martedì 21 aprile 2015

Che tu sia per me il coltello


Che tu sia per me il coltello, David Grossman

Il titolo di questo romanzo rimanda a Kafka, alle struggenti lettere a Milena, un’altra storia, un’altra musica, un altro pianeta, senza nulla togliere al romanzo di Grossman che comunque mi ha emozionato, intenso e poetico a suo modo.
Un romanzo epistolare, un dialogo intimo, segreto tra  due anime che si incontrano, si mettono a nudo, si tormentano, si sfiorano, fanno idealmente l’amore, sviscerano le proprie sofferenze, disseppellendo da cumuli di detriti e dolore il proprio io più autentico, primitivo, tutto questo attraverso la parola.
Un amore incorporeo, spirituale, che vive in una propria dimensione.
La realtà tangibile, fisica, ingombrante, ne decreta la morte ( “E cosa c'entriamo noi con la realtà? Che spazio sarebbe disposta a lasciarci?”)
La parola, la scrittura è la vera protagonista del libro. Il tormento e l’estasi della parola, quasi folle, desiderio impossibile, coltello che lacera e riporta alla luce ciò che è sepolto nel profondo e forse libera e riconcilia con se stessi ed il proprio passato.
Catartica la pioggia che lava via inibizioni, costrizioni, purifica e salva.
Il linguaggio come strumento di conoscenza e analisi di sé e dell’altro, antidoto alla solitudine e all’angoscia irrisolta del quotidiano.
Non è un libro semplice, intenso e  avvolgente, sublime lo stile.

“Un romanzo ‘impudico’, che mostra quanta strada bisogna percorrere per vincere la paura e arrivare a toccare liberamente, con pienezza, l’anima (e il corpo) di un altro essere umano”.
 

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