mercoledì 28 giugno 2017

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Devo essere una sirena. Non ho paura della profondità e ho una gran paura della vita superficiale.

(Anaïs Nin)


martedì 6 giugno 2017

Notti in bianco, baci a colazione

Notti in bianco, baci a colazione (Matteo Bussola)

Un libro ironico, divertente, tenerissimo, che nasce dai racconti, dai pensieri pubblicati su fb, una sorta di diario di bordo del lavoro più difficile del mondo, quello che nessuno ti insegna, quello del papà, un pianeta tutto da esplorare, che diventa uno spartiacque nella vita dello scrittore tra il prima e il poi.
Un libro che racconta la quotidianità semplice e incasinata di un uomo, di un compagno, di un amico, di un papà di tre bambine piccole, che vive in una casa con un giardino enorme alle soglie di un bosco e tanti cani, che molla il posto fisso da architetto e si mette a disegnare fumetti.
Un libro che con semplicità e nessuna retorica focalizza l'obiettivo su quello che conta davvero e prova a raccontarci l'amore, quello vero, pulito, bellissimo.
Un libro tenero e commovente, limpido, terso come un cielo d'estate, leggero come un palloncino che vola sempre più in alto tra le nuvole.
Un libro che dimostra che non servono paroloni aulici e incomprensibili per esprimere l'essenziale, un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto quelli che non hanno mai tempo, soffocati dal lavoro, distratti da mille impegni.
Le cose davvero importanti sono altre, questo libro le porta alla luce con disarmante e meravigliosa semplicità.
La storia di un papà super fantastico che tutti vorremmo avere.
E poi quel titolo è semplicemente geniale.
Un libro emozionante e vero, da leggere tutto d'un fiato.

" Ma tu, ha detto, quando hai incontrato la mamma, come hai fatto a sapere che era la mamma?
Non ho capito.
Come hai fatto a capire che volevi amarla?
Ah quello, ho detto. L'ho capito dopo circa dieci minuti.
E da cosa?
Quando ci siamo incontrati la prima volta, si è sollevata i capelli dietro la nuca, sopra la testa, e si è fatta uno chignon senza neanche un elastico, solo annodandoli.
E allora?
E allora lì ho capito che lei aveva disperatamente bisogno di un elastico. E io dei suoi capelli."

"Vivo dentro una scatola.
La scatola ha un coperchio. Il coperchio ha piccoli buchi. Dai buchi entrano l'aria e poca luce. L'aria e la luce mi fanno venire voglia di fare cose. Certi giorni, la voglia di fare cose mi assale come un'onda. Allora tolgo il coperchio alla scatola, che si trasforma in barca. La scatola naviga spinta dalle onde. Non sono onde di marea, somigliano alla corrente di un fiume. Cominciano con la formazione di rade increspature, che diventano presto piccoli gorghi. Quello che riesce a risucchiarmi per primo, vince. Non è quasi mai il gorgo che mi aspettavo all'inizio. Dentro il gorgo, rimetto il coperchio alla scatola. Dai buchi non entrano più l'aria e la luce, s'infiltra solo acqua. La scatola non si riempie mai del tutto. Quando riemergo dal gorgo, tolgo il coperchio alla scatola. Il gorgo mi ha bagnato, ma non ucciso.
La scatola mi serve per respirare. I buchi sul coperchio mi servono per alimentare il desiderio. Le onde mi servono per spingermi lontano. I gorghi mi servono per scendere in profondità nel fiume e comprendere l'importanza della scatola. La scatola è l'unica maniera che ho di fare le cose.
Nel silenzio della scatola sogno la bellezza del fuori. Nella bellezza del fuori rimpiango il silenzio della scatola.
La maggior parte delle persone che ho incontrato ha cercato di tirarmi fuori dalla scatola. Poche persone sono venute dentro la scatola con me. Quelle poche, non hanno resistito a lungo.
La persona con cui vivo oggi è l'unica che abbia mai portato la sua scatola dentro la mia.
Per poi farmi capire ch'è la stessa".