mercoledì 22 aprile 2015

Io prima di te

Io prima di te, Jojo Moyes (2012)

Ho acquistato questo libro casualmente, quasi d’istinto, lanciando una rapida occhiata alla quarta di copertina,  “a scatola chiusa”, del tutto inconsapevole. Pensavo di aver commesso un errore, la solita storiella melensa mi sono detta. Invece mi sbagliavo. Questo libro è divertente, delicato, toccante, ironico, malinconico.
Il linguaggio è molto semplice, scorrevole, si legge in poche ore.
I personaggi sono vivi, concreti. Affronta con delicatezza e sensibilità temi complessi e dolorosi che spaventano, parla di disabilità, malattia, eutanasia. L’autrice non esprime giudizi morali, su cosa è giusto o cosa è sbagliato. Lascia intendere che è la singola persona a dover decidere liberamente per se stessa, per quanto agli altri questa scelta possa sembrare insopportabile o tremenda.
La prima parte scivola via lieve, ironica, ma poi i toni si fanno più intensi.
Il libro racconta l’incontro tra Lou e Will, due persone opposte, diverse, lontanissime per carattere, stile di vita e destino, le cui strade un giorno si incrociano. Lou è una ragazza di provincia, eccentrica, stravagante e colorata come i suoi bizzarri vestiti, insicura, chiacchierona, con scarsa autostima, non sa ancora cosa vuole dalla vita, si limita a vivere nel suo mondo semplice, angusto e rassicurante, un amore tiepido che non la soddisfa più, un lavoro da cameriera, una famiglia in difficoltà economiche, una sorella intelligente e lei eterna seconda, in ombra. L’improvvisa perdita del lavoro la porterà ad accettare un “incarico” nuovo, come assistente di un disabile, un impegno che inizialmente la spaventa facendola sentire inadeguata.
Una vera e propria sfida.
E qui entra in scena Will che è l’esatto opposto di Lou. Amante della vita e delle donne, degli sport estremi, appassionato, adrenalinico, affascinante, uomo di successo, e poi un brutto incidente in una giornata di pioggia e la vita cambia per sempre. Cambia anche Will, diventando scontroso, sarcastico, duro, ostinato, a volte intrattabile, irremovibile.
La vita per lui perde tutta la sua bellezza, si trasforma in un lento e inesorabile susseguirsi di giornate vuote, tutte uguali, un peso insopportabile, faticosa sopravvivenza.
Li lega inizialmente un contratto di lavoro a tempo determinato, sei mesi.
Una lotta contro il tempo. Piano piano le cose tra loro cambieranno, aumenterà l’intesa.
Lou farà di tutto affinché Will torni a sorridere e ad amare di nuovo la vita, riassaporandone suoni, odori, colori, ma sarà proprio Will ad insegnarle a credere in se stessa, nei propri sogni, a vivere la vita pienamente e con coraggio attimo per attimo, a farla diventare “grande” suo malgrado, uscendo dal guscio.
Questo libro racconta l’amicizia, l’amore, il cambiamento, la fatica del vivere o sopravvivere quotidiano, la dignità del dolore e della malattia, e una scelta personale estrema, difficile.
Lo fa in modo lieve, attraverso dialoghi veloci, frizzanti, senza mai usare toni melodrammatici o facili pietismi.
Ma a volte l’amore non basta. Non c’è salvezza per chi non vuole essere salvato, nessun miracolo, nessun fiabesco lieto fine, ma allora dov’è la forza dirompente di questo amore? La forza di questo amore è essenzialmente libertà, che significa rispetto e accettazione di una scelta, lucida e consapevole, senza imporre la propria volontà.
Empatia, vicinanza, tenerezza, sostegno incondizionato, affetto, presenza costante perché il nemico peggiore si chiama solitudine, abbandono, restare lì insieme quando arriva la notte, anche se in fondo non capisci, non vuoi e sei terrorizzata. Questo libro mi ha fatto riflettere e commuovere, c’è la vita qui dentro, fatta di respiri brevi, quotidianità condivisa, istanti fugaci e bellissimi, sofferenza, disperazione, sorrisi e lacrime.
E’ un libro semplice, diretto, nessun virtuosismo stilistico o raffinatezza linguistica, per molti forse un “romanzetto rosa”, ma mi ha colpito là dove ero senza difese disarmandomi, incollandomi alle pagine e non mi importa di nient’altro. Si potrebbe obiettare il tono lieve, fin troppo “leggero” nell’affrontare una tematica così impegnativa, ma la forza di questo libro sta proprio in questa apparente lievità, nell’ironia, nel parlare di vita, quella da vivere a pieno, quella sprecata stupidamente a nasconderci nel guscio, quella che rimane, e quella che una persona sceglie liberamente e consapevolmente di non voler vivere quando non la reputa più tale.
Da leggere, senza giudicare.

“Ehi, Clarke” disse “raccontami qualcosa di bello.”

Alla fine mi sollevai su un gomito e lo guardai. I suoi occhi, così a lungo affaticati e infelici, sembravano straordinariamente limpidi e rilassati.
Presi il braccio di Will e lo strinsi intorno a me, avvinghiandomi con le braccia e le gambe al suo corpo. Gli presi la mano - quella buona - e intrecciai le mie dita con le sue, e lui me le strinse mentre gli baciavo le nocche. Conoscevo così bene il suo corpo. Lo conoscevo come non avevo mai conosciuto quello di Patrick, i suoi punti di forza e quelli più vulnerabili, le cicatrici e gli odori.

 “Sei scolpita nel mio cuore Clark, fin dal primo giorno in cui sei arrivata con i tuoi abiti ridicoli, le tue terribili battute e la tua totale incapacità di nascondere ogni minima sensazione. Tu hai cambiato la mia vita. Non pensare a me troppo spesso. Vivi bene. Semplicemente, vivi.”

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