On the Road, Jack Kerouac
Fortemente autobiografico, pubblicato nel 1957,è considerato
la bibbia della “Beat Generation”, movimento artistico, letterario e filosofico
nell’America degli anni 50, che fu innovazione stilistica, anticonformismo, rifiuto
delle regole convenzionali, ribellione e molto altro. Basato
sugli appunti di viaggio dello scrittore, il romanzo racconta il viaggio “sulla
strada,” attraverso il vasto territorio americano, di due giovani amici, inquieti
e folli, le loro peripezie e i loro incontri. Questo libro è pura sete di
avventura, sogno, musica, viaggio fisico ed emozionale, reale e simbolico, infinito,
fusione con la natura, misticismo, ricerca di sé e della propria identità. Dopo
averlo letto ho provato l’impulso irrefrenabile di mettermi in viaggio, evadere
dai soliti schemi, bruciare chilometri, cielo e libertà. Questa sete inesauribile
di avventura diventa però malinconia, autodistruzione, vagabondaggio, senso di
vuoto, personale e universale, delusione ed è proprio questa la molla che spinge
a rimettersi di nuovo in viaggio, ancora
e ancora, nel tentativo di colmare il crescente malessere, l’ansia, il male di
vivere. Ciò che conta è il viaggio, non la meta. Innovativo anche il linguaggio, che diventa gergale,
quotidiano e lo stile veloce, ritmato, quasi un’auto in corsa. Seneca secoli
prima aveva scritto “occorre cambiare l’animo, non il cielo”, Kerouac ribalta
questa prospettiva, incarnando l’eterno mito del viaggio, della disperata e continua
ricerca di un altrove indefinito, di una intera generazione ribelle, bruciata, maledetta.
“Le nostre valigie logore stavano di nuovo ammucchiate sul
marciapiede; avevano altro e più lungo cammino da percorrere. Ma non importa,
la strada è vita.”
“Sal, dobbiamo andare
e non fermarci mai finché non arriviamo.
– Per andare dove, amico?
– Non lo so, ma dobbiamo andare.”
– Per andare dove, amico?
– Non lo so, ma dobbiamo andare.”
"A me piacciono troppe cose
e io mi ritrovo sempre confuso e impegolato a correre da una stella cadente
all'altra finché non precipito. Questa è la notte e quel che ti combina. Non
avevo niente da offrire a nessuno eccetto la mia stessa confusione."
“Perché le uniche persone che esistono per me sono i pazzi, i
pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza, i pazzi del tutto e
subito, quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità, ma
bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi d’artificio gialli che
esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce
azzurra e tutti fanno Ooooh!"
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