martedì 21 aprile 2015

Il canto d'amore


Il canto d’amore di J.Alfred Prufrock, T.S. Eliot

Un monologo drammatico, dove il protagonista, alter ego del poeta e dell’intellettuale, racconta in prima persona il suo viaggio, alla ricerca di un significato esistenziale che non riuscirà a  trovare. Evidente il tributo a Dante nell’epigrafe, Prufrock crede che il suo narrare rimarrà segreto e quindi si racconta  senza paura.
 Egli vive in un inferno, la Londra contemporanea, e questo malgrado il titolo, non è un canto d’amore, per lui è infatti impossibile l’amore, Prufrock incarna  la crisi e l’inquietudine dell’uomo moderno, che soffre il male di vivere, si rivolge a  tutti noi, attraverso il flusso di coscienza ed il verso libero.
Il monologo offre più chiavi di lettura, ha una valenza simbolica, psicologica e realistica.
Nel suo viaggio egli rappresenta l’impotenza, la decadenza, la disillusione dell’uomo moderno che non riesce a vivere e a trovare risposta alle domande fondamentali, e lui del resto  non è “il principe Amleto” ma “un buffone, quasi ridicolo, prudente, cauto, meticoloso” il suo è il canto disperato della disillusione, personale ed universale, e se l’amore non esiste, impossibile e vana la ricerca di qualsiasi significato, ormai vecchio e stanco, incapace di vivere e di abbandonarsi al  suadente canto delle sirene, che “non cantano per lui”, uomo mortale e  inadeguato, non gli resta che annegare nel non senso della realtà.
 Prufrock racchiude in sé lo “spleen” di Baudelaire,  l’inettitudine a vivere di cui parlava anche Svevo, rappresentando perfettamente la crisi dell’uomo e dell’intellettuale moderno.

“…Avrei potuto essere un paio di ruvidi artigli
Che corrono sul fondo di mari silenziosi ...
Ho udito le sirene cantare l’una all’altra.
Non credo che canteranno per me.
Le ho viste al largo cavalcare l’onde
Pettinare la candida chioma dell’onde risospinte:
Quando il vento rigonfia l’acqua bianca e nera.
Ci siamo troppo attardati nelle camere del mare
Con le figlie del mare incoronate d’alghe rosse e brune
Finché le voci umane ci svegliano, e anneghiamo.”

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