro, un tremulo battito di ciglia, una vita, tante vite, e il vento impetuoso dell'amore che scuote e sconvolge.
Una bambina, una donna matura, una famiglia complicata, errori, paure, desideri, sogni infranti, amore sempre anche se ferisce e fa male, poesia, bellezza, paesaggi mozzafiato, qualche rimpianto, godersi il viaggio, non rimandare a domani, potrebbe essere tardi, siamo qui e ora e intanto la vita accade, semplicemente.
Fatevi un regalo, leggete Jón Kalman Stefánsson e godetevi quell'atmosfera sospesa, rarefatta, evocativa che soltanto lui riesce a creare.
Questo è uno di quei libri che possono salvarci trasportandoci altrove. Uno di quei libri indifferibili, che ci riguardano davvero.
***
"Qui non c'è altro che una vita di fatica, il mare infinito, e le montagne che amplificano i venti, trasformandoli in bufera.
Ma a volte, in certi giorni, in certe sere, in certe notti, questo posto è così bello che sembra proprio che Dio stia scendendo sulla terra per stringere un patto con gli uomini e gli animali. Altre volte non offre abbastanza per una vita intera.
A volte ti posso baciare, a volte posso tenerti stretta, a volte posso addormentarmi al tuo respiro, a volte posso svegliarmi mentre sussurri il mio nome. A volte è come dire raramente.
A volte non vuol dire spesso, ma solo di tanto in tanto.
A volte significa che passerà molto tempo fino alla prossima volta, e per questo sei condannato all'infelicità.
Poi gli edifici crollano sulla tua vita.
Allora il cielo imbrunisce,
e pensano sia la morte."
"Chi non è mai uscito in una notte d'agosto di luna piena, quando le montagne non hanno più niente di terreno, il mare si è trasformato in uno specchio d'argento e le zolle d'erba in cani addormentati, non ha mai vissuto davvero e bisogna porvi rimedio".
"Vuoi sapere qual è la mia sventura? È che quei maledetti extraterrestri si sono dimenticati di venire a prendermi quando avevo diciannove anni per rendermi immune alla routine. Si sono dimenticati di me. Si sono dimenticati di disconnettermi il desiderio di libertà e di avventura. E adesso è troppo tardi, sono troppo vecchia. Tu sei libero, perché non vedi la prigione che ti circonda. Io sono prigioniera, perché vedo le sbarre. Tu sei stato scollegato in tempo. Ti hanno staccato l'inquietudine, la foga, la sete di novità, di imprevisto. A me invece è rimasto tutto dentro. È questa la mia sventura."
"Ciascun essere umano è uno strumento a sei corde e una delle corde di Ásta si chiama malinconia."
"E dove andarsene
come fuggire
se non c'è modo di uscire dal mondo?"
"Ce n'era solo uno che era diverso. Solo uno che non cambiava mai. Che non ha mai perso la poesia.
Solo uno che sapeva trasformare i sassi in imprecazioni.
Era focoso mentre la penetrava, ma anche straordinariamente sensibile. E nel momento dell'orgasmo piangeva sempre un poco.
Ce n'era uno solo.
Poi è scomparso nel silenzio.
Allora non c'è proprio alcun modo per uscire dal mondo?"
"Per questo la vita è incomprensibile. È dolore. È tragedia. È la forza che ci fa risplendere."
Colonna sonora: I put a spell on you, Nina Simone


sabato 4 luglio 2020

Lolly Willowes o l'amoroso cacciatore

Lolly Willowes o l'amoroso cacciatore, Sylvia Townsend Warner
Laura Willowes è cresciuta in una grande casa tra i campi, appassionata di erbe e piante medicinali, alla morte del padre, rimasta sola, va a vivere con il fratello e la sua famiglia a Londra, diventando per tutti zia Lolly, premurosa, attenta ai suoi compiti e doveri.
Ma qualcosa sembra soffocarla, una strana inquietudine si impossessa di lei al sorgere dell'autunno, quando le foglie degli alberi iniziano a cadere e la malinconia avvolge la città come un mantello.
Strani sogni, inquietudini e oscuri desideri sembrano possederla, Laura vaga nel buio incerta, finché un giorno in un negozio tra fiori spumeggianti e frutta dolce la nebbia si dirada. Acquista una cartina e inizia a studiarla e di lì a poco decide di abbandonare il fratello e i suoi cari per trasferirsi a Great Mop, un piccolo paesino sulle Chiltern Hills immerso nella natura, una zona boschiva e piovosa, tra colline e boschi rigogliosi.
È irremovibile, decisa come non mai, non tornerà indietro, nessuno riuscirà a farle cambiare idea.
Arriva in una fredda giornata di pioggia, ma il cielo si rischiara subito, svelando le stelle.
Laura sceglie di vivere a contatto con la natura, cullata dal vento che sussurra tra le fronde degli alberi, foglie e radure erbose come giaciglio, fiori profumati ed erbe selvatiche, i suoi amici. Ama la quiete dei boschi e la sua solitudine.
Un dialogo intimo con questa natura sconosciuta e selvaggia, persa tra sentieri poco battuti e nuvole rapide che svelano luna e stelle.
E poi una voce che è come un richiamo che risuona tra gli alberi.
Nella piccola cittadina di Great Mop tutto è molto diverso dalla caotica Londra, gli abitanti sono taciturni e solitari, immersi nei proprio pensieri, svegli nella notte insonne abitata da voci, danze e musica.
In questa cornice naturale fiabesca e onirica Laura incontrerà il principe delle tenebre, Satana in persona, che assume le rassicuranti sembianze di un dispettoso gattino, ma è anche l'amoroso cacciatore di anime, il giardiniere scaltro e beffardo dallo sguardo "che non desidera e non giudica", un padrone affabile e astuto.
Un romanzo che descrive meravigliosamente la natura, lirico e intimista che racconta il percorso di una donna che vuole vivere liberamente, affrancandosi dalle catene familiari e da un ruolo che le sta stretto.
Una donna coraggiosa che non ha paura della notte buia e del vento che soffia impetuoso, di quel sottile terrore che invade l'aria, innamorata della sua solitudine da preservare a ogni costo e di quel paesaggio naturale che le appartiene e custodisce gelosamente.
Una donna che sfida il principe delle tenebre, che da quieta e anonima zia si trasforma in esplosione dirompente, una donna che ha scelto la sua strada e vuole percorrerla fino in fondo, tra spine e rovi, strani incantesimi e notti buie, alla ricerca della propria libertà e indipendenza.
***
"Ma le donne lo sanno di essere dinamite, e non vedono l'ora che si verifichi l'esplosione che renderà loro giustizia. Ad alcune può capitare la religione, e così sono a posto, immagino. Alle altre però, e sono tante, cos'altro resta se non la stregoneria? Quella sì sembra loro una soluzione vera.
Anche se gli altri continuano a considerarle quelle di sempre e vanno avanti a usarle per attizzare il fuoco, le donne sanno in cuor loro quanto sono pericolose, inestimabili, straordinarie.
(...) Ecco perché diventiamo streghe: per mostrare il nostro disprezzo per chi finge che la vita sia un luogo sicuro, per soddisfare la nostra passione per l'avventura."
"Oh, Satana! Perché mi spingi a parlare quando conosci già tutti i miei pensieri?"
"Lo faccio perché li conosca tu."



giovedì 25 giugno 2020

Niente caffè per Spinoza

Niente caffè per Spinoza, Alice Cappagli
"Non v'è grand'uomo per il suo maggiordomo."
Maria Vittoria è una giovane donna dalla vita incasinata, un marito che le parla a monosillabi, anaffettivo e combina guai, una suocera petulante, pochi soldi e un disperato bisogno di un lavoro.
Luciano Farnesi professore di filosofia in pensione, non provate a chiamarlo diversamente, è un uomo anziano, malato, provato dalla vita, ha perso la vista e ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui, della casa ma soprattutto gli legga i suoi adorati libri di filosofia.
Capelli bianchi arruffati, media statura, perennemente infagottato in pesanti maglioni di lana per sconfiggere il freddo che gli attanaglia le ossa, segni particolari: odio profondo per le zucchine lesse e briciole in tasca.
Tra i due si instaura un forte legame fatto di complicità, risate, silenzi, massime filosofiche, la filosofia non è qualcosa di astruso e incomprensibile ma qualcosa che può farci comprendere meglio la vita e le piccole cose di tutti i giorni, sciogliendo i dubbi e le paure che troppo spesso ci tormentano.
Sullo sfondo una splendida Livorno descritta dettagliatamente nei suoi luoghi tipici, la terrazza Mascagni, Villa Fabbricotti, il mercato, il mare e quel vento sbarazzino che scompiglia cuore e e pensieri.
E poi la casa del prof, la sua immensa biblioteca, i suoi amati giornali, le sue lettere, una casa piena di luce, vento e aria salmastra, che profuma di mare, vivo e ribollente.
Una casa piena di luce perché è importante fare scorta di luce per i momenti bui, quelli che verranno dopo.
Questa frase mi ha colpito e mi ha fatto amare questo libro, il libro giusto al momento giusto.
 È di vitale importanza fare scorta di luce per contrastare il buio, scorta di ricordi belli e intensi per contrastare quello che stiamo vivendo, questo tempo fisso e immobile.
Scorta di mare, che ora mi sembra remoto e lontano anche se lo sento urlare dietro le finestre chiuse, a due passi da qui.
E poi una miriade di personaggi buffi, teneri, simpatici, gli amici del prof che si perdono nelle loro mille dissertazioni filosofiche, la Vally, piccola e tirannica, la vicina del kgb e il suo carrello della spesa, la vulcanica Elisa, alle prese con la sua vita complicata sempre di corsa e poi Angelo, un uomo buono che viene dal mare.
Una scrittura limpida, cristallina, tersa, che affronta tematiche importanti la vita, la morte, l'amicizia, la malattia, prendersi cura dell'altro con rispetto, pudore e tenerezza, con un soffio lieve e delicato e una punta di ironia.
E poi i pensieri dei grandi filosofi che costellano la narrazione, Epitteto, Pascal,
Sant' Agostino, che arrivano sempre al momento giusto a illuminare i momenti di confusione e incertezza interiore.
Parole essenziali e preziose, perché il professor Farnesi lo sa, le parole sono importanti.
Una bella e tenera amicizia quella tra Maria Vittoria e il suo Prof, lei i suoi occhi per leggere, lui un faro che le illumina la vita, donandole voglia di fare e nuove energie, aiutandola a superare la sua vita di prima, piena di muffa e spifferi gelidi.
Il libeccio, il profumo del mare e della schiacciata, il sole che entra a secchiate dai vetri, l'aroma inconfondibile di un buon caffè, dialoghi avvincenti e ironici, malinconia a tratti come nebbia che sale dal mare ma non vela le stelle, che splendono fulgide nel cielo.
Il libro giusto al momento giusto, un piccolo scrigno di luce per il buio intorno, i profumi, i colori e gli odori, gli accenti tipici di Livorno, ventosa e riarsa dal mare, una città che mi sembra di conoscere un po' senza esserci mai stata, questo libro ti fa venire una voglia pazzesca di andarci.
Il segreto è tutto qui gentilezza, rispetto reciproco, prendersi cura dell'altro.
Ci sono libri speciali che ci aprono mente e cuore e possono fare miracoli a volte, perfino cambiarci la vita.
E poi un'intensa riflessione sulla vita stessa che segue il suo corso naturale, mettendo da parte piccoli sprazzi di luce che ci torneranno utili quando sarà buio, buio abitato da mille stelle accese.
***
Prenda un po' il libretto di Schopenhauer, che le faccio leggere una cosuccia che mi è venuta in mente ora.
Sembrava si fosse rianimato. Posai lo spray e lo straccio.
-L'arte di trattare le donne, ricorda? Quel libretto lì che ormai conosce.
Andai a rovistare nello studio.
- Cerchi la sezione sul matrimonio, la voglio omaggiare di una vera e propria perla.
"Il matrimonio è una trappola che la natura ci tende." Questa, professore?
Rise. Più avanti, più avanti, legga cosa dice sul matrimonio d'amore...
"Sposarsi solo per amore e non doversene pentire molto presto, anzi sposarsi in genere, significa mettere la mano in un sacco con gli occhi bendati e sperare di tirar fuori un'anguilla da un mucchio di serpi."
Stavolta risi io, di gusto: Vede il mondo rosa, questo filosofo, eh?
-Per l'esattezza disse che questo è il peggiore dei mondi possibili.
E lei è d'accordo?
-Sono più d'accordo con quello che diceva che questo è il migliore dei mondi possibili.
E questi due andavano poi a cena insieme, come i politici?
-Impossibile. Un paio di secoli di differenza.
"Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori."



venerdì 19 giugno 2020

Sylvia Penton esce dal letargo

Sylvia Penton esce dal letargo, Jane O' Connor
"Ai ricci di tutto il mondo"
Il riccio è un buffo e tenero animaletto notturno, è raro che si veda di giorno, se accade è perché è ferito o malato.
Sembra fragile e indifeso ma è ricoperto da aculei, che possono arrivare a settecento, la sua strenua, ingenua difesa dal mondo.
Se è spaventato si chiude a palla, a riccio appunto, ma questo modo di fare non lo protegge dalle automobili che sfrecciano veloci sulla strada.
Mangia lumache e lombrichi e d'inverno va in letargo nel suo nido di foglie. Più che un lungo sonno, una sorta di torpore.
Se viene svegliato troppo presto può morire, stessa cosa se non ha mangiato a sufficienza nei mesi precedenti.
Si iberna da solo ma può anche condividere la tana con un compagno/a.
Si sveglia in primavera per nutrirsi e fidanzarsi.
I piccoli ricci nascono ciechi e dopo pochi giorni sanno già appallottolarsi, protetti dagli aculei.
Sono animaletti solitari. Nel sedicesimo secolo si pensava fossero streghe mascherate e dispettose che di notte bevevano il latte delle mucche, facendo infuriare gli allevatori. In realtà sono animaletti innocui e semplici, meritevoli di amore, non tutti hanno le pulci.
Leggendo questo fantastico libro ho imparato tutte queste cose sui ricci, un animaletto a me affine.
No, non ho le pulci, ma aculei pungenti, e se ho paura o qualcuno mi delude-ferisce mi chiudo in me stessa ed è praticamente impossibile stanarmi. Pungo insomma, in inverno vado in letargo, riemergo di solito in primavera.
Un acquisto libresco impulsivo e al buio, nel senso che non conoscevo minimamente questo libro, promettente esordio della scrittrice, ma il riccio disegnato sulla copertina e la parola letargo nel titolo mi hanno folgorato, quindi l'ho portato a casa d'istinto.
No, questo libro non c'entra nulla con l'eleganza metaforica del riccio, qui ci sono ricci veri e propri, buffi, indifesi e simpatici.
Una scrittura vivace, scorrevole, ironica, divertente, che fa sorridere e riflettere, che mi tenuta incollata alle pagine per due giorni, un libro originale che mi è piaciuto molto.
Chi è Sylvia Penton?
Potrebbe essere la zietta più anziana di Eleanor Oliphant, stessa solitudine opprimente, a tratti insopportabile, quel monologo incessante con i propri pensieri ingannevoli a volte, stesse fantasie amorose irrealizzabili e impossibili.
Sylvia ha 52 anni, una famiglia che odia e ama, una sorella esuberante, una nipote che un po' trascura, un cognato antipatico e scortese e un lavoro all'università come assistente personale di Prof.
Prof è un uomo colto, intelligente, affascinate, il suo amore segreto ma non troppo, il suo sogno irrinunciabile.
Sylvia lo ammira, lo aiuta quotidianamente nel suo lavoro, è innamorata di lui e vuole proteggerlo a tutti i costi.
Nel tempo libero e per rendersi più simpatica di quella che è, fa la volontaria presso un rifugio per ricci abbandonati gestito dal signor Jonas, un uomo buono, taciturno e saggio, che cerca di tenere così in vita il ricordo della moglie scomparsa.
Ma quando sulla scena compare la sinuosa e biondissima Lola, giovane dottoranda promettente, Sylvia dovrà lottare strenuamente per difendere i suoi sogni e il suo amore.
Tra ricci indifesi, un oscuro segreto sepolto nel passato, accademici affascinanti, strambe amiche e un motociclista distratto, Sylvia dovrà svegliarsi dal letargo in cui si è rifugiata per anni e aprire gli occhi, affrontando finalmente la vita vera, reale, la sua vita, fatta di feroce solitudine e cocenti delusioni, rimpianti ed errori forse imperdonabili, ma anche di piccole, essenziali, vitali, inaspettate gioie, come un riccio timido e un po' stralunato che appena uscito da letargo si gode il tepore del sole primaverile e il meraviglioso risveglio della natura.
***
"Il vecchio Jonas, che gestisce il rifugio, è un uomo triste, che mantiene vivo il ricordo della moglie portando avanti questo posto, che lei amava. Un cardigan in forma di umano, è la migliore descrizione che possa fare di lui, tutto lanuginoso, con le tasche piene di fazzoletti e di caramelle toffee. Tiene i pantaloni pinzati con dei fermapantaloni da bicicletta, per ragioni che sfuggono alla mia comprensione, e nelle giornate più fredde si cala un berretto di lana marrone sulle orecchie. Ha una testa di riccioli grigi, e la barba dello stesso colore, occhiali dalla montatura vecchia e grossa, tenuti insieme con il nastro adesivo trasparente, e la corporatura rotonda di un uomo a cui piacciono un po' troppo i dolci.
Odore di terra, di animali e di tè, ed è la persona più innocua che ci si possa augurare di incontrare."
"Bisogna prendere la felicità dove si può, in questa vita.
Finisce troppo in fretta, e la morte dura a lungo."
"Bel branco di strambi siamo, eh, Sylvia?" ha detto, afferrando il giocattolo e provando a strapparlo dalle fauci del cane.
"Tu, io... e anche gli animali: Igor, i ricci e persino Jack e Jill. Tutti perduti e annichiliti ciascuno a suo modo, sbattuti insieme in questo angolino di Londra, dove ci aggrappiamo alla vita con le unghie e con i denti."
"E ci prendiamo cura l'uno dell'altro" ho aggiunto io, e ci siamo scambiati un sorriso d'intesa di fronte a quella situazione tanto ridicola e triste, perché sappiamo tutti e due che Hartland Road è un rifugio tanto per noi, quanto per i ricci.
"Forse non sono stati capiti, in passato, ma la verità è che sono creature preziose e innocue (tranne per le lumache).
Il solo fatto che non sia semplice accarezzarli e che conducano un'esistenza quasi segreta non significa che non valga la pena di amarli. Si comportano da ricci, semplicemente. E non hanno le pulci; non tutti."



lunedì 8 giugno 2020

Dal diario di una signora di New York

Dal diario di una signora di New York, Dorothy Parker
Undici brevi racconti che mettono a nudo l'ipocrisia, la superficialità, la solitudine profonda, l'infelicità, l'amicizia, l'amore, la fama effimera e ingannevole, la disperazione di donne sole e fragili, il naufragio di esistenze piccolo borghesi della middle class americana nel periodo compreso tra le due guerre.
Racconti attraversati dalla voce unica e inconfondibile di Dorothy Parker, dalla sua ironia graffiante e caustica, cinica e brillante.
Donne sole e infelici che si consumano nell'attesa spasmodica di un telefono che forse non squillerà mai.
Donne malinconiche e lontane.
Donne che non riescono a dimenticare quell'amore spezzato e vagano in taxy lungo strade caotiche, smarrite e confuse, accecate da una fama labile e illusoria, donne infelici, abbandonate, che lottano per sopravvivere o riempiono il vuoto di giornate senza fine annegando l'amarezza nell'alcol e nelle feste mondane, che danzano un lungo lento valzer infernale.
Amori finiti, solitudini, incomunicabilità, frustrazioni, uomini perennemente in fuga, lontani e inaffidabili, donne inquiete e sull'orlo di una crisi di nervi, esistenze alla deriva attaccate al filo del telefono e su tutto lo sguardo lucido, impietoso, ironico, divertito e amaro di Dorothy Parker.



venerdì 5 giugno 2020

Per ricominciare guarda tra le pagine di un libro

Per ricominciare guarda tra le pagine di un libro
Ali Berg
Michelle Kalus
Bea Babbage ha trent'anni e una passione smisurata per i libri, dopo uno spiacevole incidente verificatosi al matrimonio della sua migliore amica Cassandra, decide di ricominciare altrove, nuova città, nuovi amici, nuova vita.
Ma il lavoro si rivela piuttosto deludente e trovare nuovi amici non è poi così facile in una città immensa, l'unica consolazione restano i suoi amati libri e il buonissimo caffè (che crea una seria dipendenza) di Dino, il suo barista preferito, poeta in erba taciturno e silenzioso dagli abiti extra large e i mille tatuaggi.
Quando tutto sembra andare per il verso sbagliato un libro scoperto casualmente, ricco di profonde annotazioni scritte da una mano misteriosa e un uomo affascinante dagli occhi nocciola e dal sorriso irresistibile bussano alla porta di Bea, sconvolgendo la sua vita.
Quel libro e la ricerca delle scrittore misterioso sembrano rapirla completamente, coinvolgendola in una ricerca serrata.
Tra nuove sfide lavorative, una sorella super star di instagram, vere amiche, un furetto dispettoso, un amore appassionante e strambe disavventure, Bea riuscirà finalmente a ritrovare la fiducia in se stessa e forse anche l'amore, perché non è mai troppo tardi per ricominciare e spesso i libri possono salvarci la vita, una bussola nel caos, un faro nel buio.
Un romanzo frizzante, ironico dal ritmo rapido e scorrevole, una lettura piacevole, ricca di numerosi riferimenti libreschi, ho segnato un paio di titoli che non conoscevo e mi hanno incuriosita parecchio.
Il secondo romanzo delle due autrici australiane si è rivelato una piacevole sorpresa, una lettura lieve giunta al momento giusto, in un periodo in cui non avevo voglia di letture cupe e opprimenti.
I libri possono davvero venirci in aiuto, in modi impensabili e imprevedibili, pura magia di inchiostro e parole.
"Le sembrava di conoscerlo già.
Le frasi spontanee che punteggiavano le pagine di quel libro le erano arrivate al cuore. Il modo leggero in cui erano scritte e la spensieratezza di curve, anse e inchiostro le erano penetrati sotto la pelle."



mercoledì 27 maggio 2020

Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey

Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey (Mary Ann Shaffer e Annie Barrows)
"Forse i libri hanno un istinto segreto per cercare la strada di casa, che li porta dal loro lettore ideale. Come sarebbe bello se fosse vero!"
Questo romanzo è delizioso, ironico, brillante, commovente.
Una scrittura lieve che nonostante la drammaticità degli eventi narrati riesce a trasmettere serenità perché i protagonisti del libro, gli abitanti dell'isola di Guernsey, sono forti e coraggiosi, gli amici che tutti vorremmo avere.
Ci incantano e commuovono con le loro storie buffe, intense, dolorose, un'esistenza semplice a contatto con la natura, sconvolta dall'occupazione tedesca durante la Seconda guerra mondiale.
Un'isola circondata dal mare scintillante e velata dalla nebbia, un'isola di fiori selvatici e scogliere a picco su mare.
Un'isola costretta a fare i conti con l'orrore della guerra, l'invasione, la fame, le mille privazioni.
Bambini evacuati in tutta fretta a Londra, che torneranno a casa molti anni dopo, punizioni terribili per chi osava ribellarsi, le bombe, i lavori forzati, i campi di concentramento.
Eppure gli abitanti dell'isola non soccombono all'orrore della guerra, resistono grazie alla loro salda amicizia e all'amore per i libri, un rifugio prezioso e sicuro durante gli anni terribili dell'occupazione.
Un amore nato in modo del tutto casuale tra persone umili, poco inclini alla lettura.
E tutto grazie alla brillante idea di Elizabeth, una giovane donna intrepida e determinata, che inventa su due piedi di fronte ai soldati tedeschi il Club del libro, per sfuggire alla punizione per aver violato il coprifuoco, dopo una lauta cena a base di maiale arrosto e patate, ma questa è un'altra storia, una delle tante che costellano il libro, storie bizzarre ma anche drammatiche e dolorose.
Ecco dunque il singolare Club del libro e della torta di bucce di patata che riunisce gli abitanti dell'isola, spronandoli alla lettura e al confronto. A poco a poco scopriranno la passione per scrittori a loro sconosciuti, Charles Lamb, Dickens, Shakespeare, Catullo, Seneca, Jane Austen, le sorelle Brontë e tanti altri, capiranno che i libri possono davvero salvarti la vita nei momenti più bui, trasportandoti altrove, permettendoti di scoprire nuovi mondi, condividendo la tua passione con altri lettori, veleggiando verso storie e orizzonti infiniti.
Parlando di libri rinsalderanno anche la loro amicizia, uomini e donne che prima di allora non avevano letto nulla tranne Il catalogo delle sementi o La gazzetta del porcaro.
Un romanzo epistolare composto dalle lettere che i vari personaggi si scambiano tra loro a guerra finita nel 1946.
La protagonista Juliet scrittrice londinese, decisa e intraprendente, innamorata dei libri e delle parole, pronta a lanciare una teiera o a buttarsi nel fuoco, che ha tenuto alto il morale dei lettori durante la guerra con le sue storie ironiche pubblicate sullo "Spectator" e che ora a guerra finita è a caccia di idee per il suo nuovo libro.
Sidney il suo editore e miglior amico, Markham instancabile e affascinante corteggiatore e infine gli abitanti dell'isola, i protagonisti assoluti del romanzo.
Isola Pribby e i suoi scialli colorati, le strane pozioni e una pappagallina claustrofobica, la saggia Amelia, il solitario Eban e il nipote Eli che ama intagliare il legno, il fattore Dawsey timido e silenzioso con i suoi immensi occhi scuri, la piccola Kit, Christian dal cuore buono ed Elizabeth, coraggiosa e indomita, il vero fulcro del romanzo, attorno a cui ruotano le vicende degli altri personaggi.
Sullo sfondo una Londra grigia e apatica, che lentamente torna alla vita tra cumuli di macerie e rovine e poi l'isola di Guernsey, un luogo incantato immerso nella natura, che alla fine vorresti raggiungere davvero per ascoltare ancora una volta le sue mille storie di amicizia, amore per i libri e non solo, solidarietà, piccoli grandi gesti di quotidiano eroismo che fanno la differenza e poi storie cupe di guerra, crudeltà, bassezze, il tutto narrato con un tono lieve, soave, quasi un sussurro, una leggera folata di vento che soffia dal mare scompigliando cuore e capelli.
Una scrittura limpida, vivida, a tratti ironica, intensa, un libro scritto a quattro mani da Mary Ann Shaffer, che ha avuto l'idea originale visitando le Isole del Canale in una fredda giornata nebbiosa e completato poi dalla nipote Annie Barrows, quando purtroppo la prima è partita per un altro viaggio.
A fine lettura vorresti sbarcare davvero su quest'isola speciale avvolta dalla nebbia, fare quattro chiacchiere con i suoi buffi abitanti, ascoltare all'infinito le loro incredibili storie e diventare membro onorario del Club del libro e delle bucce di patata di Guernsey.
Un faro nel buio, un'incredibile storia d'amore e amicizia, un angolo caldo in cui rifugiarsi, un libro che qualsiasi lettore appassionato dovrebbe leggere.
"Ecco ciò che amo della lettura: di un libro ti può interessare un piccolo particolare, e quel piccolo particolare ti condurrà a un altro libro, e da lì arriverai a un terzo.
È una progressione geometrica, di cui non si vede la fine e che ha come unico scopo il puro piacere."
***
"Spero almeno che questi personaggi e le loro storie portino un po' di luce sulle sofferenze e la forza della gente delle Isole del Canale durante l'Occupazione tedesca.
Spero anche che queste pagine illustrino la mia convinzione che l'amore per l'arte, sia essa poesia, narrativa, pittura, scultura o musica, mette le persone in condizione di trascendere qualunque barriera l'uomo riesca a escogitare."
(Mary Ann Shaffer)
"Magicamente siamo trasformati in un club letterario ogni volta che diamo un libro a qualcuno, ogni volta che facciamo una domanda su un libro, ogni volta che diciamo "Se ti è piaciuto quello, scommetto che ti piace questo."
Ogniqualvolta siamo disponibili a essere deliziati e a condividere tale letizia, come fece Mary Ann, siamo parte della storia ininterrotta de Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey."
(Annie Barrows)