Addio alle armi E. Hemingway
Pubblicato nel 1929, in parte autobiografico, l’autore prese
parte alla prima guerra mondiale come guidatore di ambulanza nella croce rossa,
è una storia di amore e guerra, temi che ricorrono anche in altre opere (per
chi suona la campana ad esempio, libro che ho preferito, trovandolo più
complesso, articolato e maturo nello stile)
Il protagonista vuole dimenticare la guerra, stipula “una
pace separata” trovando rifugio nell’amore, fragile barriera contro la violenza
crudele di quei giorni.
Un’aspirazione vana, destinata a naufragare nell’infelicità.
Addio alle armi “ to arms”, alla lotta e alla guerra, ma
addio anche alle braccia, che accolgono, rassicurano, proteggono, e all’amore.
Un romanzo intenso e struggente, ricco di dialoghi brevi, serrati
e suggestive descrizioni, che ci introducono nella mente e nelle emozioni dei
protagonisti. Il paesaggio diventa specchio dello stato d’animo. La pioggia
acquista una valenza allusiva e simbolica, presagio di morte e sciagura.
L’amore come ultimo baluardo e difesa, labile speranza che si
infrange drammaticamente, non resta che vuoto, dolore e solitudine. L’uomo è
impotente ed in balia di un tragico destino, il mondo diventa un deserto
desolato dove nulla può essere generato.
Una scrittura definita perfettamente da Fernanda Pivano come “asciutta,
scabra, severissima prosa intrisa di dramma e di poesia, con quei dialoghi
stellanti, lapidari, inimitabili”. Un libro, censurato in Italia dal regime
fascista, che incarna l’antimilitarismo desolato e disperato dello scrittore, e
riassume il suo credo: “Ero sempre imbarazzato dalle parole sacro, glorioso e
sacrificio, parole astratte come gloria, onore, coraggio e dedizione erano oscene
accanto ai nomi concreti dei villaggi, ai nomi dei fiumi, ai numeri dei
reggimenti.” E ancora “e ora forse è chiaro perché uno scrittore debba
interessarsi al continuo, prepotente, criminale, sporco delitto che è la guerra,
guerre combattute dalla più bella gente che c’è, provocate e iniziate da
precise rivalità economiche e da maiali
che sorgono ad approfittarne”.
“Se la gente porta tanto coraggio in questo mondo, il mondo
deve ucciderla per spezzarla, così naturalmente la uccide. Il mondo spezza
tutti quanti e poi molti sono forti nei punti spezzati. Ma quelli che non
spezza li uccide. Uccide imparzialmente i molti buoni e i molti gentili e i
molti coraggiosi. Se non siete fra questi potete esser certi che ucciderà anche
voi, ma non avrà una particolare premura.”
“Non preoccuparti caro, disse Catherine. Non ho affatto
paura, è solo un trucco sporco.”
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