“La mia mano destra è una rondine
La mia sinistra un cipresso
Da davanti la mia testa è un uomo vivo
E da dietro un uomo morto”
La tregua
è “sospensione temporanea di una lotta, che conserva tuttavia un
atteggiamento di sospetto e diffidenza contro un possibile attacco
avversario.” E’ calma, quiete appagante e sospesa, desiderio, soffio vitale
di aria pura in un’esistenza stagnante, un’oasi nel deserto della
grigia e monotona quotidianità. La tregua che concede la vita è una ragazza giovane e bella di nome Avellaneda.
Il protagonista di questo romanzo è un vedovo maturo, impiegato equilibrato e metodico sul lavoro, contabilità e numeri sterili, tre figli adulti, pochi amici, molta solitudine. All’improvviso l’incontro con una donna coinvolgente. E da lì tutto cambia, la vita torna a fiorire e a sorridere di nuovo. La tregua è ridente speranza, una nuova primavera carica di sogni e promesse. Ma è solo una tregua, non la felicità, una parentesi intensa e maledettamente breve nell’oceano immobile dei giorni. Dopo ancora più forti riaffioreranno solitudine, vuoto, tristezza, desolazione, piatta bonaccia.
Un romanzo malinconico, intenso, disincantato, uno stile asciutto, essenziale, una riflessione attenta e disillusa sull’esistenza umana.
“È questo il mistero: prima di cominciare a dimenticare, bisogna ricordare, bisogna cominciare a ricordare.
Mi dava la mano e non avevo bisogno d’altro. Mi bastava per sentirmi accolto. Più che baciarla, più che stare vicini, più di ogni altra cosa, mi dava la mano. E questo era amore.
È evidente che Dio mi ha
riservato un destino oscuro. Non proprio crudele. Semplicemente oscuro. È
evidente pure che mi ha concesso una tregua. All’inizio, mi sono
rifiutato di credere che potesse essere la felicità. Mi sono opposto con
tutte le mie forze, poi mi sono dato per vinto, e ci ho creduto. Ma non
era la felicità, era solo una tregua. Adesso, sono nuovamente preso nel
mio destino. Ed è più oscuro di prima, assai più oscuro.”
Il protagonista di questo romanzo è un vedovo maturo, impiegato equilibrato e metodico sul lavoro, contabilità e numeri sterili, tre figli adulti, pochi amici, molta solitudine. All’improvviso l’incontro con una donna coinvolgente. E da lì tutto cambia, la vita torna a fiorire e a sorridere di nuovo. La tregua è ridente speranza, una nuova primavera carica di sogni e promesse. Ma è solo una tregua, non la felicità, una parentesi intensa e maledettamente breve nell’oceano immobile dei giorni. Dopo ancora più forti riaffioreranno solitudine, vuoto, tristezza, desolazione, piatta bonaccia.
Un romanzo malinconico, intenso, disincantato, uno stile asciutto, essenziale, una riflessione attenta e disillusa sull’esistenza umana.
“È questo il mistero: prima di cominciare a dimenticare, bisogna ricordare, bisogna cominciare a ricordare.
Mi dava la mano e non avevo bisogno d’altro. Mi bastava per sentirmi accolto. Più che baciarla, più che stare vicini, più di ogni altra cosa, mi dava la mano. E questo era amore.
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