martedì 21 aprile 2015

Il bell'Antonio


Il bell’Antonio, Vitaliano Brancati

Romanzo pubblicato nel 1949, ambientato nella Catania fascista e provinciale degli anni 30,che affronta con ironico realismo e malinconico sarcasmo  il dramma personale di Antonio Magnano. Giovane bellissimo, affascinante, seducente, il sogno di tutte le donne, che con un semplice sguardo le manda in delirio, con fama di seduttore seriale, un novello casanova, eppure nulla è come sembra.
 Egli nasconde a tutti il suo personale tormento, una impotenza fisica e psicologica, una  paralisi, un blocco fisico ed emotivo, un gelo, che lo angoscia. Antonio mite, sensibile, indolente, spento, privo di slancio vitale, sballottato dagli eventi, prima invidiato e poi deriso dall’intera comunità, motivo di vergogna  e disonore per la sua famiglia e il padre “virile”, considerato alla fine meno di “uno straccio da piedi”, un essere inutile, umiliato da tutti.
 L’impotenza sessuale di Antonio è chiaramente un’allegoria che allude a ben altra impotenza, la “paralisi” di una intera società che “dietro l’ossessione  politica e sessuale nasconde un vuoto profondo”, il perfetto nulla.
Questo romanzo critica fortemente  il conformismo bigotto della società dell’epoca, che erge a valore assoluto l’apparenza, la forza virile, e cancella, mortifica, calpesta tutto il resto.
Come non provare tenerezza per il bell’Antonio dallo sguardo triste? Che si chiude in casa per la vergogna, incompreso e deriso da tutti?
Ma c’è anche una critica feroce al regime fascista, ai suoi miti retorici, solenni e vuoti.
Il linguaggio è realistico, arguto, in alcuni momenti divertente, in altri serio e cupo, un libro nel complesso di agevole lettura.
Leggendo le peripezie di Antonio, non si può non pensare a Mastroianni, che lo rappresenta perfettamente nell’omonimo film del 1960 diretto da  Mauro Bolognini.
Un libro a tratti comico, ma anche amaro e drammatico.
L’impotenza di Antonio è lo specchio dell’impotenza morale della società stessa, ottusa e ipocrita e dello stesso intellettuale, paralizzato nella propria libertà d’espressione dalla massificazione imperante del regime fascista, che si avvia al declino.

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