domenica 28 aprile 2019

Come inciampare nel principe azzurro

Come inciampare nel principe azzurro
Ti prego lasciati odiare  (Anna Premoli)

Nei periodi no e per periodi no intendo quelli negativi, brutti, sfigati, ansiogeni e preoccupanti leggo libretti innocui, scorrevoli, semplici, rigorosamente rosa e a lieto fine, libri che placano l'ansia, che posso leggere anche se la mia mente è altrove, in attesa di tempi migliori.
Sacrilegio, eresia, tu leggi Anna Premoli, sì la leggo ogni tanto, calma!
Protagoniste due moderne cenerentole, Maddison e Jenny, donne intelligenti e in carriera nella caotica Londra dalla vita sentimentale incasinata. 
Cosa accade se sei costretta a trasferirti per lavoro nella lontana Corea del Sud?
Se il tuo nuovo capo stacanovista, maledettamente sicuro e pieno di sé è anche il tuo vicino di casa?
Se ti suscita antipatia al primo sguardo, se è tremendamente sexy, sguardo intenso e ciuffo ribelle?
Cosa accade se l'antipatia si trasforma in attrazione irresistibile?
Se contro ogni previsione è proprio te che vuole?
Accade di inciampare nel principe azzurro, affascinante, intelligente e dagli occhi a mandorla.
Oppure se tu, brillante avvocato fiscalista in carriera, sei costretta a lavorare con quel tuo collega odioso, quello a cui hai rotto il naso in un impeto d'ira, mister so tutto io, presuntuoso, arrogante e snob, che non riesci proprio a tollerare?
Sempre impeccabile e curato, odiosamente irresistibile con quei suoi occhi azzurro cielo.
Se devi fingere, proprio tu cenerentola stropicciata, di essere la sua fidanzata in un gioco assurdo e surreale?
Accade che forse il gioco si trasforma in realtà e tra litigate furiose, figuracce epiche, castelli da sogno e complicate operazioni finanziarie, una cenerentola over trenta incontra la sua anima gemella.
Quando il gioco si fa duro io leggo storielle romantiche di improbabili cenerentole e devo dire che di solito funziona almeno per qualche ora, poi torno in me, più o meno...
***
"Tu fammi un solo esempio di una che conosciamo alla quale è andata bene.
Vuoi un esempio? Vuoi che ti faccia un nome? Vuoi che ti dica un nome insomma, uno qualunque.
Sì, uno. Me ne basta uno.
Dio, che ossessione sono i nomi… quel gran culo di Cenerentola!"
(Pretty Woman)




martedì 23 aprile 2019

Marie aspetta Marie

Marie aspetta Marie, Madeleine Bourdouxhe
"La felicità, la felicità, che cos'è la felicità?"
Siamo nei primi anni trenta, Marie è una giovane donna, innamorata di suo marito Jean, i due stanno trascorrendo le vacanze estive in Costa Azzurra.
Caldo intenso, sole accecante, mare limpido.
Jean si tuffa tra le onde, Marie trattiene il respiro, sa che il marito è un pessimo nuotatore. Lo attende calma, immobile, distesa sulla sabbia, a un tratto il suo sguardo incrocia un giovane uomo lassù tra le rocce, ha i capelli neri, le gambe lunghe, muscolose, abbronzate, le spalle "solide e nervose", questo ragazzo giovane risveglia il suo desiderio improvviso, intenso, violento.
Marie ama suo marito, sarebbe disposta a seguirlo in capo al mondo ma quel desiderio assoluto, intransigente, un po' egoista la invade, le dona benessere, serenità, libertà.
Un giovane studente che rivedrà finite le vacanze in una Parigi autunnale, con i suoi caffè, le piazze, i boulevards, una passione intensa e travolgente, un amore fatto di brevi istanti che vive nel presente, un amore che è una cosa viva.
Marie non tradisce per noia o perché non ama più suo marito, vuole seguire il proprio istinto, vivendo liberamente, rivendicando uno spazio tutto suo in cui essere felice.
Inevitabile il confronto con la protagonista del primo romanzo della scrittrice, La donna di Gilles. Elisa è una donna che si annienta nel suo amore distruttivo, annullando completamente se stessa, non ha alcun interesse al di fuori del focolare domestico, la casa, la cura dei figli, il suo uomo che venera, non ha una propria identità, è la donna di Gilles, innamorata, quieta, devota, schiava di questo amore.
Marie non appartiene a nessuno, sa cosa vuole, decide liberamente, è semplicemente se stessa, una donna intelligente, colta, intuitiva, brillante, piena di energie positive e interessi, ama la vita, la propria libertà, vuole assaporarla attimo per attimo, le scelte discutibili della sua fragile sorella le fanno rabbia, Marie è dalla parte della vita, della gioia vitale, non si arrende, non diserta.
Attraverso questa intensa passione riscopre se stessa, i desideri più intimi, Marie ama liberamente, non vuole essere ingabbiata in rigide convenzioni o in un ruolo prestabilito, non vuole essere soltanto la moglie di.
Marie è una donna libera, solitaria, rivendica i suoi preziosi momenti di solitudine, in cui girovagare per la città con i suoi sogni ricordi pensieri, gioiosa, aperta a tutti gli amori possibili, innamorata dell'amore e del mondo con le sue gioie, bellezze, miserie, di un amore che vive nel presente, un amore vivo, qui e ora, che ha la propria segreta bellezza nella sua caducità.
Contempla i volti del suo multiforme cuore, i genitori e i ricordi teneri dell'infanzia, la Marie di un tempo, studentessa dai capelli ramati con una vita davanti a sé, il marito Jean che ama e di cui non può fare a meno, quel ragazzo senza nome che bacia sugli occhi sfiorandogli la fronte, quel giovane studente nervoso dal viso affilato, amante di notti intense e appassionate, la debole sorella Claude, infelice, passiva, rassegnata a lasciarsi stancamente vivere, e quel mondo senza nome, immenso, variegato, bello così com'è, che osserva sorridendo, serena, libera di essere se stessa, semplicemente Marie.
In questo secondo romanzo la scrittrice con uno stile limpido e intimista ci conduce nella mente e nel cuore di Marie, donna emancipata e consapevole, che vive con gioia luminosa in questo vasto mondo, come un giro di giostra al luna park.
***
"Si siedono sulla sabbia. Potrebbero parlarsi ancora: delle colline lontane che digradano verso il mare, della forma di una villa bianca tra i cipressi. Ma a che serve? Sanno che non c’è niente da dire. Accettano tra loro quel silenzio, la ricchezza, la sincerità di quel grande silenzio. Sanno pure che in quel momento vedono ogni cosa dalla stessa prospettiva e che, per entrambi, quella vela rossa spicca netta, aspra, crudele come quella cosa che è in loro".
Pensieri intensi, secchi come ordini, pieni di volontà e di collera, le martellavano la mente e il cuore: "E poi siamo impegnati, fino all'ultimo istante, a lottare contro il nemico: la morte. Lottare finché non ci prenda di forza, la puttana! Ma arrendersi... è questa, la colpa. Non si può disertare. Siamo dalla parte della vita..."
"E tu, altro volto, così giovane, così duro, così lontano...Sei tu il volto dell'amore? Perché dovrei rispondere...I sentimenti si vivono, non si formulano.
Tu sei lontano da me. E io accetto questa distanza dolorosa. E non so come tu mi ami. Non dirmelo. Difendi da me la tua vita, conservala per te. Ne hai il diritto. E se non l'avessi, questo diritto, dovresti conquistartelo. Ma io ti amo. Non te lo dirò. Lo dico a me stessa. Perché dovrei porre un freno a ciò che è così potente dentro di me? Ti amo. Forse per un tempo brevissimo, forse per sempre. Nessuno lo sa. Nell'amore non ci sono né perfezione né eternità prestabilite. L'amore batte secondo le pulsazioni del tempo, come battono tutte le cose viventi. Si rafforza o si sgretola, declina e si risolleva. Se è vivo può morire. Ed è questo il suo bello. Una cosa è grande e commovente solo quando contiene una possibilità di morte."


lunedì 22 aprile 2019

La donna di Gilles

La donna di Gilles, Madeleine Bourdouxhe
"Gilles... dice, nome breve, dal suono liquido, quasi un sussurro..."
Elisa è una moglie premurosa e devota, una creatura mite e dolce, madre di due splendide gemelle dai capelli biondi, un terzo figlio in arrivo.
Vive in un imprecisato paese del Nord Europa, strade innevate e vento gelido, dove l'aria è impregnata dal fumo degli altiforni che sputano fuoco ininterrottamente, una vita modesta e tranquilla di moglie e madre.
No, è molto più di tutto questo, Elisa è la donna di Gilles, lo ama appassionatamente, gli appartiene, è pronta ad annullarsi per lui, per un suo sguardo, una carezza, un bacio sulla fronte.
Si occupa della casa, gli prepara la cena, lo attende quando torna dal lavoro, improvvisamente "stordita da un'ondata di tenerezza", lei tutta "dolcezza e languore, immobile e ansimante" lo osserva con occhi adoranti, la felicità piena è per lei stare abbracciata a quest'uomo, dormirgli accanto, sfiorargli con le labbra la guancia ruvida.
Gilles è un uomo imponente, spalle robuste, torace possente, capelli biondi, è il suo amore. Lei è nata per amarlo, un amore assoluto, totalizzante, distruttivo.
Ma un giorno questa apparente serenità domestica si incrina, in fondo basta un niente per accendere il desiderio. Gilles perde la testa per Victorine, la sorella volubile e incostante di Elisa, dal fisico perfetto non appesantito dalla gravidanza, una donna sensuale che ama essere desiderata, una donna superficiale, capricciosa, indifferente, una donna senza cuore.
Una passione travolgente e insana la loro, una lucida follia, una smania, una malattia, un fuoco che divampa improvvisamente, accecando la mente, distruggendo tutto.
Elisa e il suo cuore disarmato, ferito, deluso, trafitto da questa angosciante scoperta.
Il suo idillio amoroso si trasforma in ansia, tormento, inquietudine, lacrime silenziose notturne.
Sceglie di soffrire in silenzio, facendo finta di nulla, aspetta che Gilless guarisca da questa insana passione, sorride anche se sta morendo dentro, anche se si sente vuota, spezzata.
Diventa la confidente di Gilles, prova a lenire la sua sofferenza amorosa, quando lui è triste o furioso cerca di calmarlo, di farlo ragionare, dandogli addirittura dei consigli, una situazione assurda, crudele, paradossale.
Elisa soffre in silenzio, sempre più sola e angosciata, attende paziente che quella passione effimera si spenga al più presto.
Incompresa dalla sua stessa famiglia, vittima delle malevole chiacchiere di paese, si trascina stancamente un giorno dopo l'altro, sempre più sola e disperata.
Senza il suo amore, lei è niente, un guscio vuoto, i giorni monotoni e desolati, il futuro un enorme buco nero. Lotta, non si arrende, spera di riconquistare il suo uomo.
Eppure quando Gilles pare rinsavire, guarito da quella passione insensata, Elisa è ormai svuotata, spenta, inaridita, morta dentro, qualcosa dentro di lei si è spezzato per sempre.
Quel fardello era troppo pesante per le sue esili spalle, si guarda allo specchio, pallida, smunta e non si riconosce più. Chi è Elisa, che ne è stato del suo amore grande?
Senza quell'amore, sua unica ragione di vita, essenza stessa dell'esistenza, nulla ha più senso, intorno ci sono soltanto cose morte, fredda indifferenza, una lunga notte buia.
Senza il suo amore, Elisa è niente.
Questo libro pubblicato nel 1937 con una prosa lucida ed essenziale ci racconta i turbamenti e le sofferenze di questa giovane donna, le umiliazioni subite, le lacrime silenziose, il suo profondo dolore, non compreso dal marito gretto e meschino e neppure dalla sua famiglia.
Un libro che provoca rabbia e incredulità, vorresti scuotere questa donna fragile e forte, svegliarla dal suo torpore, farle capire che non è possibile annullarsi così per un uomo, per Gilles, quel piccolo uomo egoista, che non merita il suo limpido amore, ma poi comprendi che la scrittrice voleva raccontare proprio questo amore totalizzante, autodistruttivo, un amore che diventa ossessione cieca, delirante, un amore che riduce in cenere, un amore a cui sacrificare tutto anche la vita stessa.
Elisa così pura, indifesa nella sua fede incrollabile nell'amore, lei che è "tutto cuore", e gli altri personaggi così superficiali, vuoti, indifferenti, insensibili, ciechi di fronte alla sua luminosa tenerezza.
Nessuno ha compreso la forza disarmante del suo amore tenace e appassionato fino all'annientamento, a fine lettura rimane addosso una gran malinconia e il dubbio se l'Amore sia poi questo.
***
"Dunque una donna che è unicamente moglie?
Predestinata alla creazione e alla cura di una famiglia? Ma perché tu, ora ansiosa e intirizzita, rifugiata in quest'angolo di verzura, piccola massa d'ombra appena più scura nell'ombra che ti circonda, creatura fra le altre creature, plasmata nella stessa carne inquieta e sofferente, come loro presa di mira dalla vita, perché saresti stata creata per realizzarti secondo un modello unico?"
"Andare da un mondo all'altro... È questo il mondo? Non è invece una cosa piccolissima, invisibile, confusa, sepolta in fondo a noi stessi e che portiamo sempre con noi?
Essere altrove... essere qui... vero, Elisa?"






lunedì 15 aprile 2019

Il tunnel

Il tunnel, Ernesto Sabato
"Tutta la nostra vita sarebbe una serie di grida anonime in un deserto di astri indifferenti?"
Juan Pablo Castel è un pittore, un artista noto, un uomo solitario, taciturno, introverso, dalla psicologia complessa e oscura. Un uomo tormentato che vive nel suo personale tunnel buio fatto di solitudine, incomunicabilità, estraneità al mondo, pensieri contorti e allucinati.
Un giorno però all'interno del tunnel asfittico e opprimente filtra una debole luce, María Iribarne, una giovane donna misteriosa dalla sguardo profondo, penetrante, malinconico, lunghi capelli castani, profilo severo, occhi che improvvisamente si addolciscono.
Soltanto lei sembra riuscire a penetrare l'essenza della sua arte, non compresa da critici ciarlatani e pubblico volgare.
Durante l'inaugurazione di una sua mostra la ragazza rimane catturata e ipnotizzata da un particolare di un quadro, ignorato da tutti, una finestrella in alto da cui una donna contempla il mare e la spiaggia deserta, assorta, persa nei suoi pensieri in attesa di qualcosa, dimentica di tutto.
 "Era una donna che guardava come in attesa di qualcosa, forse un richiamo spento e distante. La scena suggeriva, secondo me, una solitudine angosciata e assoluta."
Per Castel è folgorazione improvvisa, quella ragazza è simile a lui, in qualche modo gli appartiene, pensa e sente come lui, soltanto lei è riuscita a penetrare nel tunnel buio attraverso la sua arte.
Da quel momento in poi il pittore è ossessionato completamente da María, dipinge per lei, sogna di rivederla, ha l'impressione di conoscerla da sempre, fantastica su un possibile incontro, le frasi da dire per superare la propria timidezza, i pensieri da svelare.
Un giorno casualmente la vede per strada, la segue e riesce ad avvicinarla, vincendo la paura e l'iniziale perplessità della ragazza.
María vorrebbe fuggire ma resta avvinta in uno strano incantesimo.
Castel confessa il suo disperato bisogno di lei, sono anime affini, soltanto lei tra tanti è riuscita a cogliere quel dettaglio del quadro che rappresenta la parte più profonda di se stesso, il suo messaggio di solitudine disperata.
"Mi prometta che non se ne andrà mai più. Ho bisogno del suo aiuto perché so che lei sente come me" le confessa in preda a un'emozione delirante.
Lei lo guarda silenziosa, lo mette in guardia "Non so cosa ci guadagnerà vedendomi. Faccio del male a tutti coloro che mi avvicinano."
La donna è il suo sole notturno, il sogno d'amore impossibile.
Iniziano ben presto telefonate ad orari improbabili, cautele, María è sposata con un uomo mite, scambi epistolari intensi, incontri appassionati, un amore tormentato, fatto di passione e momenti di rara tenerezza "come sprazzi di sole in un cielo sempre più cupo e tempestoso."
 Un amore avvelenato da mille sospetti, dubbi, gelosie, pensieri assillanti e contorti, dai lunghi interrogatori di Castel, che dubita dell'amore di María, del suo vero amore.
Un amore ossessivo, geloso, insicuro, distruttivo, oscuro che ferisce e annienta.
I sentimenti del pittore oscillano tra "l'amore più puro e l'odio più sfrenato."
La stanchezza nella voce di lei, quello sguardo umile e triste non fanno che accrescere la sua furia delirante. María è la creatura fragile che ispira la sua arte, gli accarezza i capelli teneramente o una donnaccia ambigua che finge e tradisce, prendendolo in giro e ridendo alle sue spalle?
Quei pensieri morbosi, insensati, opprimenti lo conducono alle soglie della follia.
Castel non riesce a comprendere quella donna che lo ha salvato dalla sua tremenda solitudine, anche se per pochi attimi, quella donna misteriosa e sfuggente.
Un impenetrabile muro di vetro li separa, Castel riesce a vederla, ma non può sentirla né toccarla. Nell'istante del suo folle innamoramento il mondo sembrava bello, l'umanità tollerabile, ma ora tutto è di nuovo triste, indifferente, ridicolo, vuoto, senza senso, assurdo, detestabile.
Ora sa che è stato tutto un inganno illusorio, María non proviene da un tunnel parallelo al suo, non è un'anima affine, ma appartiene "al mondo senza limiti di coloro che non vivono nel tunnel" a "quella vita curiosa e assurda in cui ci sono balli, feste, allegria, frivolezze".
Quella vita che lui può contemplare soltanto da lontano, prigioniero del tunnel, col viso schiacciato contro il vetro di cristallo che lo separa dal mondo, rinchiuso nella sua solitudine, nella sua caverna oscura. Pensieri tormentosi, maniacali, angosciosi che sfociano in un brutale delitto.
Nell'incipit del romanzo è lo stesso pittore a raccontare dalla sua cella angusta con una scrittura lucida e analitica il percorso tortuoso che lo portò a uccidere la donna amata, una confessione animata non da vanità, ma dalla debole speranza che qualcuno possa comprenderlo, anche se è dolorosamente consapevole che soltanto una persona potrebbe capirlo, quella che ha ucciso in una calda sera d'estate.
***
"Nei giorni che precedettero l'arrivo della sua lettera, i miei pensieri erano paragonabili a un esploratore perduto in un paesaggio immerso nella nebbia; qui e là, e con grande sforzo, riusciva a distinguere vaghe sagome di uomini e cose, indecisi profili di pericoli e abissi. L'arrivo della lettera fu come lo spuntare del sole.
Ma questo sole era un sole nero, un sole notturno.
Non so se si può dire, ma anche se non sono uno scrittore e non sono sicuro della mia precisione, non cancellerei la parola "notturno"; questa parola era, forse, la più appropriata per María, fra tutte quelle che formano il nostro imperfetto linguaggio."
"Il mare è lì, eterno e rabbioso. Il mio pianto di allora, inutile; inutili le attese sulla spiaggia solitaria, fissando tenacemente il mare. Hai indovinato e dipinto questo mio ricordo o hai dipinto il ricordo di molti esseri come te e me?
Ma adesso la tua figura s'interpone: sei tra il mare e me. I miei occhi incontrano i tuoi. Sei tranquillo, e un po' sconsolato, e mi guardi come chiedendo aiuto."
"Io non dicevo nulla. Splendidi sentimenti e idee oscure mi giravano per la testa, mentre ascoltavo la sua voce, la sua voce meravigliosa... caddi in una specie d'incantesimo. Il tramonto accendeva gigantesche braci tra le nuvole, a ponente. Sentivo che quel momento magico non si sarebbe ripetuto mai più.
Mai più, mai più, pensai, e intanto ero attratto dalla vertigine della scogliera e pensavo a quanto sarebbe stato facile trascinarla con me nell'abisso."
"Dio mio, come si poteva non perder ancor più la fiducia nel genere umano, al pensare che tra certi istanti di Brahms e una cloaca ci sono occulti e tenebrosi passaggi sotterranei!"
"C'era un solo tunnel, buio e solitario: il mio, il tunnel in cui avevo trascorso l'infanzia, la giovinezza, tutta la mia vita."


domenica 14 aprile 2019

La signorina Else

La signorina Else, Arthur Schnitzler
"È così bello il mondo se uno sa volare."
Un tormentato monologo interiore, critica feroce alla società austriaca del tempo e ai suoi valori in lento disfacimento.
Un flusso di coscienza lungo un giorno, un fiume in piena, i pensieri senza filtro della signorina Else, diciannovenne bella e altera, ci trascinano e portano via in una lettura appassionante e coinvolgente.
Else sta trascorrendo le vacanze estive con la zia e il cugino Paul sulle Alpi, a San Martino di Castrozza, sullo sfondo la vetta del Cimone, le montagne imponenti, i boschi e i prati sconfinati e quell'aria che sa di champagne.
Else è una giovane donna sola, terribilmente sola con i suoi pensieri irriverenti, le sue fantasticherie, non ha amici, non è mai stata innamorata.
Lei così fiera, incantevole, misteriosa.
Sogna in grande Else e nei suoi sogni a occhi aperti si perde e vola via lontano.
L'Europa, una villa in Riviera e una scalinata di marmo sul mare, dove sdraiarsi nuda, con i suoi cento, mille amanti o una fattoria in campagna, un marito, bambini forse, no meglio di no, non ha istinto materno. Scalare una vetta altissima, correre velocemente, camminare nella luce dell'alba, fare teatro, diventare un'attrice ma no, questo è impossibile, la sua famiglia è contraria, sposare un uomo facoltoso, moglie di o forse governante, centralista, che orrore. Lei suona il pianoforte, conosce le lingue, non si sente adatta a una tranquilla e soffocante vita borghese, non ha alcun talento artistico, ogni tanto fantastica sulla morte, un'idea seducente, liberatoria come brezza notturna che agita le tende.
Una lettera inviata dalla madre turba la quiete apparente delle sue vacanze, il padre in gravi difficoltà economiche ha bisogno urgentemente di trentamila fiorini, altrimenti rischia l'arresto, uno scandalo pubblico.
Nessuno dei parenti può più concedergli prestiti, Else dovrà chiederli a un uomo facoltoso, quel mercante d'arte, amico di famiglia di vecchia data, che fortunatamente alloggia nel suo stesso albergo.
In fondo per lei è una cosa da niente e potrebbe salvare la sua famiglia da uno scandalo travolgente.
Else riflette, rimugina, detesta con tutta se stessa quell'idea, non vuole, ma tutto dipende da lei, soltanto lei può salvare suo padre, evitandogli il carcere o forse peggio, deve assolutamente fare qualcosa.
Tra tutti il signor von Dorsday è l'ultimo uomo sulla faccia della terra da cui vorrebbe farsi prestare denaro, col suo monocolo, lo sguardo penetrante, elegante, nobile, antipatico, la guarda in modo ambiguo, inopportuno. Eppure non ha scelta, per il bene della sua famiglia deve avvicinarsi a quell'uomo viscido che detesta, quell'uomo subdolo che la sfiora, la desidera, la mangia con gli occhi.
Cosa sono in fondo trentamila fiorini per un uomo benestante?
Ma ogni cosa ha un prezzo, cara piccola bambina, ogni cosa e il tuo corpo, le tue magnifiche spalle, le gambe slanciate non possono lasciare indifferente un uomo solo, maturo, infelice.
In fondo è un patto equo. Vuole soltanto guardarti, una volta sola, bastano pochi minuti, nuda alla luce delle stelle o nella sua stanza confortante, la sua donna, la sua schiava, il suo oggetto del desiderio, nuda sul prato, in una folle danza sensuale.
Guardare ma non toccare, sia chiaro.
Cosa rispondere a questa proposta indecente? Quel nobile signore, quel farabutto meriterebbe uno schiaffo, meriterebbe di essere sfidato a duello e ucciso per la sua vergognosa impudenza.
Else rimane muta, sconvolta, angosciata, persa nei suoi tumultuosi e deliranti pensieri, nella sua insopportabile, tremenda vergogna.
Eccola seduta là fuori su una panchina nell'aria fresca della sera, le montagne e le stelle a farle compagnia, la solitudine del cuore e la natura sconfinata, la notte nera che protegge e nasconde. Else è inquieta, tormentata, vorrebbe rifiutare quella proposta oscena, quasi uno scherzo beffardo, ma sa che non può farlo, la sua famiglia conta su di lei, quella famiglia che l'ha venduta senza scrupoli in cambio di trentamila fiorini, una goccia nel mare del resto, tra qualche mese saranno di nuovo nei pasticci, quel padre avvocato famoso, quel padre truffatore, schiavo del gioco, quel padre dallo sguardo perso nel vuoto, che ora rischia la prigione o forse potrebbe uccidersi di fronte a tanto disonore, quel padre che lei ama disperatamente e odia perché le sta facendo questo.
Vorrebbe fuggire via lontano e non tornare mai più a casa, lontano da quella famiglia che non l'ha mai ascoltata, che non sa chi è lei, che vive di battute e risate che nascondono il vuoto, la paura, la solitudine profonda in cui stanno annegando tutti insieme, lontano da quei parenti meschini e superficiali, ipocriti e malevoli, da tutti coloro che non l'hanno mai compresa nella sua immensa, sconfinata solitudine.
E allora se tutto ha un prezzo tanto vale cedere alle lusinghe del signore Dorsday e lasciarsi ammirare da tutti.
In fondo è una ragazza bellissima, tutti devono guardare questa nuova Else, nata due volte, saggia, sfrontata, libera, senza pregiudizi o ipocrisie.
Eccola davanti allo specchio, occhi grandi, labbra rosse, così bella sotto il suo mantello nero, finalmente se stessa, enigmatica, irresistibile, il sogno proibito di ogni uomo, un grande spettacolo, conviene approfittarne, non durerà molto.
La signorina Else bella, disperata, seducente, ferita a morte, Else dagli occhi chiusi, la bambina di papà, così sola, dannatamente sola, Else che vuole dormire profondamente o forse sognare, Else che sa volare. Non svegliatela.

***
"Non c'è niente da consigliare. Parlerò con il signor Dorsday di Eperjes, gli spillerò quel denaro, io, l'altera, l'aristocratica, la marchesa, l'accattona, la figlia del truffatore. Come faccio? Come potrò riuscirci?"
"Sono sola, io, completamente sola. Nessuno può immaginare quanto sia straziante la mia solitudine."
"E forse gli altri non esistono affatto. Esistono telegrammi e alberghi e montagne e stazioni e boschi, ma non esistono esseri umani. Di essi sogniamo e basta."
"Vorrei che qualcuno mi baciasse sugli occhi, sulle labbra scarlatte."
"Siete stati voi, potrei dire poi, a spingermi a questo, se sono diventata così la colpa è vostra, di voi tutti, non solo del papà e della mamma. Anche Rudi e Fred sono colpevoli, e tutti quanti gli altri, perché nessuno si occupa mai di com'è fatta un'altra persona. Bacetti e carezze perché sei tanto bellina, un po' d'inquietudine quando hai la febbre, poi ti spediscono a scuola, e a casa ti fanno imparare il pianoforte e il francese, d'estate ti portano in campagna, per la tua festa ricevi qualche regalo e a tavola si parla del più e del meno. Ma di ciò che mi passa dentro, di ciò che si agita nel mio animo e mi fa paura, di questo vi siete mai preoccupati?"