Una bambina sbagliata, Cynthia Collu
Una scrittura pulita, lineare, coincisa, un romanzo che
racconta la storia di Thea e della sua famiglia, dall’infanzia all’età adulta,
anni segnati da sofferenze, incomprensioni, difficoltà, tra un padre alcolizzato
e una madre anaffettiva, bisogno d’amore e desiderio di indipendenza, nel
tentativo di sanare le ferite e riconciliarsi col proprio passato. Sullo sfondo
la periferia milanese, grigia e tetra, un romanzo duro, triste, che abbraccia
un’intera generazione accomunata dalla sofferenza e segue il percorso
accidentato che trasformerà la bambina “sbagliata” in donna, alla ricerca di un
riscatto.
Un romanzo dolce e amaro, cupo, doloroso e a suo modo tenero, soprattutto
nei capitoli dove Thea racconta la propria infanzia, il rapporto con i fratelli, mentre gli ultimi scivolano via veloci, quasi affrettati
.Un romanzo malinconico capace di risvegliare ricordi sopiti, riaprire vecchie
ferite, sepolte nel passato e nella propria storia personale.
“Volevo scrivere la storia di un riscatto, di un superamento
della barriera sottile che separa la sofferenza dalla disperazione. Volevo dire
cose possibili, credere che si potesse spezzare il cerchio dell’incapacità di
comunicare, soprattutto amore, tra genitori e figli, tra generazioni. Spezzare
la catena della solitudine che fa rinchiudere ciascuno nella propria tana a
leccarsi le ferite, ringhiando contro chi cerca di avvicinarsi. A poco a poco è
venuta fuori la storia di una bambina e del suo mondo. E’ stato per me
necessario seguirla passo passo mentre cresceva. Ero curiosa di vedere sin dove
sarebbe arrivata e cosa ne sarebbe stato di lei(...)Nel mio romanzo racconto di
una famiglia che esce dal dopoguerra, che ha come pensiero principale il
doversi ricostruire una vita con relativa tranquillità economica. Non c’era né
il tempo né la cultura di seguire la sfera affettiva della prole. Il dramma di
questa mancata comunicazione acuiva la solitudine e la sofferenza e spesso
degenerava in violenza. Non so se il romanzo sia duro per questo, ma per me non
esistono, né conosco, famiglie alla “mulino bianco”.(Cynthia Collu)
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