martedì 23 giugno 2015

Il compagno

Il compagno, Cesare Pavese (1947)

" Il suo fianco era il mio. La sua voce era come abbracciarla."

Il protagonista di questo romanzo breve o racconto lungo si chiama Pablo, ama suonare la chitarra, le uscite con gli amici, le ragazze, Pavese ci racconta la sua educazione sentimentale e politica, i suoi amori, la sua inquietudine esistenziale, la progressiva presa di coscienza di sè e del mondo che lo circonda.
La storia si snoda tra Torino  e Roma nel periodo compreso tra la guerra di Spagna e la seconda guerra mondiale. Uno stile limpido, conciso, essenziale, ricco di dialoghi serrati.
Pavese scrive "il presente libro è la storia di un'educazione e di una scoperta. Come i giovani delle classi colte borghesi maturassero alla vita e alla storia negli ultimi anni del fascismo, ci è stato raccontato da molti.
Resta a tutt'oggi da indagare come ci siano arrivati gli altri, i proletari e gli incolti. L'autore non si illude di esserci riuscito ma ci ha provato". E ancora" le sue avventure non dimostrano nulla, sono le avventure di Pablo. L'autore crede che un racconto  non possa mai dare altro che le avventure di Pablo. Il mondo è pieno di Pabli, tutti diversi e tutti intenti a scoprire le cose. Che ciascun narratore ci dia conto di qualcuno di loro, quelli bravi ce ne allineino magari parecchi, in tanti bei racconti diversi. Penseranno poi i posteri a scegliere e a decorare i più duraturi, e magari a trovare in uno solo il campione del secolo..."
 Pablo è un ragazzo semplice, non è colto, non è un intellettuale, suona la chitarra, ama e "va di fretta", ma alla fine del suo viaggio imparerà a "tenere duro e sapere il perché", avrà trovato la sua strada e forse anche il suo amore.

"8 ottobre 1948. Riletto ad apertura di pagina, pezzo del Compagno. Effetto di toccare un filo di corrente.
C'è una tensione superiore al normale, folle, dovuta alla cadenza sdrucciola delle frasi. Uno slancio continuamente bloccato, un ansare..."

"15 dicembre 1949. Il fatto è che sei diventato quella strana bestia: un uomo fatto, un autorevole nome, un big. Dov'è più il ragazzo che si chiede come si faccia a parlare, il giovanotto che si rode e impallidisce pensando a Omero e a Shakespeare, il ventenne che vuole uccidersi perchè scioperato, il tradito che stringe i pugni? E' evidente che non ti riescano che i giovani nel raccontare, è la sola esperienza a fondo e disinteressata che hai fatto, il big lo tratterai da vecchio..."

(C. Pavese)





lunedì 8 giugno 2015

Zigulì

Massimiliano Verga, Zigulì (2012)

"Metà di quello che ho scritto è uscito in una notte. Il resto sul tram, mentre andavo al lavoro ,così ho raccolto gli odori, i sapori e le immagini della vita con mio figlio Moreno. Odori per lo più sgradevoli, sapori che mi hanno fatto vomitare, immagini che i miei occhi non avrebbero voluto vedere. Ho perfino pensato che fosse lui ad avere il pallino della fortuna in mano, perché lui non può vedere e ha il cervello grande come una Zigulì. Ma anche ai sapori ci si abitua. E agli odori si impara a non farci più caso. Non posso dire che Moreno sia il mio piatto preferito o che il suo profumo sia il migliore di tutti. Perché, come dico sempre, da zero a dieci, continuo a essere incazzato undici. Però mi piacerebbe riuscire a scattare quella fotografia che non mi abbandona mai, quella che ci ritrae quando ci rotoliamo su un prato, mentre ce ne fottiamo del mondo che se ne fotte di noi."

"Con Moreno è come camminare in un prato pieno di margherite: non sai dove mettere i piedi, per paura di schiacciarle".

"Ecco due certezze: la prima è che mi farai dannare per tutta la vita; la seconda è che tiferò Inter per sempre, per tenermi allenato".

Paura, rabbia, impotenza emergono prepotentemente dalle pagine di questo libro duro, coraggioso, ironico, lucido e spietato nella sua cruda sincerità.
La confessione schietta e libera di un padre, che sceglie di raccontare a cuore aperto la propria storia speciale, fatta di quotidianità, forza e determinazione, senza inutile retorica o facili pietismi.
La verità di un padre, semplice ed essenziale, intensa e disarmante, come un pugno che arriva improvviso, diretto e bello forte, fino al cuore.


martedì 2 giugno 2015

Apnea

Questo non è un libro come tutti gli altri, è il mio libro del cuore senza se e senza ma, un libro bellissimo, intenso, ironico e commovente, un faro di luce che mi ha indicato la strada in un momento buio.
Un libro forte, a tratti duro, che non omette nulla, descrive ogni cosa, anche quello che forse non vorresti leggere perché fa male, ma merita di essere letto fino in fondo, perché riemergi dall'apnea e apri gli occhi.

Lorenzo ha ventisei anni, è un ragazzo esuberante, un musicista rock, ribelle, trasgressivo, capelli lunghi, tatuaggi colorati, una sfrenata voglia di vita e libertà, ma un giorno tutto questo cambia per sempre, una caduta sulla neve e poi il buio, in apnea senza fiato e noi con lui.
Uno libro intenso ed emozionante, una storia vera, autobiografica, un'ode alla vita, dolorosa, feroce, forse ingiusta, spietata e bellissima, uno stile lucido, serrato, limpido, essenziale, dall'apnea giù verso profondità abissali, quando tutto cambia irrimediabilmente in un battito di ciglia, alla rinascita, quando poco a  poco ricominci a respirare.
La storia di una persona coraggiosa, che sceglie di raccontarsi e mettersi a nudo, un uomo che sceglie di vivere, amare, viaggiare, lottare, di esserci, con graffi, lividi, ferite, cicatrici, malgrado tutto, un uomo che vorresti abbracciare e ringraziare, mentre speri con tutte le tue forze che la vita smetta di schiaffeggiarlo e gli riservi soltanto carezze lievi.

"Libertà di pensiero è libertà di movimento"

"Così vicino e allo stesso tempo così distante. Come se mi guardassi da fuori. La fantasia è ciò che mi separa dalla follia. Ho paura"

"Tutte le luci sono accese in un arcobaleno di colori quasi accecante, mi godo ogni minuto degli ultimi tre pezzi in scaletta. All'ultimo accordo, guidato da un irrefrenabile impulso, mi svesto della mia appendice sonora, faccio qualche passo e mi butto a volo d'angelo sulle prime file.
Atterro su decine di mani che attutiscono la caduta e mi lascio trasportare come una nuvola dal vento. Ed è lì che voglio restare, per sempre."

"La mia nuova condizione fisica si è portata dietro anche uno stato d'animo che ha nascosto la mia personalità, che è la cosa più importante che abbiamo. La caratteristica che ci rende unici, diversi, e che dovremmo coltivare sempre con grande attenzione. Ho avuto bisogno di una scintilla per ricordarmi della sua esistenza, per illuminare nuovamente la strada che ho fatto e quello che ho imparato, per smettere di avere paura. Non temo le persone che mi danno dello sfigato, nè la folla in giro per Roma, nè gli sguardi pietosi. Non temo il dolore, nè le siringhe e non ho più paura di parlare, di confidarmi, di farmi sentire. Non mi vergogno di essere diverso.
Ho voglia di vivere, di vedere, di toccare, di sentire, la stessa voglia che ho sempre avuto, ma che aveva bisogno di riemergere.
Voglio solo ricostruire il mio mondo e la mia vita nel miglior modo possibile, a cominciare dalla persona più importante. E' venuto il momento di tornare a casa."