martedì 21 aprile 2015

La valle dell'Eden


La valle dell’Eden, John Steinbeck

Questo romanzo pubblicato nel 1952 rappresenta una delle sue opere più importanti, è una epopea famigliare, la storia complessa e tormentata di due famiglie ( i Trask e gli Hamilton) attraversa diverse generazioni, e copre un arco temporale ampio che va dalla guerra civile americana alla prima guerra mondiale. Viene narrata anche  la storia di Cathy Ames “ a psychic monster”, l’incarnazione stessa del male, anche se alcune vicende mi sono sembrate poco verosimili, una malvagità  assoluta che a volte diventa quasi grottesca.
Il titolo del romanzo rimanda direttamente al libro della  Genesi “Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, a oriente di Eden”, che nel libro corrisponde simbolicamente  alla valle attraversata dal fiume Salinas, nella California settentrionale.
Molteplici le tematiche affrontate: l’eterna lotta tra il bene ed il male, bisogno d’amore, passione, malvagità, peccato, colpa, autodistruzione, salvezza, riscatto, libertà.
Una feroce  lotta  tra impulsi ancestrali e irrazionali.
 I nomi  con le iniziali “A C” all’interno della famiglia Trask rimandano simbolicamente ai “buoni” e ai “cattivi”, a Caino ed Abele, quasi “un marchio che si tramanda di generazione in generazione”.
Come disse lo stesso scrittore “abbiamo solo una storia, tutti i romanzi, tutta la poesia si reggono sull’infinità lotta, in noi, tra bene e male. E penso che il male debba essere continuamente ritessuto, mentre il bene e la virtù sono immortali. Il vizio ha sempre un volto nuovo, giovane e fresco, mentre la virtù è venerabile più di ogni altra cosa al mondo”. L’essenza stessa del romanzo.
Saga famigliare dunque, ma anche dramma allegorico, ciò che libera l’uomo dal senso di  colpa  che qui è anche mancanza d’affetto, del padre in primo luogo e rigenera e salva è la consapevolezza della libertà, libertà di essere, scegliere, trovare la propria strada, amare e sperare.
Tutto questo è racchiuso nella parola ebraica “timshel”, tu puoi, una promessa e una speranza di salvezza.
Una prosa sublime, simbolica  e realistica al tempo stesso, intense e indimenticabili le descrizioni.

 “…C’è dentro quasi tutto quello che ho, ci sono dolore ed euforia, momenti buoni e cattivi, pensieri buoni e cattivi, il piacere del progetto e un po’ di disperazione e l’indescrivibile gioia della creazione…”

“Vai avanti con la recita Adam.
Quale recita?
Fai finta di essere vivo, come fosse una commedia. E dopo un po’, dopo un bel po’, diventa vero.
E perché dovrei? chiese Adam.
 Samuel guardava i gemelli.” Lasciamo sempre qualcosa in eredità, qualsiasi cosa facciamo e anche se non facciamo niente. Anche se abbandoni tutto, cresceranno le erbacce e i rovi.
Qualcosa cresce sempre.”

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