Il coperchio del mare, Banana Yoshimoto
Il racconto di una tenera
amicizia, un libro lieve, delicato, malinconico. Quasi un sussurro.
Mari dopo la laurea torna nel suo
paese natale aprendo un piccolo chiosco di granite sulla spiaggia, qui conosce
la piccola Hajime ragazzina inquieta e fragile, che racchiude un immenso dolore nel corpo e nell’anima.
Il linguaggio è limpido, così come
la trama. La riscoperta del valore delle cose semplici ed essenziali, il legame con la
natura, deturpata dall’inquinamento, l’importanza dell’amicizia, che aiuta le
protagoniste nella crescita personale e argina il dolore, e poi il mare con i
suoi profumi e colori, che calma e dà sollievo.
Un libro pulito, che trasmette serenità, senza
inutile clamore.
Un acquerello di colori tenui.
Anche nell'"Abito di piume" ho percepito la stessa particolare ed inconfondibile atmosfera,
che la scrittrice riesce ad evocare sapientemente.
‟Alla fine dell'estate chi è stato l'ultimo a uscire
dal mare?
L'ultimo è tornato a casa senza chiudere il coperchio del mare
E da allora per tutto questo tempo il mare è rimasto scoperchiato
I ciliegi, le dalie, le creste di gallo
I girasoli, le margherite e i papaveri
Perché continuano a fiorire
Ancora e ancora
In questo mondo senza te?”
L'ultimo è tornato a casa senza chiudere il coperchio del mare
E da allora per tutto questo tempo il mare è rimasto scoperchiato
I ciliegi, le dalie, le creste di gallo
I girasoli, le margherite e i papaveri
Perché continuano a fiorire
Ancora e ancora
In questo mondo senza te?”
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