mercoledì 23 maggio 2018

Il danno

Il danno, Josephine Hart
"Ho subito un danno. Le persone danneggiate sono pericolose. Sanno di poter sopravvivere."
Lui medico stimato, politico affermato, una carriera promettente, una moglie bionda, bella ed elegante, due figli intelligenti dal futuro radioso, Martyn e Sally, una famiglia serena e invidiabile. Un uomo che apparentemente ha tutto, ma che in realtà non ha mai vissuto, ha recitato alla perfezione il ruolo che tutti si aspettavano da lui, ha indossato una maschera per cinquant' anni, la sua vita apparentemente perfetta è vuota, priva di passioni.
Lei è una giovane donna, trentatré anni, giornalista, una donna dai capelli neri corti e il volto pallido che sorride poco, una donna dal passato doloroso che l'ha segnata lasciandole nell'anima una cicatrice indelebile. Anna Barton è un enigma, un mistero, puro istinto, passione sfrenata e proibita.
Basta uno sguardo tra i due e riconoscersi è un attimo, una scarica elettrica fulminea, la sensazione di aver incontrato una persona della stessa specie e di essere finalmente a casa. Si appartengono.
Anna fa vacillare le precarie certezze dell'uomo, strappa via la sua maschera effimera, rivelandogli il suo vero io. Soltanto dopo l'incontro con Anna lui inizierà a vivere davvero. Tra i due nasce una storia d'amore, ossessione, dipendenza, sottomissione, sogno delirante, qualcosa che consuma il corpo e l'anima, a nulla valgono il buon senso e la razionalità. Una passione distruttiva e oscura che travolgerà tutto il resto. Anna Barton è una persona danneggiata e pericolosa, che sa di poter sopravvivere a tutto e non ha pietà.
Capitoli brevi, frasi frammentate come respiri spezzati, dialoghi rapidi e incisivi, ambienti borghesi confortevoli e decorosi che contrastano con la passione irrefrenabile che travolge e sommerge i due protagonisti, che morde, lacera, tormenta, brucia. Anna diventa ossessione folle, unica ragione di vita, un fuoco che divampa e lascia dietro di sé rovine e cenere, una lunga notte di lacrime e solitudine. È un quadro dove la purezza del bianco si mescola con il rosso del sangue e della passione, abbagliando e oscurando tutto il resto. È gioia sfrenata e dolore lacerante, tormento ed estasi, ritorno a casa e addio, eterno esilio, padrona e schiava, folle nostalgia, puro desiderio, colei che crea e implacabilmente distrugge.
È tutto. Sempre.
 
"Una strana calma m'invase. Mandai un sospiro, profondo, come se a un tratto avessi cambiato pelle. Mi sentivo vecchio e soddisfatto. L'impressione di aver incontrato qualcuno che conoscevo mi era passata attraverso il corpo come una scossa elettrica.
Per un attimo, un attimo solo, avevo incontrato uno come me, un altro della mia specie. Ci eravamo riconosciuti. Ero grato di quell'incontro, ma non volevo pensarci più.
Mi ero sentito a casa mia. Per un attimo, ma più a lungo della maggior parte della gente. Era sufficiente, sufficiente per la mia vita.
Naturalmente, non era sufficiente. Ma in quelle prime ore ero soltanto grato che si fosse presentato quel momento. Ero come un viaggiatore sperduto in un paese straniero che ode a un tratto non soltanto la sua lingua natia, ma il dialetto che parlava da bambino. Non si chiede se la voce è quella di un nemico o di un amico, si precipita solo verso il suono che gli ricorda la sua casa. La mia anima si era gettata su Anna Barton. E io credevo che in una questione così privata tra me stesso e Dio mi sarebbe stato possibile lasciarla correre avanti, senza timore di danni al cuore o alla mente, al corpo o alla mia vita.
È in questo sostanziale malinteso che inciampano molte esistenze. Nell'idea completamente sbagliata che tutto sia sotto controllo. Che si possa scegliere di andare o stare, senza soffrire. Dopo tutto, avevo solo perso la mia anima privatamente, a un party, dove gli altri non potevano vedere."
 
"Quella che ho non è una relazione, no, non è una relazione. È qualcosa che mi consuma, anima e corpo."