Gli innamorati di Sylvia (Sylvia’s lovers), Elizabeth Gaskell (1863)
La scrittrice definì questo libro “la storia più triste che
io abbia mai scritto”.
Siamo nel 1796, in un piccolo paese nel nord dell’Inghilterra
dedito alla pesca e alla caccia alle balene, la tranquilla quotidianità viene scossa
dalle terribili bande di coscrizione, sullo sfondo la guerra contro la Francia. Sylvia è
una ragazza bella, spensierata, vivace e innocente, contesa da due uomini, uno colto, tranquillo, stabile
come la terraferma, l’altro ribelle e avventuroso come il mare. Quando la realtà
sognata sembra avverarsi qualcosa irrompe, distruggendo tutto, cambiando
irrimediabilmente il destino dei personaggi. Sylvia ama, odia, soffre. Perde
l’innocenza, la sua ingenua spensieratezza, matura nel dolore. Il tono del
romanzo diventa cupo. Al di là delle vicende amorose, la Gaskell racconta di come
si possa cambiare, mutare, perdonare, perché nulla in fondo è come sembra.
Le pagini finali le ho trovate tra le più intense e
commoventi della narrativa ottocentesca.
Un libro malinconico che non avrei mai voluto smettere di
leggere, un’ intensa analisi delle passioni che agitano l’animo umano, come il
mare oscuro e selvaggio.
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