Simone de Beauvoir, Memorie di una ragazza perbene (1958)
“Il primo tempo dell’autobiografia di una donna che voleva prima di tutto essere libera.”
Infanzia e adolescenza di una ragazza inquieta, colta, intelligente, 
ribelle, amante della filosofia e della letteratura, alla costante 
ricerca di se stessa e del proprio posto nel mondo, le sue amicizie, i 
suoi primi amori, fino all’incontro con Sartre, il tentativo di 
affrancarsi dal contesto famigliare borghese e conservatore. I suoi
 pensieri, le sue riflessioni più intime, la libertà intellettuale, la 
progressiva rottura con Dio, tutto questo è racchiuso tra pagine di 
straordinaria intensità e bellezza.
“Non regnavo più sul mondo, le facciate delle case, gli sguardi 
indifferenti dei passanti mi esiliavano. Fu per questa ragione  che il 
mio amore per la campagna prese dei colori mistici. Arrivata a 
Meyrignac, i muri crollavano, l’orizzonte si allontanava. Mi perdevo 
nell’infinito pur restando me stessa. Sentivo sulle palpebre il calore 
del sole che brilla per tutti, ma che lì, in quell’istante non 
accarezzava che me. Il vento volteggiava intorno ai pioppi: veniva da 
altri posti, da dovunque, scuoteva lo spazio, e io turbinavo immobile 
fino ai confini della terra. Quando nel cielo si levava la luna, io 
comunicavo con le lontane città, con i deserti, i mari, i villaggi che 
in quel momento si bagnavano nella sua luce. Non ero più una coscienza 
vacante, uno sguardo astratto, ma l’odore ondoso dei campi di grano, 
l’odore intimo delle brughiere, il calore spesso del mezzogiorno, o il 
fremito dei crepuscoli, avevo peso, e tuttavia evaporavo nell’azzurro, 
non avevo più confini.
Guardavo allo specchio quella che gli altri vedevano: non ero io, io ero assente, assente da tutto, dove ritrovarmi?"

 
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