Oceano mare di Alessandro Baricco
Un romanzo che si ama o si odia, senza mezze misure.
Un romanzo che si ama o si odia, senza mezze misure.
Personalmente ho amato questo libro, il suo stile, le molteplici
allitterazioni, le parole sussurrate che evocano orizzonti lontani, ma parlano
in realtà al nostro io più segreto.
Questo libro è il mare, onde di spuma e parole, quel mare
che non puoi spegnere quando urla di notte, quel mare che vive, respira, terrorizza,
culla, rigenera, salva e a volte uccide.
Sul mare si intrecciano le vicende dei molteplici personaggi,
le loro passioni e paure, l’amore che salva (una ragazzina che non ha visto
nulla e un uomo che ha visto troppo) o distrugge e annienta.
C’è l’essenza stessa della scrittura, svelata nelle pagine
finali.
Un libro dell’anima.
Tutte le volte che mi
trovo sulla riva del mare, “sento” oceano mare, non più libro di carta ma
creatura viva.
In nessun altro testo di questo autore, per quanto ben
scritto, ho mai ritrovato il mistero che Oceano Mare racchiude tra le sue
pagine.
“Se lo guardi non te ne accorgi: di quanto rumore faccia. Ma
nel buio... Tutto quell'infinito diventa solo fragore, muro di suono, urlo
assillante e cieco. Non lo spegni, il mare, quando brucia nella notte.”
“Il mare – vide il barone sui
disegni dei geografi – era lontano. Ma soprattutto – vide nei suoi sogni – era
terribile, esageratamente bello, terribilmente forte – disumano e nemico –
meraviglioso. E poi era colori diversi, odori mai sentiti, suoni sconosciuti –
era l'altro mondo.”
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