Quasi tutto velocissimo, Christopher Kloeble
giovedì 19 novembre 2020
Quasi tutto velocissimo
venerdì 9 ottobre 2020
Aspettando Bojangles
Aspettando Bojangles, Olivier Bourdeaut
mercoledì 23 settembre 2020
L'uomo che metteva in ordine il mondo
L'uomo che metteva in ordine il mondo, Fredrik Backman
"Basta un solo raggio di sole per scacciare le ombre."
Ove ha 59 anni, una passione smisurata per la Saab, occhi azzurri malinconici, un carattere impossibile.
Taciturno, burbero, scontroso, solitario, vagamente asociale, brontolone, "amaro come una medicina" a sentire i suoi vicini.
Ove crede nell'ordine, nelle regole, nella puntualità, ama i numeri e le cose pratiche, del resto un uomo si riconosce dalle cose che fa, non da quello che dice e al giorno d'oggi il mondo è pieno d'incapaci che non sanno fare nemmeno un caffè come si deve o montare pneumatici invernali. E poi quello che è giusto è giusto, punto.
Da qualche mese è rimasto vedovo e l'azienda ha deciso di mandarlo in pensione, così avrà del tempo tutto per sé, ma Ove non sa che farsene di quel tempo che scorre lento e inesorabile, della casa vuota troppo grande, stracolma di ricordi, si sente perso, smarrito, arrabbiato.
L'unico suo desiderio è raggiungere l'amata Sonja dalla risata spumeggiante come bollicine di champagne, lei era il colore in un mondo in bianco nero, era tutta la sua vita.
Il giorno e la notte, poesia e acciaio, ma si sa gli opposti si attraggono e si completano a vicenda.
Eppure nel quartiere di villette a schiera abitate da vicini rompiscatole e ficcanaso, la sua sembra un'impresa impossibile.
La nuova famiglia appena arrivata gli dà il tormento, lei grandi occhi scuri e molto incinta, lui uno spilungone imbranato con bambine vivaci al seguito.
Per non parlare di quel damerino e della sua oca ehm fidanzata con quel ridicolo cane, del vicino obeso, di quel teppistello brufoloso e del suo acerrimo nemico Rune, che ultimamente non se la passa troppo bene tanto da aver attirato l'attenzione degli uomini con la camicia bianca.
Chi sono le camicie bianche? Burocrati freddi e insensibili come robot, Ove ha lottato contro di loro per una vita intera e continuerà a far loro la guerra, se necessario.
Come se non bastassero i nuovi vicini rompiscatole a dargli il tormento è spuntato dal nulla anche un gatto spelacchiato, messo molto male, con un orecchio solo e un residuo di coda. Ove l'uomo più inflessibile del mondo, preciso, attento, meticoloso, tra un'ispezione rigorosa del quartiere e l'altra scoprirà (suo malgrado) che la vita non è poi così male.
Un romanzo ironico, brioso, tenero, che ti fa sorridere e commuovere, mi ha ricordato Piccoli suicidi tra amici di Paasilinna.
Una scrittura semplice, immediata che affronta con apparente leggerezza tematiche importanti, la solitudine che avvelena, la malattia, la disabilità, l'importanza dell'amicizia perché l'unione fa la forza e insieme nulla è impossibile.
E poi l'amore lungo una vita intera.
Mi sono piaciuti i capitoli nei quali si racconta del passato di Ove, la sua vita non facile, l'amore per quella ragazza dalle scarpe rosse e la risata cristallina, capitoli che gettano luce sul personaggio a volte in ombra.
Ove adorabilmente scontroso, un uomo buono dal cuore grande a cui tuo malgrado ti affezioni, un uomo come non ne fanno più, che combatte per quello in cui crede, preciso, affidabile, diretto, schietto, onesto, forte, coraggioso, buffo, a suo modo tenero, un uomo che non si dimentica.
Insomma Ove è Ove, se volete conoscerlo davvero leggetevi il libro, cazzarola!
***
"Ove ha cinquantanove anni. Guida una Saab. È il tipo d'uomo che indica le persone che non gli piacciono un po' come se fossero dei topi d'appartamento e il suo indice una torcia della polizia."
"Mancavano cinque minuti alle sei, la mattina in cui Ove e il gatto si sono incontrati per la prima volta. Il gatto ha pensato subito molto male di Ove. E la cosa è stata del tutto reciproca."
"Ove intuiva chiaramente che gli amici di sua moglie non si capacitavano del fatto che ogni mattina lei si svegliasse e decidesse volontariamente di trascorrere la giornata insieme a lui. Nemmeno lui se ne capacitava. Ove le aveva costruito una libreria, che lei aveva riempito di romanzi: pagine e pagine di emozioni. Ove s'intendeva di ciò che poteva vedere e toccare. Calcestruzzo e cemento. Vetro e acciaio. Attrezzi. Cose che si potevano calcolare. Capiva gli angoli retti e le istruzioni chiare, i modelli delle costruzioni e i progetti. Le cose che si potevano disegnare sulla carta. Era un uomo in bianco e nero.
E lei era il colore. Tutto il suo colore."
"Così, quando qualche sua amica le chiedeva perché lo amasse, lei rispondeva che la maggior parte degli uomini davanti a un incendio, fugge. Ove, invece, gli era corso incontro."
domenica 2 agosto 2020
Storia di Ásta
Storia di Ásta è uno di quei libri.
La vita, l'amore e la notte che avanza con le sue ombre facendosi strada con una lanterna.
Legami familiari complessi, viscerali, dolorosi, che lasciano cicatrici profonde perché l'amore sa essere paradiso e inferno, tormento ed estasi, crudele, egoista, felice e disperato, passione assoluta che può provocare ferite insanabili.
Questo romanzo è popolato da voci e storie che si intrecciano, si rincorrono avanti e indietro nel tempo.
Lo scrittore spesso si smarrisce, perde il filo, torna indietro, commette errori, sbaglia strada, "perché viviamo contemporaneamente in tutte le epoche" confessa candidamente al lettore.
Ecco il seminterrato a Reykjavík dove Helga e Sigvaldi giovani e innamorati fanno l'amore con impeto e passione.
Helga bellissima come Liz Taylor, elettrica, energia pura, inquieta, insoddisfatta della routine quotidiana, di un ruolo di moglie e madre che le sta stretto e giorno dopo giorno sembra soffocarla.
Sigvaldi modesto imbianchino, paziente e innamorato di questa donna così bella da mozzare il fiato, che inspiegabilmente ha scelto proprio lui.
E poi Asta come la sfortunata eroina del romanzo di Laxness "Gente indipendente", persa nella brughiera, Ast che senza la a finale significa Amore.
Amore passione ma anche solitudine, rabbia, incomprensione, infelicità.
Asta ribelle, indomita, ragazzina problematica, che sogna di volare via lontano, le braccia come ali, donna inquieta e appassionata che forse somiglia a sua madre, quella smania ribelle nel sangue, quell'impeto ardente.
E poi Jòsef un ragazzino che ha duemila anni "l'unico che non ha mai perso la poesia", il primo amore e l'ultimo.
Il silenzio e l'assenza sottile, lacerante che ferisce e annienta.
Parole d'inchiostro, lettere che provano a bucare il muro dell'assenza e a richiamare indietro chi è andato via e forse non può tornare.
Parole che distruggono e salvano, poesia come resistenza alle brutture del mondo, letteratura che può aiutarci a vivere o prepararci a morire.
Un linguaggio lirico ed evocativo dove si intrecciano e sovrappongono vari piani temporali.
Un libro che esige la piena attenzione del lettore.
Qui ho ritrovato le suggestive atmosfere tipiche di questo scrittore islandese, malinconia tanta malinconia, siamo strumenti a sei corde e una di queste si chiama malinconia, il tempo che passa in un soffio, l'amore complicato, doloroso e bellissimo, la vita che sembra sconfinata ma è solo un battito di ciglia e poi il buio che incombe.
Un romanzo intenso, struggente, lirico, profondo, evocativo, che illumina le nostre zone buie, pone interrogativi, fa riflettere, una scrittura limpida come quel cielo d'estate che d'improvviso si riempie di nuvole nere minacciose.
Perdersi tra fiordi grigi e gelidi, cieli stellati, mare rabbioso e urlante, perdersi tra tante storie che si intrecciano mentre la vita accade. Semplicemente.
Amo i libri così. Ma così come? Indifferibili. Come questo.
Ti trasportano altrove, completamente.
Respiro immenso, boccata di aria pura.
Immergersi nella notte rischiarata dalla luna, nella luce che soltanto il buio fa risplendere.
Un romanzo che è un respiro, un tremulo battito di ciglia, una vita, tante vite, e il vento impetuoso dell'amore che scuote e sconvolge.
Una bambina, una donna matura, una famiglia complicata, errori, paure, desideri, sogni infranti, amore sempre anche se ferisce e fa male, poesia, bellezza, paesaggi mozzafiato, qualche rimpianto, godersi il viaggio, non rimandare a domani, potrebbe essere tardi, siamo qui e ora e intanto la vita accade, semplicemente.
Fatevi un regalo, leggete Jón Kalman Stefánsson e godetevi quell'atmosfera sospesa, rarefatta, evocativa che soltanto lui riesce a creare.
Questo è uno di quei libri che possono salvarci trasportandoci altrove. Uno di quei libri indifferibili, che ci riguardano davvero.
Ma a volte, in certi giorni, in certe sere, in certe notti, questo posto è così bello che sembra proprio che Dio stia scendendo sulla terra per stringere un patto con gli uomini e gli animali. Altre volte non offre abbastanza per una vita intera.
A volte ti posso baciare, a volte posso tenerti stretta, a volte posso addormentarmi al tuo respiro, a volte posso svegliarmi mentre sussurri il mio nome. A volte è come dire raramente.
A volte non vuol dire spesso, ma solo di tanto in tanto.
A volte significa che passerà molto tempo fino alla prossima volta, e per questo sei condannato all'infelicità.
Poi gli edifici crollano sulla tua vita.
Allora il cielo imbrunisce,
e pensano sia la morte."
come fuggire
se non c'è modo di uscire dal mondo?"
Solo uno che sapeva trasformare i sassi in imprecazioni.
Era focoso mentre la penetrava, ma anche straordinariamente sensibile. E nel momento dell'orgasmo piangeva sempre un poco.
Ce n'era uno solo.
Poi è scomparso nel silenzio.
sabato 4 luglio 2020
Lolly Willowes o l'amoroso cacciatore
Ma qualcosa sembra soffocarla, una strana inquietudine si impossessa di lei al sorgere dell'autunno, quando le foglie degli alberi iniziano a cadere e la malinconia avvolge la città come un mantello.
Strani sogni, inquietudini e oscuri desideri sembrano possederla, Laura vaga nel buio incerta, finché un giorno in un negozio tra fiori spumeggianti e frutta dolce la nebbia si dirada. Acquista una cartina e inizia a studiarla e di lì a poco decide di abbandonare il fratello e i suoi cari per trasferirsi a Great Mop, un piccolo paesino sulle Chiltern Hills immerso nella natura, una zona boschiva e piovosa, tra colline e boschi rigogliosi.
È irremovibile, decisa come non mai, non tornerà indietro, nessuno riuscirà a farle cambiare idea.
Arriva in una fredda giornata di pioggia, ma il cielo si rischiara subito, svelando le stelle.
Laura sceglie di vivere a contatto con la natura, cullata dal vento che sussurra tra le fronde degli alberi, foglie e radure erbose come giaciglio, fiori profumati ed erbe selvatiche, i suoi amici. Ama la quiete dei boschi e la sua solitudine.
Un dialogo intimo con questa natura sconosciuta e selvaggia, persa tra sentieri poco battuti e nuvole rapide che svelano luna e stelle.
E poi una voce che è come un richiamo che risuona tra gli alberi.
Nella piccola cittadina di Great Mop tutto è molto diverso dalla caotica Londra, gli abitanti sono taciturni e solitari, immersi nei proprio pensieri, svegli nella notte insonne abitata da voci, danze e musica.
In questa cornice naturale fiabesca e onirica Laura incontrerà il principe delle tenebre, Satana in persona, che assume le rassicuranti sembianze di un dispettoso gattino, ma è anche l'amoroso cacciatore di anime, il giardiniere scaltro e beffardo dallo sguardo "che non desidera e non giudica", un padrone affabile e astuto.
Un romanzo che descrive meravigliosamente la natura, lirico e intimista che racconta il percorso di una donna che vuole vivere liberamente, affrancandosi dalle catene familiari e da un ruolo che le sta stretto.
Una donna coraggiosa che non ha paura della notte buia e del vento che soffia impetuoso, di quel sottile terrore che invade l'aria, innamorata della sua solitudine da preservare a ogni costo e di quel paesaggio naturale che le appartiene e custodisce gelosamente.
Una donna che sfida il principe delle tenebre, che da quieta e anonima zia si trasforma in esplosione dirompente, una donna che ha scelto la sua strada e vuole percorrerla fino in fondo, tra spine e rovi, strani incantesimi e notti buie, alla ricerca della propria libertà e indipendenza.
Anche se gli altri continuano a considerarle quelle di sempre e vanno avanti a usarle per attizzare il fuoco, le donne sanno in cuor loro quanto sono pericolose, inestimabili, straordinarie.
(...) Ecco perché diventiamo streghe: per mostrare il nostro disprezzo per chi finge che la vita sia un luogo sicuro, per soddisfare la nostra passione per l'avventura."
giovedì 25 giugno 2020
Niente caffè per Spinoza
Luciano Farnesi professore di filosofia in pensione, non provate a chiamarlo diversamente, è un uomo anziano, malato, provato dalla vita, ha perso la vista e ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui, della casa ma soprattutto gli legga i suoi adorati libri di filosofia.
Capelli bianchi arruffati, media statura, perennemente infagottato in pesanti maglioni di lana per sconfiggere il freddo che gli attanaglia le ossa, segni particolari: odio profondo per le zucchine lesse e briciole in tasca.
Tra i due si instaura un forte legame fatto di complicità, risate, silenzi, massime filosofiche, la filosofia non è qualcosa di astruso e incomprensibile ma qualcosa che può farci comprendere meglio la vita e le piccole cose di tutti i giorni, sciogliendo i dubbi e le paure che troppo spesso ci tormentano.
Sullo sfondo una splendida Livorno descritta dettagliatamente nei suoi luoghi tipici, la terrazza Mascagni, Villa Fabbricotti, il mercato, il mare e quel vento sbarazzino che scompiglia cuore e e pensieri.
E poi la casa del prof, la sua immensa biblioteca, i suoi amati giornali, le sue lettere, una casa piena di luce, vento e aria salmastra, che profuma di mare, vivo e ribollente.
Una casa piena di luce perché è importante fare scorta di luce per i momenti bui, quelli che verranno dopo.
Questa frase mi ha colpito e mi ha fatto amare questo libro, il libro giusto al momento giusto.
È di vitale importanza fare scorta di luce per contrastare il buio, scorta di ricordi belli e intensi per contrastare quello che stiamo vivendo, questo tempo fisso e immobile.
Scorta di mare, che ora mi sembra remoto e lontano anche se lo sento urlare dietro le finestre chiuse, a due passi da qui.
E poi una miriade di personaggi buffi, teneri, simpatici, gli amici del prof che si perdono nelle loro mille dissertazioni filosofiche, la Vally, piccola e tirannica, la vicina del kgb e il suo carrello della spesa, la vulcanica Elisa, alle prese con la sua vita complicata sempre di corsa e poi Angelo, un uomo buono che viene dal mare.
Una scrittura limpida, cristallina, tersa, che affronta tematiche importanti la vita, la morte, l'amicizia, la malattia, prendersi cura dell'altro con rispetto, pudore e tenerezza, con un soffio lieve e delicato e una punta di ironia.
E poi i pensieri dei grandi filosofi che costellano la narrazione, Epitteto, Pascal,
Sant' Agostino, che arrivano sempre al momento giusto a illuminare i momenti di confusione e incertezza interiore.
Parole essenziali e preziose, perché il professor Farnesi lo sa, le parole sono importanti.
Una bella e tenera amicizia quella tra Maria Vittoria e il suo Prof, lei i suoi occhi per leggere, lui un faro che le illumina la vita, donandole voglia di fare e nuove energie, aiutandola a superare la sua vita di prima, piena di muffa e spifferi gelidi.
Il libeccio, il profumo del mare e della schiacciata, il sole che entra a secchiate dai vetri, l'aroma inconfondibile di un buon caffè, dialoghi avvincenti e ironici, malinconia a tratti come nebbia che sale dal mare ma non vela le stelle, che splendono fulgide nel cielo.
Il libro giusto al momento giusto, un piccolo scrigno di luce per il buio intorno, i profumi, i colori e gli odori, gli accenti tipici di Livorno, ventosa e riarsa dal mare, una città che mi sembra di conoscere un po' senza esserci mai stata, questo libro ti fa venire una voglia pazzesca di andarci.
Il segreto è tutto qui gentilezza, rispetto reciproco, prendersi cura dell'altro.
Ci sono libri speciali che ci aprono mente e cuore e possono fare miracoli a volte, perfino cambiarci la vita.
E poi un'intensa riflessione sulla vita stessa che segue il suo corso naturale, mettendo da parte piccoli sprazzi di luce che ci torneranno utili quando sarà buio, buio abitato da mille stelle accese.
Prenda un po' il libretto di Schopenhauer, che le faccio leggere una cosuccia che mi è venuta in mente ora.
Sembrava si fosse rianimato. Posai lo spray e lo straccio.
-L'arte di trattare le donne, ricorda? Quel libretto lì che ormai conosce.
Andai a rovistare nello studio.
- Cerchi la sezione sul matrimonio, la voglio omaggiare di una vera e propria perla.
"Il matrimonio è una trappola che la natura ci tende." Questa, professore?
Rise. Più avanti, più avanti, legga cosa dice sul matrimonio d'amore...
"Sposarsi solo per amore e non doversene pentire molto presto, anzi sposarsi in genere, significa mettere la mano in un sacco con gli occhi bendati e sperare di tirar fuori un'anguilla da un mucchio di serpi."
Stavolta risi io, di gusto: Vede il mondo rosa, questo filosofo, eh?
-Per l'esattezza disse che questo è il peggiore dei mondi possibili.
E lei è d'accordo?
-Sono più d'accordo con quello che diceva che questo è il migliore dei mondi possibili.
E questi due andavano poi a cena insieme, come i politici?
-Impossibile. Un paio di secoli di differenza.
venerdì 19 giugno 2020
Sylvia Penton esce dal letargo
Sembra fragile e indifeso ma è ricoperto da aculei, che possono arrivare a settecento, la sua strenua, ingenua difesa dal mondo.
Se è spaventato si chiude a palla, a riccio appunto, ma questo modo di fare non lo protegge dalle automobili che sfrecciano veloci sulla strada.
Mangia lumache e lombrichi e d'inverno va in letargo nel suo nido di foglie. Più che un lungo sonno, una sorta di torpore.
Se viene svegliato troppo presto può morire, stessa cosa se non ha mangiato a sufficienza nei mesi precedenti.
Si iberna da solo ma può anche condividere la tana con un compagno/a.
Si sveglia in primavera per nutrirsi e fidanzarsi.
I piccoli ricci nascono ciechi e dopo pochi giorni sanno già appallottolarsi, protetti dagli aculei.
Sono animaletti solitari. Nel sedicesimo secolo si pensava fossero streghe mascherate e dispettose che di notte bevevano il latte delle mucche, facendo infuriare gli allevatori. In realtà sono animaletti innocui e semplici, meritevoli di amore, non tutti hanno le pulci.
Leggendo questo fantastico libro ho imparato tutte queste cose sui ricci, un animaletto a me affine.
No, non ho le pulci, ma aculei pungenti, e se ho paura o qualcuno mi delude-ferisce mi chiudo in me stessa ed è praticamente impossibile stanarmi. Pungo insomma, in inverno vado in letargo, riemergo di solito in primavera.
Un acquisto libresco impulsivo e al buio, nel senso che non conoscevo minimamente questo libro, promettente esordio della scrittrice, ma il riccio disegnato sulla copertina e la parola letargo nel titolo mi hanno folgorato, quindi l'ho portato a casa d'istinto.
No, questo libro non c'entra nulla con l'eleganza metaforica del riccio, qui ci sono ricci veri e propri, buffi, indifesi e simpatici.
Una scrittura vivace, scorrevole, ironica, divertente, che fa sorridere e riflettere, che mi tenuta incollata alle pagine per due giorni, un libro originale che mi è piaciuto molto.
Chi è Sylvia Penton?
Potrebbe essere la zietta più anziana di Eleanor Oliphant, stessa solitudine opprimente, a tratti insopportabile, quel monologo incessante con i propri pensieri ingannevoli a volte, stesse fantasie amorose irrealizzabili e impossibili.
Sylvia ha 52 anni, una famiglia che odia e ama, una sorella esuberante, una nipote che un po' trascura, un cognato antipatico e scortese e un lavoro all'università come assistente personale di Prof.
Prof è un uomo colto, intelligente, affascinate, il suo amore segreto ma non troppo, il suo sogno irrinunciabile.
Sylvia lo ammira, lo aiuta quotidianamente nel suo lavoro, è innamorata di lui e vuole proteggerlo a tutti i costi.
Nel tempo libero e per rendersi più simpatica di quella che è, fa la volontaria presso un rifugio per ricci abbandonati gestito dal signor Jonas, un uomo buono, taciturno e saggio, che cerca di tenere così in vita il ricordo della moglie scomparsa.
Ma quando sulla scena compare la sinuosa e biondissima Lola, giovane dottoranda promettente, Sylvia dovrà lottare strenuamente per difendere i suoi sogni e il suo amore.
Tra ricci indifesi, un oscuro segreto sepolto nel passato, accademici affascinanti, strambe amiche e un motociclista distratto, Sylvia dovrà svegliarsi dal letargo in cui si è rifugiata per anni e aprire gli occhi, affrontando finalmente la vita vera, reale, la sua vita, fatta di feroce solitudine e cocenti delusioni, rimpianti ed errori forse imperdonabili, ma anche di piccole, essenziali, vitali, inaspettate gioie, come un riccio timido e un po' stralunato che appena uscito da letargo si gode il tepore del sole primaverile e il meraviglioso risveglio della natura.
"Il vecchio Jonas, che gestisce il rifugio, è un uomo triste, che mantiene vivo il ricordo della moglie portando avanti questo posto, che lei amava. Un cardigan in forma di umano, è la migliore descrizione che possa fare di lui, tutto lanuginoso, con le tasche piene di fazzoletti e di caramelle toffee. Tiene i pantaloni pinzati con dei fermapantaloni da bicicletta, per ragioni che sfuggono alla mia comprensione, e nelle giornate più fredde si cala un berretto di lana marrone sulle orecchie. Ha una testa di riccioli grigi, e la barba dello stesso colore, occhiali dalla montatura vecchia e grossa, tenuti insieme con il nastro adesivo trasparente, e la corporatura rotonda di un uomo a cui piacciono un po' troppo i dolci.
Odore di terra, di animali e di tè, ed è la persona più innocua che ci si possa augurare di incontrare."
Finisce troppo in fretta, e la morte dura a lungo."
"Tu, io... e anche gli animali: Igor, i ricci e persino Jack e Jill. Tutti perduti e annichiliti ciascuno a suo modo, sbattuti insieme in questo angolino di Londra, dove ci aggrappiamo alla vita con le unghie e con i denti."
"E ci prendiamo cura l'uno dell'altro" ho aggiunto io, e ci siamo scambiati un sorriso d'intesa di fronte a quella situazione tanto ridicola e triste, perché sappiamo tutti e due che Hartland Road è un rifugio tanto per noi, quanto per i ricci.
lunedì 8 giugno 2020
Dal diario di una signora di New York
Racconti attraversati dalla voce unica e inconfondibile di Dorothy Parker, dalla sua ironia graffiante e caustica, cinica e brillante.
Donne sole e infelici che si consumano nell'attesa spasmodica di un telefono che forse non squillerà mai.
Donne malinconiche e lontane.
Donne che non riescono a dimenticare quell'amore spezzato e vagano in taxy lungo strade caotiche, smarrite e confuse, accecate da una fama labile e illusoria, donne infelici, abbandonate, che lottano per sopravvivere o riempiono il vuoto di giornate senza fine annegando l'amarezza nell'alcol e nelle feste mondane, che danzano un lungo lento valzer infernale.
Amori finiti, solitudini, incomunicabilità, frustrazioni, uomini perennemente in fuga, lontani e inaffidabili, donne inquiete e sull'orlo di una crisi di nervi, esistenze alla deriva attaccate al filo del telefono e su tutto lo sguardo lucido, impietoso, ironico, divertito e amaro di Dorothy Parker.
venerdì 5 giugno 2020
Per ricominciare guarda tra le pagine di un libro
Ali Berg
Michelle Kalus
Ma il lavoro si rivela piuttosto deludente e trovare nuovi amici non è poi così facile in una città immensa, l'unica consolazione restano i suoi amati libri e il buonissimo caffè (che crea una seria dipendenza) di Dino, il suo barista preferito, poeta in erba taciturno e silenzioso dagli abiti extra large e i mille tatuaggi.
Quando tutto sembra andare per il verso sbagliato un libro scoperto casualmente, ricco di profonde annotazioni scritte da una mano misteriosa e un uomo affascinante dagli occhi nocciola e dal sorriso irresistibile bussano alla porta di Bea, sconvolgendo la sua vita.
Quel libro e la ricerca delle scrittore misterioso sembrano rapirla completamente, coinvolgendola in una ricerca serrata.
Tra nuove sfide lavorative, una sorella super star di instagram, vere amiche, un furetto dispettoso, un amore appassionante e strambe disavventure, Bea riuscirà finalmente a ritrovare la fiducia in se stessa e forse anche l'amore, perché non è mai troppo tardi per ricominciare e spesso i libri possono salvarci la vita, una bussola nel caos, un faro nel buio.
Un romanzo frizzante, ironico dal ritmo rapido e scorrevole, una lettura piacevole, ricca di numerosi riferimenti libreschi, ho segnato un paio di titoli che non conoscevo e mi hanno incuriosita parecchio.
Il secondo romanzo delle due autrici australiane si è rivelato una piacevole sorpresa, una lettura lieve giunta al momento giusto, in un periodo in cui non avevo voglia di letture cupe e opprimenti.
I libri possono davvero venirci in aiuto, in modi impensabili e imprevedibili, pura magia di inchiostro e parole.
Le frasi spontanee che punteggiavano le pagine di quel libro le erano arrivate al cuore. Il modo leggero in cui erano scritte e la spensieratezza di curve, anse e inchiostro le erano penetrati sotto la pelle."
mercoledì 27 maggio 2020
Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey
Una scrittura lieve che nonostante la drammaticità degli eventi narrati riesce a trasmettere serenità perché i protagonisti del libro, gli abitanti dell'isola di Guernsey, sono forti e coraggiosi, gli amici che tutti vorremmo avere.
Ci incantano e commuovono con le loro storie buffe, intense, dolorose, un'esistenza semplice a contatto con la natura, sconvolta dall'occupazione tedesca durante la Seconda guerra mondiale.
Un'isola circondata dal mare scintillante e velata dalla nebbia, un'isola di fiori selvatici e scogliere a picco su mare.
Un'isola costretta a fare i conti con l'orrore della guerra, l'invasione, la fame, le mille privazioni.
Bambini evacuati in tutta fretta a Londra, che torneranno a casa molti anni dopo, punizioni terribili per chi osava ribellarsi, le bombe, i lavori forzati, i campi di concentramento.
Eppure gli abitanti dell'isola non soccombono all'orrore della guerra, resistono grazie alla loro salda amicizia e all'amore per i libri, un rifugio prezioso e sicuro durante gli anni terribili dell'occupazione.
Un amore nato in modo del tutto casuale tra persone umili, poco inclini alla lettura.
E tutto grazie alla brillante idea di Elizabeth, una giovane donna intrepida e determinata, che inventa su due piedi di fronte ai soldati tedeschi il Club del libro, per sfuggire alla punizione per aver violato il coprifuoco, dopo una lauta cena a base di maiale arrosto e patate, ma questa è un'altra storia, una delle tante che costellano il libro, storie bizzarre ma anche drammatiche e dolorose.
Ecco dunque il singolare Club del libro e della torta di bucce di patata che riunisce gli abitanti dell'isola, spronandoli alla lettura e al confronto. A poco a poco scopriranno la passione per scrittori a loro sconosciuti, Charles Lamb, Dickens, Shakespeare, Catullo, Seneca, Jane Austen, le sorelle Brontë e tanti altri, capiranno che i libri possono davvero salvarti la vita nei momenti più bui, trasportandoti altrove, permettendoti di scoprire nuovi mondi, condividendo la tua passione con altri lettori, veleggiando verso storie e orizzonti infiniti.
Parlando di libri rinsalderanno anche la loro amicizia, uomini e donne che prima di allora non avevano letto nulla tranne Il catalogo delle sementi o La gazzetta del porcaro.
Un romanzo epistolare composto dalle lettere che i vari personaggi si scambiano tra loro a guerra finita nel 1946.
La protagonista Juliet scrittrice londinese, decisa e intraprendente, innamorata dei libri e delle parole, pronta a lanciare una teiera o a buttarsi nel fuoco, che ha tenuto alto il morale dei lettori durante la guerra con le sue storie ironiche pubblicate sullo "Spectator" e che ora a guerra finita è a caccia di idee per il suo nuovo libro.
Sidney il suo editore e miglior amico, Markham instancabile e affascinante corteggiatore e infine gli abitanti dell'isola, i protagonisti assoluti del romanzo.
Isola Pribby e i suoi scialli colorati, le strane pozioni e una pappagallina claustrofobica, la saggia Amelia, il solitario Eban e il nipote Eli che ama intagliare il legno, il fattore Dawsey timido e silenzioso con i suoi immensi occhi scuri, la piccola Kit, Christian dal cuore buono ed Elizabeth, coraggiosa e indomita, il vero fulcro del romanzo, attorno a cui ruotano le vicende degli altri personaggi.
Sullo sfondo una Londra grigia e apatica, che lentamente torna alla vita tra cumuli di macerie e rovine e poi l'isola di Guernsey, un luogo incantato immerso nella natura, che alla fine vorresti raggiungere davvero per ascoltare ancora una volta le sue mille storie di amicizia, amore per i libri e non solo, solidarietà, piccoli grandi gesti di quotidiano eroismo che fanno la differenza e poi storie cupe di guerra, crudeltà, bassezze, il tutto narrato con un tono lieve, soave, quasi un sussurro, una leggera folata di vento che soffia dal mare scompigliando cuore e capelli.
Una scrittura limpida, vivida, a tratti ironica, intensa, un libro scritto a quattro mani da Mary Ann Shaffer, che ha avuto l'idea originale visitando le Isole del Canale in una fredda giornata nebbiosa e completato poi dalla nipote Annie Barrows, quando purtroppo la prima è partita per un altro viaggio.
A fine lettura vorresti sbarcare davvero su quest'isola speciale avvolta dalla nebbia, fare quattro chiacchiere con i suoi buffi abitanti, ascoltare all'infinito le loro incredibili storie e diventare membro onorario del Club del libro e delle bucce di patata di Guernsey.
Un faro nel buio, un'incredibile storia d'amore e amicizia, un angolo caldo in cui rifugiarsi, un libro che qualsiasi lettore appassionato dovrebbe leggere.
È una progressione geometrica, di cui non si vede la fine e che ha come unico scopo il puro piacere."
Spero anche che queste pagine illustrino la mia convinzione che l'amore per l'arte, sia essa poesia, narrativa, pittura, scultura o musica, mette le persone in condizione di trascendere qualunque barriera l'uomo riesca a escogitare."
Ogniqualvolta siamo disponibili a essere deliziati e a condividere tale letizia, come fece Mary Ann, siamo parte della storia ininterrotta de Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey."