venerdì 27 dicembre 2019

Duma Key

Duma Key, Stephen King
"Dio ci punisce sempre per ciò che non sappiamo immaginare."
Duma Key.
Sottile lembo di terra tra cielo e mare, sciabordio di onde e risacca, mormorio di conchiglie insonni, silenzio spettrale della notte.
Duma Key.
Sogno paradisiaco, inquietante incubo, urlo muto, inebriante veleno, incendio di colori su tela bianca, voce che sussurra, ombra che striscia furtiva nel buio, tesoro sepolto tra le onde, tramonto rosso sul mare, sagoma nera all'orizzonte.
Duma Key.
Bellezza e orrore, eden rigoglioso e inferno.
Isola sperduta nel golfo del Messico, nel caldo largo.
Lasciati cullare dal mormorio delle onde scintillanti di sole, dal vento che agita le palme, dalla voce roca delle conchiglie.
Chiudi gli occhi. Salpiamo.
Edgar Freemantle è un uomo che ha sempre lavorato sodo nella vita, ha costruito da solo la sua ricchezza, mettendo su dal niente la sua impresa di costruzioni edili, diventando milionario. Ha una bella moglie, due splendide ragazze, una vita serena.
Ma un bel giorno questo sogno svanisce, un incontro ravvicinato tra il suo pick-up e una enorme gru gialla provoca un tremendo incidente, da cui verrà fuori vivo, ma con il corpo a brandelli e la memoria rovinata.
Dolore costante e insopportabile, una rabbia cieca, incontrollata che cala sugli occhi come nebbia rossa oscurando il mondo, una furia cieca, distruttrice.
A volte rimpiange di non essere morto quel giorno.
Dopo l'incidente Edgar è un uomo spezzato, rabbioso, alla deriva, con cicatrici profonde nel corpo e nell'anima e poi c'è quella furia rossa implacabile e feroce, quella collera che come un velo oscura tutto.
La moglie lo abbandona, terrorizzata da quella furia violenta, lui è sempre più solo e infelice.
Può lasciarsi andare nella spirale nera della depressione vagheggiando fantasie autodistruttive o può provare a rialzarsi, riemergendo faticosamente dall'abisso.
Seguendo i consigli del suo terapeuta prova a ricostruirsi una vita lontano da quei luoghi che l'hanno segnato profondamente, la sua seconda vita, perché quella di prima non esiste più. Lontano dall'inverno freddo e ghiacciato del Minnesota, laggiù nella costa calda e soleggiata del sud della Florida, in un'isola meravigliosa di palme, mare azzurro e tramonti spettacolari.
Un sogno, la promessa di una nuova vita.
Duma Key con la sua lussureggiante vegetazione selvaggia, i cieli incendiati dai tramonti sul mare, la notte che cala leggera e quel cielo buio trafitto di stelle.
Un angolo di paradiso, silenzio, solitudine, lontano dal caos e dal dolore della vita di prima.
Duma Key dove il suo talento artistico esplode improvviso con forza dirompente e geniale, tele bianche che prendono vita, trasformandosi in dipinti conturbanti e oscuri.
Il tramonto arancione che infiamma il cielo, sfumando la linea dell'orizzonte, conchiglie che mormorano la loro cantilena stanca, cullate dall'alta marea di notte, rose annegate nell'acqua, una bambina in balia della corrente su una barchetta, una nave all'orizzonte, lontana, enigmatica e oscura, con le vele strappate e il sartiame marcescente, un vascello in rovina, spettrale, una nave carica di fantasmi e misteriosi segreti.
Se dovessi descrivere Duma key direi che è una tavolozza di colori, il rosso della collera, l'arancione del cielo in fiamme, il verde delle palme, il blu profondo del mare, il nero di quella sagoma misteriosa e inquietante che si affaccia all'orizzonte.
Ma è anche un romanzo che parla di amicizia, quella forte, vera, indistruttibile che resiste a tutto e può fronteggiare il dolore e l'orrore più nero, quella nata per caso tra due uomini che sono stati all'inferno e ne sono poi venuti fuori, piegati ma non sconfitti.
Edgar e Wireman, uno dei personaggi più suggestivi creati dalla penna del Re, quest'uomo robusto dal cuore grande, che parla in spagnolo, colto, brillante, ironico, generoso, che ha vissuto due vite proprio come Edgar.
Nella vecchia vita era un avvocato, nella seconda assiste con amore l'anziana Elizabeth proprietaria dell'isola, erede di una fortuna immensa con la mente annebbiata dall'alzheimer, innamorata dell'arte e della pittura.
Creare qualcosa attraverso un disegno o un dipinto è un potere immenso, inquietante, pericoloso, affascinante.
L'artista Demiurgo crea e distrugge, inebriato dal fervore creativo, evoca desideri, paure dandogli forma e vita sulla carta.
Duma Key narra del potere immenso dell'arte, ma anche di speranza, forza e rinascita, di come sia possibile ricominciare a vivere quando tutto sembra perduto, quando tutto è nebbia e dolore, rimettendo insieme i pezzi di una vita distrutta, lentamente, passo dopo passo, superando tutto l'orrore.
Lo puoi fare.
Amicizia sincera, magia dell'arte, ossessione per la propria passione, genio e sregolatezza e poi fantasmi, si è anche una storia di fantasmi, ma non è solo questo.
Descrizioni intense di paesaggi naturali, personaggi dipinti con cura e ben caratterizzati a livello psicologico, una scrittura potente ed evocativa, un libro che avrebbe funzionato lo stesso anche senza gli elementi tipici del re del brivido, fantasmi, ossa putride, crani fracassati, scheletri scricchiolanti.
Il libro può dividersi idealmente in due parti.
Nella prima è racchiusa la storia di Edgar, umana faticosa dolorosa, il ritorno alla vita dopo quel terribile incidente, l'incontro con Wireman e Jack, il suo fidato assistente personale sull'isola, la scoperta dell'amicizia, persone speciali che possono guardarti le spalle nei momenti più terribili e pericolosi, quando l'unione fa la forza e senza di loro saresti perduto.
Nella seconda ci imbattiamo nei fantasmi emersi dalle onde con i loro oscuri e neri presagi e gli effetti speciali tipici di King.
Siamo lontani dai brividi, dalle ondate di puro terrore di Carrie, Shining, Pet Sematary, un libro che non definirei neppure un horror vero e proprio, forse più una indagine introspettiva nei fenomeni paranormali, un thriller psicologico con elementi soprannaturali.
Non dimenticherò quelle descrizioni vivide e perfette, pennellate di puro colore, quel tramonto, quel cielo rosso arancio, quel mare livido e quel vento che soffia forte e impetuoso sulla baia, sempre più forte.
Duma Key è un dipinto inquietante, bello e terribile, un'isola dominata da una forza potente e oscura che si è risvegliata dal suo lungo sonno, un incubo a occhi aperti, un airone che vola rovesciato, una bambola dai capelli rossi e stopposi, la tua paura da bambino, cattivo brutto cattivo, conchiglie che bisticciano nel buio, biglie verdi sull'acqua, artigli adunchi, una bambina con un vestito blu.
Duma Key è il tuo brutto sogno da cui ti svegli urlando, accendendo la luce, mentre guardi l'ombra dissolversi, solo un brutto sogno, ma il cuore batte forte e c'è qualcosa nel buio che mormora la sua lugubre cantilena di morte.
Solo un incubo, quella vecchia paura infantile, un sogno nero che non può più farti male, sei al sicuro adesso, è finita.
Forse yes, forse no.
***
"Si comincia con uno spazio bianco. Non dev'essere necessariamente carta o tela, ma secondo me dev'essere bianco. Noi diciamo bianco perché abbiamo bisogno di una parola, ma la definizione giusta è «niente». Il nero è l'assenza della luce, ma il bianco è l'assenza della memoria, il colore del non ricordo.
Come ricordiamo di ricordare? È una domanda che mi sono posto spesso dopo Duma Key, spesso nelle ore piccole della notte, perdendo lo sguardo nell'assenza della luce, ricordando amici assenti. Certe volte in quelle ore piccole penso all'orizzonte. Bisogna stabilire l'orizzonte. Bisogna segnare il bianco. Un atto abbastanza semplice, direte, ma ogni atto che rifà il mondo è eroico. O così sono giunto a concludere".
"Edgar, c'è niente che ti faccia felice?"
Mi sono fermato alla superficie della sua domanda (la sola parte che mi sembrava inoffensiva) e ho detto: "Disegnavo".
Era stato qualcosa di più che semplice disegnare, ma era passato molto tempo. Dopo erano intervenute altre cose.
Matrimonio, carriera. Entrambi erano finiti o stavano finendo.
"Quando?"
"Da ragazzo."
"E poi?"
Mi è venuta voglia di mentire per non fare la figura dello stacanovista senza altri interessi nella vita, ma poi gliel'ho confessato.
"Mai più."
"Ricomincia," mi ha consigliato. "Hai bisogno di siepi."
"Siepi", ho ripetuto io perplesso.
"Sì, Edgar." Era sorpreso e un po' deluso come se non avessi colto un concetto banale.
"Siepi contro la notte."
"Parla, memoria, che io non abbia a scordare il sapore delle rose o il rumore delle polveri nel vento. Che io possa assaporare una volta ancora la coppa verde del mare."
"L'incidente mi aveva in fondo insegnato una cosa sola: l'unico modo per andare avanti è andare avanti. Dire lo posso fare anche quando sai che non puoi."



venerdì 6 dicembre 2019

Shining

Shining, Stephen King
"Questo posto disumano crea mostri umani."
Maschere variopinte, turbinio di neve e coriandoli, stelle filanti blu, serate danzanti, un orchestra che suona Glenn Miller, uomini eleganti che ballano con donne fasciate in seducenti abiti da sera, mentre l'orologio ticchetta impaziente e sfiora la mezzanotte, l'ora perfetta.
Bisbigli, sussurri, risate soffocate nel buio, lanterne giapponesi a illuminare la notte.
Una grandiosa, spumeggiante, folle, macabra festa di morte.
"Giù la maschera! Giù la maschera!"
L'Overlook Hotel lussuoso, antico, imponente, immenso, si erge sullo sfondo delle Montagne Rocciose in Colorado, montagne aspre, affilate, che lambiscono il cielo e precipitano in baratri bui.
L'Overlook Hotel e i suoi illustri ospiti, uomini d'affari, presidenti, donne belle e seducenti, esponenti di clan malavitosi, personaggi torbidi e oscuri.
L'Overlook Hotel con le sue finestre illuminate come occhi che ti spiano nel buio.
L'Overlook Hotel che nei rigidi mesi invernali diventa una prigione di ghiaccio e solitudine, isolato dalla neve che scende silenziosa e morbida a velare il mondo.
L'atrio lussuoso, le stanze eleganti, i lunghi corridoi rivestiti di seta e tappeti floreali, la sala da pranzo enorme, la Colorado Lounge, la sala da ballo, il parco giochi, le originali siepi a forma di buffi animali.
Oscure e misteriose presenze animano quelle stanze, che negli anni sono state teatro di una lunga serie di eventi luttuosi, omicidi, suicidi, regolamenti di conti, morti sospette, torbide passioni.
Fantasmi inquieti e insonni si agitano nel buio.
L'Overlook Hotel è l'ultima occasione di riscatto per Jack Torrance, scrittore, alcolista, ex insegnante dopo una spiacevole disavventura, un uomo collerico e impulsivo, da sempre in lotta con i propri fantasmi, che ha deciso di rigare dritto per il bene della sua famiglia che a suo modo ama, malgrado tutto.
La moglie Wendy bionda ed esile, innamorata e spaventata dai suoi eccessi di collera quando è ubriaco e il figlio Danny, cinque anni e un potere immenso.
Lo "Shining", l'Aura, la "luccicanza", quella capacità di vedere oltre, di leggere nella mente, di sbirciare nel futuro.
Danny e le sue notti tormentate da incubi spaventosi, quel tonfo sordo, soffocato, che rimbomba sempre più vicino, scuotendo le pareti, facendolo urlare di terrore.
Bum. Bum. Redrum.
La paura strisciante che cresce, quella che ti gela il sangue e ti fa urlare nel buio.
"Giù la maschera! Giù la maschera!"
Danny e le sue deliranti visioni, il suo immenso e straordinario potere.
"La morte rossa dominava su tutto!"
Danny irradia come un faro scintillante mentre attorno a lui si addensano ombre nere, minacciose e inquietanti.
Jack grazie a un amico influente, ex compagno di sbronze, ottiene l'incarico di custode invernale dell'albergo, un lavoro necessario per restare a galla e fronteggiare le difficoltà economiche.
Il direttore lo mette in guardia dall'isolamento e dal rigido clima invernale che può giocare brutti scherzi a una mente instabile come è già successo in passato, ma Jack è forte, sicuro di sé e vuole quel lavoro a tutti i costi.
Deve allontanarsi dal suo passato turbolento, in quel luogo silenzioso e isolato potrà dedicarsi alla sua attività di scrittore, ha già in mente una commedia e molte idee brillanti, riposare la mente dedicandosi ai lavori manuali di custode, godendo degli affetti familiari, così duramente messi alla prova negli ultimi anni dalle sue intemperanze alcoliche.
Inizialmente tutto sempre andare bene, l'amore torna a fiorire, la crisi coniugale sembra superata, ma poi la follia piomba sulla scena e stravolge tutto.
Strane forze oscure offuscano la sua lucidità mentale, mentre l'albergo gradualmente si impossessa di lui per i suoi scopi malvagi.
Wendy è sempre più perplessa e spaventata dagli inquietanti fenomeni, mentre Danny cercherà con tutte le sue forze di salvare la sua famiglia prima che sia troppo tardi.
Un libro che strega il lettore, tenendolo con il fiato sospeso fino alla fine.
Una scrittura dettagliata, avvincente, intrisa di orrore e innocenza, paura e mistero che affronta tematiche impegnative, il demone dell'alcol, "la brutta cosa" contro cui ha combattuto lo stesso King, il mondo dei bambini alle prese con le guerre e le incomprensioni dei grandi, l'amore smisurato di un bambino di sei anni per i suoi genitori, soprattutto per quel padre inquieto e tormentato.
C'è una scena in questo romanzo, una delle più intense e commoventi che abbia mai letto.
Quando la maschera cade giù a fronteggiarsi ci sono soltanto un bambino coraggioso e terrorizzato e un uomo devastato dal dolore e dalle tenebre della follia.
Il libro e il celebre film di Kubrick divergono in numerosi punti e a mio avviso c'è un aspetto che non viene sottolineato abbastanza nel film.
Jack ama suo figlio, non è soltanto un mostro ghignante, è un padre fragile che soccombe a una forza più grande di lui, che si nutre delle sue debolezze, frustrazioni, della sua rabbia, della sua insoddisfazione, dei suoi demoni personali, annientandolo.
Jack è una maschera tragica di orrore devastante e amore, un uomo che ama e odia ferocemente, con un'infanzia difficile e un padre tormentato dai suoi stessi fantasmi.
Un personaggio complesso, poliedrico, sconfitto dalla vita e dagli abissi oscuri del male.
E quando cadono le maschere, la follia, la collera, la violenza cieca e brutale, la rabbia rossa divampano come un devastante incendio, una folle danza di morte.
I coriandoli colorati diventano cenere e rimane soltanto un bagliore rossastro contro il cielo nero.
King crea una seria dipendenza e tra tutti i suoi libri letti questa estate questo è il mio preferito, in perfetto equilibrio tra orrore e bellezza, amore fragile e disperazione.
Un bambino che risplende come un faro luminoso nella notte più buia, un uomo tormentato, vittima dei propri demoni e di forze oscure e malvagie, una donna che ama e lotta disperatamente per proteggere la sua famiglia, devastata dalla violenza cieca e mostruosa.
King tratteggia l'eterna lotta tra il bene e il male, quando le tenebre sono troppo fitte ci si può smarrire nel buio, perdersi e non trovare più la strada di casa.
A volte il mondo è duro, in balie di forze oscure, accadono cose terribili e inspiegabili, non resta che lottare con coraggio, seguendo la propria strada, tenendo vivo l'amore che ci portiamo dentro, sperare che la notte si diradi e sorga una nuova alba luminosa.
Colonna sonora: Instant Karma! (We All Shine On) John Lennon.



domenica 1 dicembre 2019

Mucchio d'ossa

Mucchio d'ossa, Stephen King
Michael Noonan scrittore di successo, dopo la perdita improvvisa della giovane moglie attraversa un periodo di profonda crisi personale e dolore.
Vaga alla deriva, smarrito, solo e infelice.
Non riesce più a scrivere, è attanagliato dal blocco dello scrittore, soltanto la vista dell'applicazione Word 6 sul pc gli provoca ansia e tremendi attacchi di panico.
La scrittura era la sua passione più grande eppure adesso non riesce a scrivere nemmeno la lista della spesa, panico fuori controllo, torace costretto in una morsa d'acciaio, mancanza di respiro.
Decide di abbandonare la sua casa nel Derry, diventata troppo grande e solitaria e tornare a Sara Laughs nel Maine, la casa al lago, dove lui e la moglie amavano rifugiarsi negli anni felici, in mezzo alla natura, boschi verdeggianti, lago limpido, cielo terso.
C'è qualcosa che lo sta chiamando con forza laggiù, strani sogni, oscuri presagi.
La casa al lago immersa nella natura, in un luogo fuori dalle mappe denominato TR, popolato da un'anziana e coesa comunità locale, gli riserverà non poche sorprese.
Una casa abitata da voci, sussurri, urla e un pianto sommesso, una casa stregata da oscure e misteriose presenze.
Qui Mike in modo del tutto casuale conoscerà la giovane e bella Mattie, una ragazza di vent'anni con un passato duro e difficile alle spalle e Kyra, la sua adorabile bambina di tre anni e lotterà al loro fianco per sottrarle alla malefica influenza del vecchio Max Devore, un uomo potente e senza scrupoli, prepotente e malvagio.
Elementi soprannaturali, vecchie storie di fantasmi si intrecciano con una dura battaglia legale per la custodia della piccola Kyra.
Un romanzo avvincente, una scrittura fluida e coinvolgente che tiene con il fiato sospeso fino alla fine, buona introspezione psicologica dei personaggi, dialoghi interessanti.
Il reale si intreccia con il soprannaturale, i desideri e le passioni umane con avvenimenti misteriosi e inquietanti.
Numerosi i riferimenti letterari da Thomas Hardy a Maugham e Melville con il suo Bartleby lo scrivano.
Un uomo in crisi che deve fare i conti con il suo dolore, una ragazza in lotta contro una comunità ostile, un vecchio senza scrupoli e poi fantasmi, presenze terribili e inquietanti.
Varie le tematiche affrontate nel libro dall'elaborazione del lutto al blocco dello scrittore, dall'amore immortale all'affetto paterno che nasce spontaneo e puro, dal razzismo alla malvagità umana e poi il tempo che corre veloce cancellando sogni e desideri.
Un libro che a suo modo ci parla di amore, amicizia, paura, odio, vendetta, dei nostri fantasmi interiori e di quelli che agitano catene nel buio.
Come diceva un celebre scrittore "anche la più sagace caratterizzazione in un romanzo non è che un mucchio d'ossa", noi stessi lo siamo, eppure c'è qualcosa per cui vale la pena vivere e lottare, allontanando le ombre, combattendo i propri fantasmi.
E dopo la tempesta tremenda che oscura il cielo e sradica gli alberi nulla sarà più come prima.
Un King insolitamente romantico in alcuni passaggi, che svela un lato tenero e sentimentale, ma non contateci troppo è pur sempre il re del brivido e le creature spaventose e terrificanti sono sempre laggiù dietro l'angolo pronte a colpire nel buio.
***
"A confronto del più insignificante essere umano che posi effettivamente il piede sulla faccia della terra e vi proietti la sua ombra, avrebbe affermato Hardy, anche la più sagace caratterizzazione in un romanzo non è che un mucchio d'ossa.
Io lo capivo perché era così che mi sentivo in quegli interminabili giorni di deriva: un mucchio d'ossa."