sabato 20 gennaio 2018

L'Avversario

L'Avversario, Emmanuel Carrère

"Ora so che soltanto la verità rende liberi..."

Una scrittura nitida, immediata, spietata nel raccontare in modo diretto ed essenziale quello che non si può nemmeno immaginare, l'orrore puro, l'incubo che diventa realtà. Il lato oscuro che rimane per anni nell'ombra, l'Avversario che si nasconde dietro l'aspetto bonario e rassicurante, gli affetti più cari, gli amici fidati, una famiglia apparentemente perfetta, una solida e agiata vita borghese.
Questo libro mi ha catturato estraniandomi da tutto, lasciandomi senza fiato. Una storia dura e drammatica, realmente accaduta. Un uomo stermina brutalmente l'intera famiglia, dopo aver ingannato e truffato per anni familiari, amici, conoscenti, ignari di tutto fino al tragico epilogo.
Jean- Claude Romand stimato medico e ricercatore, uomo mite e gentile, benvoluto da tutti è in realtà un fantasma, non esiste. Lo scrittore rimane colpito da questa vicenda al punto da contattare in carcere l'omicida e dopo uno scambio epistolare, il processo, un incontro in prigione scriverà questo libro.
Un libro che ti inchioda alle sue pagine, anche se sai già cosa è successo dalla prima riga del primo paragrafo. Leggi cercando di capire il perché di tutto questo, vuoi provare a comprendere l'incomprensibile, a dare un senso logico a qualcosa di illogico e mostruoso, a far luce nel buio più nero, ma non ci riesci. La pagina scorre rapida e agevole davanti ai miei occhi, ma più procedo nella lettura meno comprendo, mi ritrovo smarrita in un labirinto senza uscita, invischiata in una ragnatela che mi cattura e da cui non riesco a districarmi. Non riesco a comprendere l'orrore e il vuoto, il terrificante nulla che si celano dietro un'esistenza apparentemente felice e tranquilla, una vita fatta di amore, amici con cui andare in vacanza, una carriera promettente e prestigiosa, una bella famiglia. Una vita "normale", ma che sapore amaro e beffardo ha questa parola. Cosa animava questa mente tortuosa, chi è davvero Jean-Claude Romand?
Un bugiardo patologico, un mostro, un mitomane, un uomo dall'aspetto mite e insignificante profondamente malato, un manipolatore, un uomo che in realtà non esiste, l'Avversario in persona, il lato oscuro, un impostore, un inganno vivente, un guscio vuoto, una maschera che cela il nulla?
Non lo so, arrivata a fine lettura io non so chi sia davvero quest'uomo, potrebbe essere ovunque e chiunque, nascosto nelle pieghe di una rassicurante e amorevole quotidianità. Questo libro è il lucido resoconto di un incubo. Quando l'orrore si svela non là fuori nel buio di una strada deserta e pericolosa, ma nella tua comoda, sicura e confortevole casa, è l'uomo che ami, che dorme con te, che vivi ogni giorno, che credi di conoscere, di cui non hai mai dubitato, padre affettuoso, marito amorevole, lavoratore esemplare, ma è tutto una splendida bugia, un tremendo inganno che ti annienta. Questo libro è un risveglio terrificante, quando tutto quello che pensavi di conoscere si rivela estraneo, nemico, il male annidato nel microcosmo domestico, in famiglia, la culla degli affetti più cari. Quando il castello di bugie crolla di colpo e un'esistenza farsa si trasforma in tragedia.
Infine abbandonata la maschera del dottore schivo e rispettabile, forse troppo vigliacco per uccidersi, eccolo riapparire in una nuova veste, il peccatore redento, che piange, trema, prega, "l'unica libertà è la verità" recita, ma è ancora l'avversario che ti sfida, gioca con te, inganna se stesso e gli altri, l'ennesima menzogna, l'ennesima mistificazione.
Oltre alla tragica vicenda la cosa che mi ha davvero sconvolta è che nessuno in diciotto anni abbia mai sospettato nulla. Familiari, amici fidati, persone che hanno condiviso la sua vita giorno per giorno, possibile che nessuno ha mai avuto un dubbio? Nessuno è riuscito a intuire quella verità scomoda che era lì sotto gli occhi di tutti? Sarebbe bastata una semplice telefonata in quell'ufficio inesistente. Il dottor Romand godeva di una fiducia totale e illimitata, nessuno avrebbe mai messo in dubbio la sua parola e questo è per me uno degli aspetti più sconvolgenti di questo libro.

"Per i credenti l'ora della morte è l'ora in cui si vede Dio, non più in modo oscuro, come dentro uno specchio, ma faccia a faccia. Perfino i non credenti credono in qualcosa di simile: che nel momento del trapasso si veda scorrere in un lampo la pellicola della propria vita, finalmente intelligibile. Per i vecchi Romand, questa visione, anziché rappresentare il pieno coronamento, aveva segnato il trionfo della menzogna e del male. Avrebbero dovuto vedere Dio e al suo posto avevano visto, sotto le sembianze dell'amato figlio, colui che la Bibbia chiama Satana: l'Avversario."

"I vestiti di tutti e quattro mescolati, e i loro fiati mescolati, tranquilli, al riparo di un tetto sicuro che li proteggeva dalla notte invernale...
Sì, avrebbe dovuto essere calda e piacevole quella vita familiare. Loro credevano che fosse calda e piacevole. Ma lui sapeva che era marcia dentro e che niente, né un attimo, né un gesto, neppure il loro sonno, poteva sfuggire a quel marciume. Gli era cresciuto dentro e a poco a poco aveva divorato tutto dall'interno, senza che da fuori si vedesse niente, e ormai non restava nient'altro, solo quel marciume che presto avrebbe fatto scoppiare il guscio uscendo alla luce del sole. Si sarebbero ritrovati nudi, indifesi, esposti al freddo e all'orrore, e quella sarebbe stata l'unica realtà. Quella era già l'unica realtà, anche se loro non lo sapevano."

"Guardate com'è carino, guardate il suo sguardo! Dietro uno sguardo come questo non può nascondersi niente di male."

"Ho pensato che scrivere questa storia non poteva essere altro che un crimine o una preghiera".