Lolita, V. Nabokov
Questo romanzo pubblicato nel 1955 suscitò scandalo per la tematica
affrontata, scabrosa e immorale. Un uomo adulto attratto morbosamente da una
ragazzina, un rapporto incestuoso, innaturale. Non è una storia d’amore, è la storia
di una ossessione perversa, inquietante.
Il professor Humbert è consapevole di questa passione
insana, malata, ma ne è completamente succube, non riesce a liberarsene. Non ci
sono personaggi buoni o innocenti qui
dentro, nessuno cattura davvero la simpatia del lettore, forse soltanto Lolita, una
bambina cresciuta in fretta, infanzia e adolescenza negate, in perenne fuga, seducente e sfrontata, maliziosa e acerba,arrabbiata
col mondo, alla ricerca costante di attenzioni, vittima di un mondo adulto
degenere, di un uomo “malato”, che sembra ritrovare in lei lo specchio del suo
primo amore adolescenziale.
Un alibi forse per una passione proibita, un tentativo di ”
lavare la propria coscienza sporca”.
Una scrittura intensa, realistica, cinica, cruda, mai volgare, un
baratro oscuro che pagina dopo pagina inghiotte tutto in una nera spirale di violenza. Non c’è amore, non c’è
speranza, non c’è salvezza per nessuno, non c’è innocenza, non c’è futuro
possibile, un romanzo buio, cupo, duro, profondamente negativo. Conturbante, disturbante, tragico. Un
abisso di passioni malsane che lascia increduli, svuotati e sgomenti.
“Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e
quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola.
Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era
sempre Lolita."
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