Le vergini suicide, Jeffrey Eugenides
Drammatico, malsano, intenso, perverso, innocente, malinconico, inquietante, spietato.
La vita delle sorelle
Lisbon bellissime, giovani, infelici, vittime di un’educazione claustrofobica e
bigotta e di una famiglia prigione che le soffoca, una narrazione corale, un
gruppo di giovani che dopo vent’anni
ricordano il loro sogno adolescenziale, quasi un frutto proibito e si
interrogano sul tragico destino delle ragazze.
La scrittura è limpida,
il testo scorrevole, numerose le descrizioni che a volte sembrano rallentare
il ritmo narrativo.
Eroine tragiche e inquiete, insofferenti e fragili, sullo
sfondo un tranquillo e opprimente quartiere residenziale nell’America degli
anni settanta.
“Tutto ciò che vogliamo è che ci
lascino vivere”
“In fondo non contava quanti anni avessero, o che fossero ragazze, ma solo
il fatto che le avevamo amate e che loro non avevano udito il nostro richiamo;
non ci odono neanche adesso che siamo quassù, nella casa sull'albero, con i
capelli radi e un po' di pancia, e le chiamiamo perché escano dalle stanze in
cui sono entrate per trovare la solitudine eterna… le stanze dove non troveremo
mai i pezzi per rimetterle insieme.”
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