lunedì 24 luglio 2017

Mandami tanta vita


Mandami tanta vita, Paolo Di Paolo

"Una tua lettera è la vita, sai?
Quindi mandami tanta vita"

Questo romanzo si è rivelato una piacevole sorpresa, un libro che conquista con la sua scrittura equilibrata, scorrevole, delicata e profonda.
I due giovani protagonisti si inseguono tra le pagine, sfiorandosi soltanto nella parte finale.
Da una parte Piero Gobetti luminosa figura storica, una mente brillante che si spegne precocemente nel forzato esilio parigino, lontano dagli affetti più cari, in un periodo storico in cui la libertà di pensiero viene calpestata dalla violenza del regime fascista, ma non annientata.
Dall'altro Moraldo studente universitario in crisi esistenziale, alla ricerca di ali per staccarsi da terra e spiccare il volo, di un amore che possa salvarlo dal grigiore monotono della propria esistenza, un amore che ha gli occhi inquieti di Carlotta, occhi che fanno paura e ideali in cui credere, che possano dare senso e valore all'esistenza, incarnati da Piero.
Un libro che si colloca a metà strada tra storia e finzione romanzesca.
La loro spietata giovinezza, i sogni, gli ideali, il coraggio, i momenti di debolezza, i fallimenti quotidiani piccoli e grandi, il tempo che corre via implacabile sono i veri protagonisti di questo libro.
Limpido, cristallino, profondo e struggente, semplice e intenso, una delle più belle letture di questa estate.

"E' stato bello quando lei gli ha detto, qualche ora prima Tu hai troppe parole, hai parole per tutto.
Gli è sembrato un complimento. Forse non lo era.
Più passano i minuti, le ore, più gli sembra sciocco anche solo averlo pensato, potere stare con una ragazza così. Così come? Incostante, mai davvero prossima. Pare appartenere solo a sé stessa, come gli alberi. Dev'essere una che fa strani sogni, e poi se li porta appresso tutto il giorno. Vos mots réchauffent ma vie, gli viene di pensarlo in francese, le tue parole mi scaldano la vita, e ne dice così poche, ma il fatto è proprio questo da quando ti sto dietro è come se mi fossi riscaldato dentro. Se lei non se ne accorge non ha importanza, non ha mai saputo che ho sentito freddo per mesi, per anni, o forse sì, perché restano i segni, comunque al momento, al momento Moraldo baratterebbe tutto pur di continuare ad averla intorno, a vederla muoversi, parlare, restare in silenzio, con queste sopracciglia, con queste ciglia, con questo naso, con queste labbra, questo collo, e giù fino alle caviglie, alle unghie dei piedi.
Lo sai che i tuoi occhi a volte mi fanno un po' paura?, le dice."

(...) e sentire di non aver fatto abbastanza per evitare ciò che comunque non è possibile evitare, avere per un minuto, all'improvviso, la sensazione che non sia accaduto niente, che si può aspettare anche chi non può tornare, che si possa fare soltanto questo : aspettare, nelle stanze rimaste vuote, intoccabili, congelate, fino a che piomba in un'ora del pomeriggio tutto insieme il peso dell'assenza- devastante, lugubre, senza speranza- o dentro notti infinite, tormentate e nere come questo inchiostro, fino a che con ogni atomo di noi, a una profondità che ci toglie il respiro, sentiamo l'irrimediabile, e che tutto questo è reale, reale come la vita che continua, mentre di un uomo si è costretti a dire era, è scomparso e una parte di noi con lui.


venerdì 14 luglio 2017

Il grande mare dei Sargassi

Il grande mare dei Sargassi, Jean Rhys

Siamo in Giamaica nella prima metà dell'800, subito dopo l'abolizione dello schiavismo, con i suoi strascichi rabbiosi di odio e sospetto.
La natura esplode in tramonti di fuoco, paesaggi mozzafiato, fiori dal profumo inebriante, rigogliosa, lussureggiante, bella e crudele. Cielo smeraldo, fiumi azzurri, un paesaggio edenico dove si mescolano passione, desiderio, odio, follia, morte, magia, stregoneria, superstizione, passioni accese che divorano. Splendore e oscurità.
Questo libro viene considerato il prequel di Jane Eyre, ma è molto di più.
Racconta la storia di Antoinette Mason, Bertha, la prima moglie del signor Rochester, una strana e affascinante creatura, una farfalla a cui hanno tagliato le ali.
Viene narrato il tragico destino di Antoinette dall'infanzia vissuta con la madre fragile e inquieta e il fratello, all'adolescenza segnata da abbandono e infelicità, fino al matrimonio con un gentiluomo inglese, venuto da lontano che ama il suo denaro, non lei. Un libro ricco di luci e ombre, una lenta discesa nel buio della follia di una ragazza giovane, bellissima, oscura, che fugge dalla gente, trovando in quel paesaggio da sogno rifugio e conforto.
Follia che nasce dall'incomprensione, dal rifiuto, dalla violenza, dal dolore.
Antoinette e sua madre così simili e infelici, creature smarrite e perdute, soffocate dalla mancanza di amore e da un universo ostile.
Durante la narrazione si alternano il punto di vista della protagonista e quello del marito, che non riuscirà a entrare in sintonia con quel mondo così lontano dalla fredda Inghilterra, schiavo di una passione oscura, incapace di amare quella donna che desidera, ma che non comprende, una donna che gli sfugge, da distruggere con odio implacabile.
Vita morte rabbia vendetta gelosia pazzia nascoste nell'ombra, fino al momento in cui esplodono.
Il rosso del cielo al tramonto, il rosso vivo del fuoco, il rosso di un vestito seducente, il rosso della fiamma di una candela, il rosso di una passione che brucia, fa male, divora, distrugge il mondo di cartapesta, libera e quel segreto perduto, sepolto in un mondo magico e lontano, impenetrabile, che nessuno conosce o forse chi lo conosce non può più svelarlo, costretto al silenzio per sempre, smarrito nel labirinto buio della follia.

"Guardando senza pensare a nulla i fiori rossi e gialli sotto il sole era come se si aprisse una porta e io fossi altrove, qualcos'altro. Non più io.
Sapevo l'ora del giorno in cui, sebbene sia caldo e sereno e senza nuvole, il cielo può sembrare molto cupo".

"I nomi contano, come quando lui non voleva chiamarmi Antoinette, e io vedevo Antoinette che fluttuava via dalla finestra con tutti i suoi profumi, i suoi bei vestiti e il suo specchio.
Qui non c'è specchio e io non so come sono adesso. Ricordo che mi guardavo spazzolandomi i capelli, e ricordo i miei occhi che mi fissavano dallo specchio. La ragazza che vedevo ero io, eppure non ero proprio io. Molto tempo fa, quand'ancora ero bambina, e tanto sola, cercai di baciarla. Ma lo specchio ci separava, duro, freddo e appannato dal mio respiro. Adesso hanno portato via tutto. Che cosa faccio in questo posto, e chi sono?"

"Allora apro la porta ed entro nel loro mondo. Come ho sempre saputo, è un mondo di cartapesta. L'ho già visto non so più dove, questo mondo di cartapesta dove tutto è color marrone o rosso cupo o giallo senza splendore. Mentre cammino lungo i corridoi, vorrei poter vedere quello che c'è dietro la cartapesta. Loro mi dicono che sono in Inghilterra, ma io non ci credo. Abbiamo perduto la strada per l'Inghilterra. Quando? Dove? Non me ne ricordo, ma l'abbiamo perduta. E' stato quella sera nella cabina (...) Io scaraventai i piatti e i bicchieri contro l'oblò. Speravo che si frantumasse e che il mare irrompesse nella cabina (...) E poi sprofondai nel sonno. Quando mi svegliai era un mare diverso. Più freddo. Fu quella notte, credo, che cambiammo rotta e perdemmo la strada per l'Inghilterra. Questa casa di cartapesta dove passeggio di notte non è l'Inghilterra."