venerdì 21 ottobre 2016

L'amante della Cina del nord

L'amante della Cina del nord, M. Duras

"E' un libro.
E' un film.
E' la notte.
La voce che parla qui è quella, scritta, del libro.
Voce cieca, senza volto.
Giovanissima.
Silenziosa."

Lei, la bambina con il cappello da uomo, truccata, esile, le scarpe di raso nero logore, una valigia di cartone "piccola, magra, ardita, difficile capirla, difficile dire chi è, povera, figlia di poveri, una voglia smisurata di leggere, insolente e libera", ferma sul traghetto che risale lento il fiume Mekong.
Lui, il Cinese senza nome, elegante nella macchina nera, che guarda e tace.
Da una parte una famiglia ridotta in miseria, un fratellino amatissimo, una madre fragile che ha perso tutto, un fratello che fa paura. Dall'altra le tradizioni cinesi immobili e inviolabili a cui è impossibile disobbedire. Tra lacrime, sorrisi, cielo di pioggia, notte buia e calda, pelle di seta, desiderio, odori e corpi che si mescolano al dolore e all'oblio dell'oppio, il racconto di un amore bello da soffrire, bello da vivere, da far male, un amore che è quasi un grido.
La scrittrice narra di nuova la storia del cinese e della bambina, la sua storia, ma stavolta prevalgono i dialoghi, gli stati d'animo, la narrazione diventa più dettagliata e ricca di riferimenti familiari autobiografici. Questo libro mi è piaciuto molto di più rispetto al precedente "l'amante" , troppo vago, sospeso, indefinito.
La scrittrice sente il bisogno di riscrivere di nuovo la storia di quell'amore lontano e mai dimenticato, sempre vivo nella memoria, soprattutto ora che lui è morto, per sottrarlo alle grinfie impietose del tempo. Quell'amore dolce, tenero, malinconico, lacerante, che ha il sapore acre dell'addio, che è musica sul mare, quell'amore impossibile tra una bambina bianca e un uomo cinese, un amore che vivrà per sempre nel ricordo e tra le pagine di un libro, un amore che se fosse musica sarebbe un valzer che si perde tra le onde, lento, nostalgico e disperato.

"A volte quando erano molto piccoli, la madre li portava a vedere la notte della stagione asciutta. Diceva loro di guardare bene il cielo, azzurro come in pieno giorno, la terra illuminata a perdita d'occhio.
Di ascoltare bene anche i rumori della notte, le voci della gente, le risate, i canti, i lamenti dei cani anche, ossessionati dalla morte; e bisognava ascoltare anche tutti quei richiami che dicevano l'inferno della solitudine e insieme la bellezza dei canti che dicevano questa solitudine. Che quello che di solito si teneva nascosto ai bambini, bisognava invece dirlo, dire il lavoro, le guerre, le separazioni, l'ingiustizia, la solitudine, la morte. Sì, questo lato della vita, infernale e irrimediabile insieme, si doveva insegnarlo ai bambini, come a guardare il cielo, la bellezza delle notti del mondo.
I bambini avevano chiesto spesso alla madre di spiegar loro cosa intendeva con questo e la madre aveva quasi sempre risposto ai figli che non sapeva, che nessuno lo sapeva. E che anche questo bisognava saperlo. Sapere questo prima di tutto: che non si sapeva niente. Che persino le madri che dicevano ai figli di sapere tutto, non sapevano."

Si stringe a lui che con un gesto leggero le fa posto sul petto.
Lui dice: "in tutta la vita sarai tu che avrò amato".
Lei si solleva.
Grida.
Come se non avesse sentito, lui la guarda, la guarda e dice:
"Tu sei il mio amore"
Lei gli dice che il suo odore, non lo dimenticherà mai. Lui dice che per lui sarà il suo corpo di bambina, violare ogni notte quel corpo magro. Ancora sacro, dice. Che mai più conoscerà quella felicità: disperata, smisurata, da uccidersi.

E' sopraggiunto il lungo silenzio della notte che finisce.
E di nuovo una pioggia a dirotto si abbatte sulla città, sommerge le strade, i cuori.
Lui dice :
"Il monsone".
Lei chiede se fa bene alle risaie una pioggia tanto forte.
Lui dice che è la cosa migliore.
Lei alza gli occhi su quell'uomo, tra le lacrime lo guarda ancora e dice:
"E il mio amore sarai stato tu"
"Si. L'unico. Di tutta la tua vita."

Si ha paura. Sempre in quel momento si ha paura. Di tutto.
Di non rivedere mai più quella terra ingrata e quel cielo di pioggia, di dimenticarlo.
E poi ecco il motivo in voga, il valzer disperato della strada. Sempre musiche adatte alla partenza, nostalgiche e lente per cullare il dolore della separazione.

Il frastuono immobile delle macchine cresce, si fa assordante.
Lei continua a non guardarlo, niente.
Quando apre gli occhi per vederlo ancora, non c'è più.
Lei chiude gli occhi.
Nel buio degli occhi chiusi, ritrova l'odore della seta, del tussor di seta, della pelle, del tè, dell'oppio.
L'idea dell'odore. Quella della camera. Quella dei suoi occhi prigionieri sotto i baci di lei, la bambina.


 

domenica 16 ottobre 2016

Il velo dipinto

Il velo dipinto, Maugham

"Alcuni cercano la Via nell'oppio e altri in Dio, altri nell'alcol e altri nell'amore. Ma è sempre la stessa Via che non conduce in nessun luogo."

Questo libro non racconta una storia d'amore, ma un percorso, un viaggio all'interno di se stessi e del mondo, che parte da una passione e approda a una redenzione attraverso il dolore, in un remoto paese della Cina devastato dal colera.
Kitty la giovane protagonista bella e vacua, prigioniera di un matrimonio senza amore con un uomo intelligente, taciturno ed enigmatico, cede alla passione e al desiderio per l'affascinante e seducente Charlie. Sembra un'appassionante storia d'amore, ma in realtà di amore qui ce n'è poco, non c'è amore tra Kitty e il severo e integerrimo marito e neppure tra Kitty e l'amante pavido.
Walter ferito nell'orgoglio elabora una sottile e oscura vendetta, mentre Kittty in cuor suo non riesce ad amarlo e lo disprezza, confidando nell'amante che però la abbandona al suo destino. Durante il romanzo la protagonista sembra maturare, evolvere, inizia ad aprire gli occhi e a guardare davvero le cose e le persone per quello che sono. Scoprirà il valore del marito anche se non riuscirà mai ad amarlo davvero, chiuso com'è nel suo cieco risentimento. Kitty si chiede perché si perde così tanto tempo a torturarsi e tormentarsi quando la vita umana è così breve ed effimera. Cercherà il perdono dell'impassibile marito offeso, che fino all'ultimo eviterà di guardarla, fissando ostinatamente un muro bianco, caparbiamente chiuso in se stesso, vittima del suo amore infelice e dell' orgoglio ferito. Ambientazione esotica, belle le descrizioni, scrittura scorrevole che cattura l'attenzione e intriga, eppure c'è sempre qualcosa che sfugge, qualcosa che Kitty non comprende e a cui anela, quello che si cela dietro il velo fragilissimo che chiamiamo vita. Durante la lettura delle peripezie dei due coniugi nella città cinese infestata dal colera, mi sono tornate in mente le atmosfere vaghe e inquietanti (per quanto i due libri siano molto diversi) lette nel tè nel deserto, sia lì che qui una coppia persa e alla deriva naviga verso un destino oscuro e ignoto fino a perdersi.

"Un po' di fumo perduto nell'aria, così era la vita dell'uomo"

"Ho idea che la sola cosa che ci permette di guardare senza disgusto il mondo in cui viviamo sia la bellezza che gli uomini di tanto in tanto creano dal caos. I quadri che dipingono, la musica che compongono, i libri che scrivono, la vita che vivono. Fra tutte, la cosa più ricca di bellezza è una vita bella.
E' questa l'opera d'arte più perfetta.