domenica 23 giugno 2019

Sostiene Pereira

Sostiene Pereira, Antonio Tabucchi
"La smetta di frequentare il passato, cerchi di frequentare il futuro."
Lisbona, agosto 1938.
Lisbona sfavilla in questa torrida estate, la brezza atlantica offre un temporaneo sollievo, il cielo è talmente azzurro da ferire gli occhi, un uomo inquieto e malinconico medita sulla morte e sull'anima.
Un caldo opprimente, una quiete irreale, stagnante e soffocante grava su Lisbona, preludio di quel vento di tempesta che di lì a poco avrebbe spazzato via tutto con inaudita violenza.
L'Europa intera alle soglie del baratro, gli echi della guerra civile spagnola, la strenua lotta dei repubblicani contro il regime franchista, la dittatura fascista, le leggi razziali, il rombo tonante della guerra sempre più vicina.
Eppure questo non sembra turbare il dottor Pereira.
Pereira è un giornalista, dopo essersi occupato per trent'anni di cronaca nera, ora cura la pagina culturale del "Lisboa", un tranquillo giornale del pomeriggio.
È un uomo mite, solitario, riservato, riflessivo, vedovo, cardiopatico, sovrappeso, vive in una bolla personale, monotona e un po' noiosa.
La sua esistenza è scandita da confortevoli e rassicuranti abitudini.
L'amore per la letteratura, soprattutto per gli scrittori francesi, la fede cattolica, i suoi dubbi eretici, il ricordo nostalgico del passato e dell'amata moglie, con la quale dialoga spesso attraverso un ritratto, le traduzioni da pubblicare nella sua rubrica letteraria, la passione per le omelettes alle erbe aromatiche e la limonata zuccherata.
Sembra non accorgersi di quello che lo circonda, l'opprimente regime salazarista, le repressioni, le violenze, la censura, il bavaglio alla libertà di stampa e di espressione.
Eppure qualcosa sta per cambiare, una brezza leggera che presto diventerà vento impetuoso a scuotere la sua sonnolenta coscienza, instillandogli il dubbio che forse non va tutto bene.
Una serie di incontri gli provocheranno un forte turbamento, preannuncio di quel cambiamento interiore, del risveglio della sua coscienza civile.
L'incontro casuale con Monteiro Rossi, neolaureato in filosofia con una tesi sulla morte che affascina Pereira, un giovane appassionato di vita, vicino alla resistenza che lotta contro la prepotenza del regime dittatoriale. Decide di assumerlo come praticante per scrivere necrologi di scrittori celebri. Necrologi e articoli che si rileveranno scomodi e impubblicabili, ardenti e rivoluzionari come sono.
La fidanzata di Monteiro Rossi, Marta, ragazza dai capelli ramati e le spalle esili, coraggiosa e attiva nella lotta antifascista.
E poi una donna incrociata per caso sul treno che sta fuggendo in America, perché il suo paese stravolto dalle leggi razziali non le appartiene più, quell'invito accorato a cambiare le cose con forza e volontà.
Il suo amico e confessore padre Antonio, un cameriere che ascolta Radio Londra e si tiene informato su quanto sta avvenendo in Spagna, e infine il dottor Cardoso che gli svelerà l'interessante teoria della confederazione delle anime, invitandolo a far emergere il suo nuovo io egemone, abbandonando il passato e vivendo nel presente.
Tutti questi incontri, queste esperienze aprono gli occhi a Pereira, che trova la forza di ribellarsi, di far sentire la propria voce, denunciando la violenza dilagante nel paese, compiendo un piccolo grande gesto di coraggio e libertà.
Una scrittura tersa, pacata, vivida, sinestetica che mescola colori, sapori, odori, ricca di dialoghi intensi e fulminei, scandita dal ripetersi ossessivo di quel "sostiene Pereira", una testimonianza forte che assume un valore universale, bisogna aprire gli occhi, guardare ciò che ci circonda, lottare per la libertà contro ogni forma di violenza e sopruso, difenderla a tutti i costi.
Pereira è un uomo comune, anziano e malato, non è un eroe, semplicemente fa quello che va fatto, ascoltando le ragioni del suo cuore logoro e stanco.
Credo che tutti dovrebbero leggere questo libro almeno una volta nella vita, non è mai tardi per Vivere, lottare, difendere quello in cui crediamo, risvegliando la propria coscienza etica e civile, troppo spesso anestetizzata dalla banalità del male.
***
"Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d'estate. Una magnifica giornata d'estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava."
"Cominciarono a mangiare in silenzio, poi, a un certo punto, Pereira chiese a Silva cosa ne pensava di tutto questo. Tutto questo cosa?, chiese Silva. Tutto, disse Pereira, quello che sta succedendo in Europa. Oh, non ti preoccupare, replicò Silva, qui non siamo in Europa, siamo in Portogallo. Pereira sostiene di aver insistito: sì, aggiunse, ma tu leggi i giornali e ascolti la radio, lo sai cosa sta succedendo in Germania e in Italia, sono fanatici, vogliono mettere il mondo a ferro e fuoco. Non ti preoccupare, rispose Silva, sono lontani. D'accordo, riprese Pereira, ma la Spagna non è lontana, è a due passi, e tu sai cosa succede in Spagna, è una carneficina, eppure c'è un governo costituzionale, tutto per colpa di un generale bigotto. Anche la Spagna è lontana, disse Silva, noi siamo in Portogallo. Sarà, disse Pereira, ma anche qui le cose non vanno bene, la polizia la fa da padrona, ammazza la gente, ci sono perquisizioni, censure, questo è uno stato autoritario, la gente non conta niente, l'opinione pubblica non conta niente. Silva lo guardò e posò la forchetta. Stai bene a sentire, Pereira, disse Silva, tu credi ancora nell'opinione pubblica? ebbene, l'opinione pubblica è un trucco che hanno inventato gli anglosassoni, gli inglese e gli americani, sono loro che ci stanno smerdando, scusa la parola, con questa idea dell'opinione pubblica, noi non abbiamo mai avuto il loro sistema politico, non abbiamo le loro tradizioni, non sappiamo cosa sono le trade unions, noi siamo gente del Sud, Pereira, e ubbidiamo a chi grida di più, a chi comanda. Noi non siamo gente del Sud, obiettò Pereira, abbiamo sangue celta. Ma viviamo nel Sud, disse Silva, il clima non favorisce le nostre idee politiche, laissez faire, laissez passer, è così che siamo fatti, e poi senti, ti dico una cosa, io insegno letteratura e di letteratura me ne intendo, sto facendo un'edizione critica dei nostri trovatori, le canzoni d'amico, non so se te ne ricordi all'università, ebbene, i giovani partivano per la guerra e le donne restavano a casa a piangere, e i trovatori raccoglievano i loro lamenti, comandava il re, capisci?, comandava il capo, e noi abbiamo avuto sempre bisogno di un capo, ancora oggi abbiamo bisogno di un capo. Però io faccio il giornalista, replicò Pereira. E allora?, disse Silva. Allora devo essere libero, disse Pereira, e informare la gente in maniera corretta. Non vedo il nesso, disse Silva, tu non scrivi articoli di politica, ti occupi della pagina culturale. Pereira a sua volta posò la forchetta e mise i gomiti sul tavolo. Sei tu che devi starmi bene a sentire, replicò, immagina che domani muoia Marinetti, lo hai presente Marinetti? Vagamente, disse Silva. Ebbene, disse Pereira, Marinetti è una carogna, ha cominciato col cantare la guerra, ha fatto apologia delle carneficine, è un terrorista, ha salutato la marcia su Roma, Marinetti è una carogna e bisogna che io lo dica. Vai in Inghilterra, disse Silva, là potrai dirlo quanto ti pare, avrai un sacco di lettori. Pereira finì l'ultimo boccone del suo filetto. Vado a letto, disse, l'Inghilterra è troppo lontana.
Pereira si alzò e se ne andò senza dire altre parole. Si sentiva molto stanco, sostiene. "


venerdì 21 giugno 2019

Riccardin dal ciuffo

Riccardin dal ciuffo, Amélie Nothomb
"... E io amo con furore le cose in cui il suono si unisce alla luce"
(I gioielli, Baudelaire)
Dopo "Barbablù" ancora una volta la Nothomb rivisita in chiave moderna una celebre fiaba della tradizione popolare francese "Enrichetto dal ciuffo" di Charles Perrault.
Con la sua inconfondibile scrittura ironica e brillante ci fa riflettere sulla natura complessa dell'amore e dell'animo umano. Una fiaba deliziosa che fa sognare a occhi aperti, offrendo interessanti spunti di riflessione.
C'era una volta… un bambino di nome Deodato che significa dono di Dio, dall'aspetto fisico mostruoso, gracile, rugoso, la bocca infossata, un vecchietto appena nato.
Molto brutto ma dotato di un'intelligenza vivida e profonda, amato dai suoi genitori e preso in giro dai compagni di scuola per il suo aspetto fisico.
Deodato taciturno e solitario, consapevole che la natura lo ha rifornito di ogni orrore possibile, acne, gobba, un fastidioso busto per correggere la cifosi, ama guardare il cielo e le creature alate che lo popolano, simbolo di sconfinata libertà.
Non si abbatte, sorride sempre alla vita, crescendo ottiene un discreto successo con le ragazze, attratte dalla sua mente e dal suo aspetto fisico insolito. Una volta adulto, diventerà un celebre ornitologo.
Altea è una bambina dalla pelle candida, gli occhi luminosi e i lunghi capelli biondi.
I suoi genitori sono molto impegnati con il lavoro e Altea va a vivere con la nonna Malvarosa, una donna misteriosa dall'età indefinita, dagli strambi poteri magici, un po' fata un po' strega, innamorata della nipote e dei suoi scintillanti gioielli, dotati di un'anima.
Altea è bellissima ma non molto acuta d'ingegno, poco reattiva, quasi imbambolata, ha un'espressione di costante stupore estatico. A scuola viene emarginata da tutti per la sua straordinaria bellezza e derisa perché considerata stupida.
In realtà è una ragazza sensibile e riflessiva, ama osservare le cose per carpire il loro intimo segreto, un semplice fazzoletto di carta ad esempio può trasformarsi in un impalpabile abito di seta, con plissettatura degna del Bernini.
Se la bruttezza può a volte suscitare compassione, la bellezza "irrita senza pietà".
Crescendo Altea diventerà una modella, la musa di una nota gioielleria parigina, facendone risaltare i gioielli con il suo incarnato madreperlaceo.
Bella, solitaria e altera come un diamante, dopo una dolorosa delusione d'amore adolescenziale.
Un giorno i destini di Deodato e Altea si incrociano per caso ed è subito amore.
Un sentimento forte, puro, assoluto, che resiste agli assalti del tempo e va oltre le apparenze.
Ma come Amélie ci regala un banale lieto fine, considerato "una caduta di stile dal 99,99% delle letterature degne di questo nome"?
 L'amore che trionfa sulle avversità, andando oltre l'aspetto esteriore perché ciò che conta davvero, intelletto sensibilità tenerezza, è racchiuso dentro di noi?
Forse, ma cos'è l'amore se non incanto, perturbante stupore, misteriosa alchimia di sguardi e istanti e allora sì, ben venga il lieto fine.
C'era un volta un principe molto brutto dall'intelligenza brillante che aveva molto da raccontare e una principessa incantevole dalla pelle di luna che amava ascoltare, esseri imperfetti, prigionieri della solitudine e delle proprie paure, un bel giorno s'incontrarono e da quel momento in poi non si lasciarono più, amandosi follemente.
***
"Quel giovane uomo di diciassette anni, robusto nel corpo e nell'animo, si era innamorato follemente della bambina minuta.
-Potresti trovare di meglio che una candidata al suicidio, gli aveva detto lei.
Sposami.
- Non sono all'altezza.
Insieme direi che siamo alti abbastanza."
"Aveva ragione: il bambino possedeva quella superiore forma di intelligenza che si potrebbe chiamare "il senso dell'altro."
L'intelligenza classica comporta raramente questa virtù del tutto paragonabile al dono delle lingue: chi ne è provvisto sa che ogni persona è un linguaggio specifico e che tale linguaggio può essere appreso a condizione di ascoltarlo con la più estrema apertura di cuore e di sensi. È anche per questo che si tratta di una facoltà analoga all'intelligenza: ha a che fare con la comprensione e la conoscenza. Le persone intelligenti che non sviluppano questo accesso all'altro diventano, nel senso etimologico del termine, degli idioti: esseri centrati su sé stessi.
L'epoca in cui viviamo rigurgita di questi idioti intelligenti, il loro simpatico club fa rimpiangere i bravi imbecilli di una volta".


Barbablù

Barbablù, Amélie Nothomb
"Non credo all'inferno.
Che leggerezza da parte sua!"
Tra tutte le fiabe lette da bambina "Barbablù" è stata quella che mi ha sempre terrorizzato. Cattiva e inquietante, così diversa dalle altre fiabe rassicuranti con principi, cavalli bianchi, belle addormentate nel bosco svegliate da un dolce bacio.
Qui ci sono un orco terribile, bellissime e sfortunate spose scomparse nel nulla, una stanza proibita, la curiosità punita crudelmente.
Molti anni dopo mi sono imbattuta per puro caso in questo libricino di Amélie, la sua fiaba preferita e come poteva essere altrimenti (!) e il mio terrore si è trasformato in amore.
La scrittrice è bravissima nel rendere affascinante un personaggio da sempre temuto nell'immaginario collettivo.
Questo libro brevissimo è un tripudio di colore, un dipinto che mescola sapientemente luce purissima e buio denso, chiarore e oscurità.
Giallo e oro, occhi color oro, un abito dorato avvolgente come un abbraccio, una porta nera spalancata sull'abisso. Una fiaba oscura, la storia di un uomo folle d'amore e di un'intrepida ragazza.
Saturnine è una giovane donna di venticinque anni, irriverente e ribelle, originaria del Belgio, vive e lavora a Parigi, dove insegna all'École du Louvre.
Cercando casa si imbatte in un vantaggioso annuncio immobiliare.
Cercasi coinquilina per una stanza in affitto di quaranta metri quadri a un prezzo irrisorio, in un elegante palazzo signorile dalle camere ampie e i soffitti altissimi.
Tra le quindici candidate che rispondono all'inserzione è lei la prescelta.
Il lussuoso appartamento appartiene a don Elemirio Nibal y Milcar Grande di Spagna, con fama di seduttore impenitente dal passato oscuro.
Pare infatti che prima di lei abbiano vissuto in quella sontuosa dimora otto donne bellissime, sparite misteriosamente nel nulla. Attorno al nobile aristocratico aleggiano sospetti e curiosità morbosa, uno scapolo ricco e appetibile, conteso da miriadi di donne.
Saturnine è una ragazza coraggiosa, non si lascia intimidire facilmente.
Quell'uomo più che un pericoloso seduttore le sembra "un depresso grave, con lo sguardo spento e la voce esausta".
Un uomo dall'aspetto insignificante, un essere strambo, anzi sicuramente pazzo.
Don Elemirio è un fervente cattolico, non esce di casa da circa vent'anni, ama leggere gli atti processuali dell'Inquisizione spagnola, i libri antichi, cucire abiti dai colori incantevoli (l'atto d'amore per eccellenza), adora cucinare pietanze prelibate e impazzisce per le uova.
È un uomo bizzarro, con stravaganti interessi e idee strampalate, intelligente e arguto, dal passato misterioso.
Un uomo che cucina per lei, le cuce una gonna di velluto color oro che è quasi un abbraccio, la vizia, coccolandola con le sue premurose attenzioni.
Saturnine è libera di avventurarsi nelle stanze del palazzo, in tutte tranne in una, dipinta di nero, la camera oscura, dove l'uomo appassionato di fotografia sviluppa le sue foto.
Una stanza proibita, che non è chiusa a chiave in segno di fiducia, ma dove è assolutamente vietato entrare.
La ragazza non è spaventata dall'uomo, ascoltando i suoi strani ragionamenti, i pensieri di un folle, sorride sfoderando un gelido sarcasmo.
Cenano insieme la sera brindando allegramente a champagne e poco a poco quell'uomo folle e misterioso riesce a penetrare il freddo cinismo della ragazza, la sua spietata ironia.
Suo malgrado si scopre innamorata.
Ma chi è davvero don Elemirio un uomo adorabile o un pericoloso assassino? Che fine hanno fatto le ragazze che l'hanno preceduta?
È giusto violare il segreto di chi si ama? Abbiamo tutti diritto alla nostra camera oscura?
Si può amare il male?
La geniale Amélie trasforma il personaggio più terribile delle fiabe in un uomo incantevole e poi ti dice hai visto fanciulla? Puoi amare anche il male, non ne sei immune, lo desideri fortemente anche se è proibito, perverso, segreto, in fondo è parte di te.
Cos'è l'amore se non luminosa follia, strabiliante arcobaleno di colori, segreto inconfessabile, carezza di lama che ti sfiora e non taglia, bacio sulla nuca.
In questo libro una moderna rivisitazione della celebre fiaba di Charles Perrault, la scrittrice con il suo inconfondibile stile caustico, ironico e dissacrante, una prosa tagliente ed essenziale, ricca di dialoghi brillanti e arguti, indaga la natura complessa e misteriosa dell'amore, il rapporto tra arte e natura, amore e morte, esplorando la psiche inquieta dei suoi personaggi in un gioco perverso dove vittima e carnefice si scambiano continuamente di ruolo.
Una fiaba nera dall'atmosfera gotica con un finale sorprendente in pieno stile Nothomb.
Un libro irresistibile, spumeggiante come bollicine di delizioso champagne, un piccolo gioiello d'oro puro.
***
-"Mi spiace, non ho niente da dire.
È una persona riservata?
- Diffido delle persone che si dichiarano riservate. Sono le stesse che, cinque minuti dopo, ti raccontano i minimi dettagli della loro vita privata.
Ci si può confidare pur rimanendo riservati.
-Ci si può anche non confidare.
Lei spera di rimanere un'estranea per me?
-Io rimarrò un'estranea per lei.
Meglio così allora la inventerò.
(...) Cosa può insegnare una belga della sua età all'École du Louvre?
-Non doveva inventarmi?
È una specialista di Khnopff. Insegna l'arte di Khnopff ai francesi.
-L'idea è buona. Il pittore mi piace.
Non sembra che sia stato lui a dipingere il suo volto?
-Non esageriamo.
No. Lei è bella come una creatura di Khnopff. La immagino con un corpo di ghepardo. Adorerei che mi divorasse.
-Non mangio la prima cosa che capita.
-Si chiama giovinezza. Ricorda?
Sì. Ci si sente indistruttibili e all'improvviso, basta un niente, e si capisce subito che è finita.
-Forza, disse svuotando il resto della bottiglia, non si ha il diritto di sprofondare nella malinconia quando si beve questo elisir.
Non crede che ogni essere umano abbia diritto alla sua camera oscura?
Ogni volta, l'amore è qualcosa di nuovo. Ci vorrebbe un verbo nuovo ogni volta. Eppure, il verbo "amare" è appropriato, perché c'è una tensione comune a tutti gli amori, e quel verbo è l'unico che riesce a esprimerla.
-Sono di quell'idiozia che va di moda oggi. Recentemente un best seller mondiale ha sostenuto che esistessero vampiri gentili e innocenti. La gente ormai è contenta solo quando gli si dichiara che il male non esiste. Ma no, i cattivi non sono dei veri cattivi, il bene seduce anche loro. Che razza di cretini rimbambiti siamo diventati per berci e apprezzare queste teorie balorde? Stavo per cascarci, come le altre.
Almeno lei aveva un nobile motivo per illudersi così.
- E me lo chiama un nobile motivo? disse lei con rabbia.
Amare qualcuno è sempre una cosa nobile.
-La smetta con le sue idiozie!
Si può amare il male, ecco tutto".



sabato 15 giugno 2019

I nomi epiceni

I nomi epiceni, Amélie Nothomb
"La persona che ama è sempre la più forte"
To crave.
Quel disperato bisogno di. Amore che nutre, infiamma, avvelena, distrugge.
Tagliente, conciso, essenziale, crudele, impietoso, un romanzo brutale che mette a nudo ciò che si agita nel profondo del cuore umano, nei meandri bui e perversi della psiche.
Frasi secche, brevi, lapidarie. Uno stile stringato, epigrammatico che non lascia spazio al superfluo.
L'amore e l'odio, il rifiuto, il dolore bruciante che ne deriva, la collera preziosa che alimenta il desiderio di vendetta, il cinismo, la freddezza, la cattiveria spietata.
Il verbo "to crave" è l'essenza stessa della narrazione. Ciascun personaggio è vittima del proprio desiderio, ha "un disperato bisogno di" qualcosa che sfugge continuamente, che è al di là della sua portata, lo insegue invano consacrandogli l'intera esistenza.
I nomi epiceni sono nomi misti, hanno un'unica forma invariabile per il maschile e il femminile, come quelli dei due protagonisti.
Dominique e Claude, entrambi venticinquenni, si incontrano per caso in un caffè a Brest, sotto il tiepido sole di settembre. Dominique è una ragazza ingenua, timida e insicura, Claude un ragazzo di bella presenza, determinato, apparentemente sicuro di sé, ferito e deluso nel profondo.
La corteggia insistentemente, spudoratamente, con fiori, cene, un costoso profumo, l'ambizioso progetto di trasferirsi a Parigi.
Lei è dubbiosa e spaventata da quel ragazzo impulsivo che a bruciapelo le chiede di sposarlo.
È forse uno scherzo? Sembra l'uomo perfetto, ma allora perché prova quella strana inquietudine, quell'angoscia. Ma poi cede alle sue lusinghe, inebriata da un profumo seducente, che come uno strano incantesimo la libera da tutte le sue paure, facendola sentire bella e innamorata.
Claude è attento e premuroso nei suoi confronti, desidera ardentemente un figlio da lei, oscilla tra gentilezza e insofferenza, ma dopo la nascita della bambina chiamata Épicène, un omaggio alla commedia satirica di Ben Jonson, diventa inspiegabilmente freddo, assente, indifferente, preoccupato soltanto del lavoro e di frequentare gli ambienti parigini più chic. Épicène è una bambina intelligente e vivace, percepisce l'indifferenza crudele del padre, il suo doloroso disprezzo, inizialmente ne soffre, cresce odiando quel padre mostro che non sa amarla, che le riserva soltanto fredda indifferenza.
Questa è la storia di una doppia vendetta, un romanzo che esplora l'abisso più profondo dell'animo umano.
Ciascun personaggio è vittima e carnefice, vittima del proprio spasmodico desiderio, di quel disperato bisogno d'amore. Dominique ama suo marito, lo asseconda, lo giustifica sempre, Épicène vorrebbe essere amata dal padre che invece la disprezza apertamente, Claude ama e insegue un fantasma, un'ossessione.
L'amore ferito, l'odio che ne deriva, la collera per sopravvivere, la vendetta folle, assurda, insensata, un dolce veleno a cui sacrificare tutto.
Claude ed Épicène, padre e figlia, due esseri simili, speculari, implacabili, sono l'uno lo specchio dell'altro, due pesci degli abissi.
Claude ha dedicato la propria vita a una assurda vendetta, Épicène è stata intossicata dal suo odio feroce, implacabile.
Un romanzo breve che si legge in poco tempo, ma che fa riflettere a lungo, un brivido gelido lungo la schiena, uno spiraglio che si apre sul baratro buio che si cela dietro esistenze apparentemente perfette.
L'amore deluso, tradito, calpestato ha un'altra faccia oscura e pericolosa e questo romanzo la esplora con inquietante e implacabile lucidità.
Nota negativa: in alcuni punti il libro mi è sembrato prevedibile e scontato, confesso che sono rimasta un po' delusa,  dov'è finito l'estro creativo e brioso di Amélie? 
***
"Non gli passa.
È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. Perché? Perché la collera è preziosa, protegge dalla disperazione."
"Ho undici anni. Devo passarne altri sette in questa prigione. Come farò a resistere?
Per tutta risposta un grande freddo si impossessò di lei. Esiste un pesce chiamato celacanto che ha il potere di spegnersi per anni se il suo biotipo diventa troppo ostile: si lascia vincere dalla morte aspettando le condizioni per la risurrezione. Senza saperlo, Épicène ricorse allo stratagemma del celacanto. Compì quel suicidio simbolico che consiste nel mettersi tra parentesi. Un assassinio invisibile molto più frequente di quanto non si creda. Dal momento che non viene riconosciuto per quello che è, lo si etichetta generalmente come un sintomo precursore dell'adolescenza."
"La cosa davvero terribile non è essere infelici, ma che la nostra infelicità non abbia nessun senso."


lunedì 3 giugno 2019

Ottanta rose mezz'ora

Ottanta rose mezz'ora, Cristiano Cavina
Ingredienti:
Un oleandro polveroso
Una vecchia fabbrica abbandonata
Un falso gelsomino che stordisce con il suo profumo che sa di cose morte
Un'insegnante di danza dal culo perfetto e la vita incasinata
Un uomo con tante facce e un'esistenza a compartimenti a tenuta stagna ben serrati
I riflessi arancioni dei lampioni che illuminano la notte
Un vicolo buio, abbandonato, una saracinesca chiusa
Due vite alla deriva, sospese tra la passione sfrenata e la fatica del vivere quotidiano
Punch al mandarino bollente doppio
Una vodka lemon
Mescolare tutti gli ingredienti, non addolcire con zucchero o pillole di romanticismo, lasciare che quel sapore aspro, amaro, graffiante penetri sotto pelle e sedimenti.
Diretto, doloroso, a tratti brutale, spietato. Una scrittura tagliente ed essenziale, come uno schiaffo.
Può risultare indigesto a: bigotti, moralisti, benpensanti.
Se vi aspettate la classica storiella d'amore romantica con fulgido lieto fine, questo libro non fa per voi.
Se non vi aspettate un bel niente, perché la vita sa essere bastarda in mille modi e l'amore è il più bastardo di tutti, questo potrebbe essere il vostro libro.
Sammi e Diego si incontrano per caso in una vecchia fabbrica abbandonata, in fondo le cose speciali accadano sempre per caso.
Insegnante di danza lei, fisico perfetto, curve al punto giusto, pelle ambrata, occhi allungati, capelli neri raccolti a coda di cavallo, tremendamente sexy.
Scrittore squattrinato lui, che si barcamena tra incontri e conferenze in giro per l'italia, con quella passione per la scrittura che gli consente a malapena di sopravvivere.
Sammi con quello sguardo inquieto affacciato sull'abisso, il broncio irresistibile, che sfreccia per le strade buie con una vespa ammaccata e si tiene ben stretti i suoi sogni.
Forte, fragile, tenace. Sogni che la vita quotidiana, i soldi che non bastano mai, il mutuo da pagare, i mille lavoretti precari cercano di distruggere.
Si trovano per caso, scatta la scintilla ed è subito amore.
Un amore fatto di sesso, tanto sesso, istinto, fantasie oscure, puro e peccaminoso, innocente e perverso, un amore appassionato che unisce la parte di loro più profonda e segreta, che fa cadere le maschere lasciandoli nudi, disarmati e veri tra bellezza e miseria, peccato e redenzione.
Diego ha mille facce da indossare, lo scrittore brillante, l'adolescente arrabbiato con il mondo, il padre inadeguato che arranca nel rapporto con la figlia adolescente, l'amante che gode delle sue perversioni.
Sammi ha bisogno di soldi, tanti soldi per estinguere il mutuo e realizzare i suoi sogni.
Un annuncio online, un gioco tra due amanti complici, un lavoro remunerativo, vecchio come il mondo.
Un appartamento angusto, un gelsomino che diffonde il suo profumo inebriando i sensi, che ti resta attaccato addosso come l'odore di quegli uomini, tanti uomini, timidi, insicuri, spavaldi, con le loro miserie e insicurezze, bramosi di sesso e parole, di quel corpo giovane ed eccitante.
Sammi concede quel corpo, quell'involucro di carne a uomini sconosciuti, la parte più profonda di sé resta inaccessibile, quella è di Diego, il suo scrittore, il suo amore, l'unico che vuole davvero dentro di sé.
Diego spia tra le fessure, godendo rannicchiato sotto il falso gelsomino, complice di questo gioco proibito e sbagliato.
Una scrittura diretta, cruda, tagliente, frasi brevi, spezzate, concise, per descrivere la passione estrema, sfrenata che accende i sensi e brucia come un incendio.
Sono incoscienti, appassionati, complici, affamati l'uno dell'altro, sognano il loro lieto fine sfidando il mago cattivo che non può mancare come in ogni fiaba che si rispetti.
Diego incasinato e irrisolto, Sammi birichina che combina macelli, il suo adorabile broncio, l'intrepida e coraggiosa eroina di questa storia d'amore diversa e unica, appassionata e dolorosa.
 Sammi che ama solo un uomo con la forza disarmante della sua passione, per tutti gli altri costa ottanta rose mezz'ora.

"Credo che sia la meraviglia, a tenerci attaccati a certi esseri umani, più di qualsiasi altro sentimento. Più della protezione, più della dolcezza, infinitamente più della bellezza. Piccoli sospiri di meraviglia, casuali e improvvise escursioni fuori dalle rotte prestabilite."
Si stava rabbuiando, o forse era solo stanchezza.
"Sei stata coraggiosa" dissi.
"Sono stata scema".
"Sono due paesi confinanti" mi permisi di spiegarle, visti i suoi svarioni con la geografia. "Sei di qua dalla frontiera, nel lato coraggioso".
"Le favole finiscono sempre con l'eroe e la principessa che finalmente possono fare l'amore. Forse è per questo che Sammi e io non ci siamo meritati il lieto fine. L'avevamo abbondantemente fatto fin dall'inizio.
Ma poi, non era una favola.
E l'eroe era lei, non io."
Colonna sonora: A Thousand Kisses Deep, Leonard Cohen
"And sometimes when the night is slow,
The wretched and the meek,
We gather up our hearts and go,
A Thousand Kisses Deep".