Aspettando Godot, S. Beckett
Aspettando Godot pubblicato nel 1952 è l’opera teatrale più
famosa di Beckett e del suo “teatro dell’assurdo”, come lo definì Martin Esslin
in un saggio. La scena è spoglia, scarna, desolata, c’è solo un albero e rare
foglie, un paesaggio immobile e senza tempo, due uomini (Vladimiro ed Estragone)
due vagabondi attendono in una sperduta strada di campagna il signor Godot, i
loro discorsi sono superficiali e vuoti, a volte litigano, altre volte si
lamentano della loro vita precaria e avvilente. Ogni volta si rinnova l’attesa
fiduciosa e spasmodica ma Godot non arriva, manda soltanto a dire che “oggi non
verrà, ma verrà domani”. Il protagonista è assente.
Si aggiungono poi altri due strampalati
personaggi, strettamente uniti e simbiotici, Pozzo (il padrone)Lucky (il suo
servo) uniti da una corda, che sottolinea il loro stretto legame. Si è visto in
loro il rapporto tra capitalista e forza lavoro, capitalista e
intellettuale.
Ogni volta che Godot manca all’appuntamento i due uomini decidono
di andare via, ma non lo fanno mai. Questo dramma rappresenta il non senso della
vita stessa, l’impossibilità dell’uomo di cambiare la propria condizione, destinato
al fallimento. La parola diventa priva di significato, è ripiegata su se
stessa. Da sempre ci si interroga su chi sia il misterioso Godot. E’ forse Dio?
(God) è forse la ricerca della felicità? La morte? È tutto quello che attendiamo
e speriamo da sempre, che ci spinge ad andare avanti illusi e caparbi? Sono i
nostri sogni infranti che non si realizzeranno mai?
Non è importante stabilire chi o cosa sia esattamente
Godot. Forse è l’attesa stessa che scandisce il lento, inesorabile passare dei giorni. Godot non arriverà mai, tuttavia
noi non possiamo andare via, siamo condannati all’attesa, perché in questa
attesa è racchiusa l’essenza stessa della nostra vita.
Staticità, immobilità apparente, vuoto e non senso. Un
dramma surreale ed essenziale, ricco di
pause e silenzi, registri linguistici e stilistici alti e bassi, che pone
l’accento sulla crisi esistenziale dell’uomo contemporaneo.
“Se avessi saputo chi è Godot, l’avrei scritto nel copione”
Nessun commento:
Posta un commento