martedì 21 aprile 2015

Lolita


Lolita, V. Nabokov

Questo romanzo pubblicato nel  1955 suscitò scandalo per la tematica affrontata, scabrosa e immorale. Un uomo adulto attratto morbosamente da una ragazzina, un rapporto incestuoso, innaturale. Non è una storia d’amore, è la storia di una ossessione perversa, inquietante.
Il professor Humbert è consapevole di questa passione insana, malata, ma ne è completamente succube, non riesce a liberarsene. Non ci sono personaggi  buoni o innocenti qui dentro, nessuno cattura davvero la simpatia del lettore, forse soltanto Lolita, una bambina cresciuta in fretta, infanzia e adolescenza negate, in perenne fuga,  seducente e sfrontata, maliziosa e acerba,arrabbiata col mondo, alla ricerca costante di attenzioni, vittima di un mondo adulto degenere, di un uomo “malato”, che sembra ritrovare in lei lo specchio del suo primo amore adolescenziale.
Un alibi forse per una passione proibita, un tentativo di ” lavare la propria coscienza sporca”.
Una scrittura intensa, realistica, cinica, cruda, mai volgare, un baratro oscuro che pagina dopo pagina inghiotte tutto in una nera  spirale di violenza. Non c’è amore, non c’è speranza, non c’è salvezza per nessuno, non c’è innocenza, non c’è futuro possibile, un romanzo buio, cupo, duro, profondamente negativo. Conturbante, disturbante, tragico. Un abisso di passioni malsane che lascia increduli, svuotati e sgomenti.

“Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita."
 

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