giovedì 8 agosto 2019

Il meglio della vita

Il meglio della vita, Rona Jaffe
Gennaio 1952, New York.
In una gelida e nebbiosa mattina invernale Caroline Bender, una ragazza di vent'anni, bella, intelligente, viso dolce e occhi luminosi, completo di tweed grigio e cinque dollari in tasca, cammina rapidamente, nervosa ed emozionata, per raggiungere la prestigiosa casa editrice Fabian "cinque piani ad aria condizionata in un edificio moderno di Radio City."
È il suo primo giorno di lavoro come segretaria.
Quel lavoro le serve per dimenticare, per non pensare al passato che fa ancora male, alla sua recente delusione sentimentale. Vuole soltanto concentrarsi sul presente, sul lavoro, dimenticando il suo ex fidanzato, Parigi e le canzoni di Noel Coward.
In ufficio conosce altre due ragazze alla loro prima esperienza lavorativa come dattilografe.
April una bellissima ragazza texana, bionda, occhi azzurri e viso da bambola e Gregg eccentrica e anticonformista "una bocca di quelle che fanno sembrare peccaminoso persino fumare una sigaretta" che sogna di diventare un'attrice.
E poi Mary Agnes che sa tutto dei pettegolezzi dell'ufficio e sta mettendo da parte i soldi per sposarsi e infine Barbara Lemont, coraggiosa e determinata, che vive con la madre e la sua bambina piccola dopo il divorzio dal marito.
Il lavoro rappresenta per ognuna di loro la possibilità di raggiungere l'indipendenza economica e mantenersi da sole in questa grande città, l'occasione per fare carriera, mettere da parte i soldi per sposarsi coronando il sogno di una vita o un impiego per tenersi occupate, in attesa di tempi migliori.
Cinque ragazze nella caotica e scintillante New York anni cinquanta, belle, intelligenti, brillanti, intraprendenti alle prese con i problemi lavorativi, i soldi che non bastano mai, i sogni da realizzare e gli uomini, croce e delizia, che fanno battere il cuore e anche piangere.
Se queste giovanissime ragazze sono coraggiose e determinate, gli uomini, tranne alcuni rari esemplari, appaiono insicuri, deboli, indecisi, menefreghisti e cinici.
Eppure nonostante tutto, queste ragazze giovani, carine e indipendenti, immerse nel mondo del lavoro sognano fortemente il principe azzurro, un uomo che sappia amarle e proteggerle. Insomma la favola più vecchia del mondo con tanto di anello e romantica proposta di matrimonio.
Siamo pur sempre negli anni 50, in tal senso il libro va contestualizzato.
Di qui delusioni, lacrime e batticuori, perché loro, i principi azzurri sono poco azzurri e molto confusi, deboli e superficiali.
Un libro che oltre a tematiche leggere, problemi sentimentali, chiacchierate notturne tra ragazze, feste, aperitivi e serate alcoliche affronta anche tematiche impegnative, molestie sul lavoro, aborto, dipendenza affettiva, solitudine.
Spesso si sentono sole e spaventate queste giovani donne alle prese con un mondo vorticoso che a volte sembra inghiottirle.
Un libro brillante, ironico, a tratti malinconico, una scrittura fresca, briosa, vivace, ricca di descrizioni accurate e dialoghi frizzanti che ci fanno entrare nell'universo di queste ragazze deliziose.
Un libro che è stato per me una droga, non riuscivo a smettere di leggerlo.
Ho amato Caroline, seduta sul sasso al limitare della foresta, che cerca sempre di rimanere fedele a se stessa, sogna di realizzarsi nel suo lavoro diventando una brava redattrice, aperta al futuro e a quello che di bello può offrirle, malgrado le delusioni e il cuore spezzato.
Il mio personaggio preferito rimane Mike Rice, solitario, ribelle, infelice, un po' cinico e stropicciato, logorato dalla vita, l'unico che riesce a leggerle dentro, un personaggio interessante, fuori dalle righe e dagli schemi che a mio avviso poteva essere sviluppato meglio nel corso della narrazione, ma la scrittrice ha deciso diversamente.
Il finale per quanto originale e imprevedibile mi è sembrato frettoloso, un po' tirato via dopo cinquecento pagine di descrizioni minuziose e dettagliatissime.
Un libro che nel complesso mi è piaciuto molto, una sorta di Sex and the City in salsa anni 50.
Cinque ragazze belle, vivaci, intraprendenti, che sognano con la forza dirompente dei vent'anni tutto quello che la caleidoscopica e scintillante New York può offrire loro, il meglio della vita, il meglio di ogni cosa.
***
"Continuiamo a prendere decisioni, ogni giorno, un po' senza pensarci, un po' contro la nostra stessa volontà. Se non ci ribelliamo, se consentiamo a noi stessi di cambiare e di lasciarci cambiare, una volta iniziato il processo ci troviamo a dover fare altre cose, e altre ancora, fino a che la persona che volevamo essere è così lontana che la ricordiamo appena, come una creatura amata ma estranea."
"Eccola lì in un ristorante di lusso, a bere il miglior cognac, a chiacchierare di comodità e frivolezze, mentre avrebbe voluto gridargli: cerca di capire chi sono! Di' qualcosa che abbia un senso, una cosa qualsiasi, quello che vuoi. Guardami in faccia come fa Mike, come faceva Eddie, e fammi capire che sei qui con me, Caroline Bender, non con una ragazza snella, elegante, vestita di nero, che va volentieri a teatro.
Era chiedere troppo per un primo incontro, e tuttavia l'istinto le diceva che quell'uomo non avrebbe mai saputo leggerle dentro."
"Questo non è un approccio, disse lui tranquillamente. È solo un Braille escogitato da quelli che ci vedono per leggere cose che non si vedono."
"Vuoi sapere che differenza c'è tra te e me?" gli disse.
"Domani tu partirai e tornerai da Helen, dai tuoi amici, al tuo lavoro, alla tua vita tranquilla e soddisfatta, mentre io resterò qui. Tra cinque anni tu ed Helen farete un viaggio, forse in qualche posto romantico come Rio de Janeiro. E una sera, a Rio, in un grande albergo di lusso, mentre tua moglie finirà di vestirsi tu scenderai al bar in attesa della cena. Ordinerai qualcosa e ti porterai il bicchiere sulla terrazza, perché c'è sempre una terrazza. Guarderai la bella notte tropicale, ascolterai la musica che proviene dall'interno del bar, sorseggerai il tuo cocktail e a un tratto penserai a me, e ti sentirai piacevolmente triste. Tutto qui. Piacevolmente triste."