I racconti di questa raccolta sono folli, rivoluzionari, cervelloticamente geniali.
Prendete il racconto tradizionale, scomponetelo in tanti minuscoli pezzettini e poi fatelo volare giù dalla finestra, qui c'è qualcosa di assolutamente nuovo e dirompente. Una lettura che ha assorbito tutta la mia attenzione e le mie energie. Non puoi leggere Wallace inserendo il pilota automatico, devi concentrarti su ogni singola parola, frase, periodo.
Un sentiero impervio e tortuoso e poi una vista mozzafiato.
Seguire la danza vorticosa e frenetica delle parole, perdersi nei pensieri caotici che affiorano tra le pagine, onde d'inchiostro ribollenti e vive.
In ogni parola c'è lo scrittore, si avverte la sua ingombrante presenza ovunque, con una scrittura cerebrale, artificiosa, pirotecnica, innovativa, originale, ironica, che travolge e stravolge, che non dà tregua. Racconti sospesi nel vuoto, indefiniti nel finale aperto, racconti che lasciano intravedere l'abisso che abbiamo sotto i piedi, un baratro profondo e buio che non ci inghiotte, lo intravediamo soltanto e poi facciamo in tempo a fare un passo indietro.
Io l'ho intravisto.
Un libro che a tratti mi ha trasmesso angoscia, inquietudine. Un libro straordinario, non avevo mai letto nulla di così follemente geniale.
In particolare sono rimasta incantata dal primo racconto e dall'ultimo.
Racconti che parlano d'amore e vita, di quanto sia faticoso, difficile, assurdo, poetico, doloroso, complicato esistere, che mettono a nudo impietosamente le nevrosi, le ossessioni, le paure, le follie, gli incubi che l'uomo contemporaneo si porta dentro. Questo libro è stato il mio primo Wallace, sono terrorizzata e tentata da questa scrittura, che è una sfida, una vertigine, un salto nel vuoto, un labirinto dove smarrirsi e poi ritrovarsi, lasciandosi guidare dal gioco magico e perverso delle parole, dalla loro forza travolgente.
"Di' che il senso dell'amore sta tutto nel tentativo di infilare le dita nei buchi della maschera della persona che ami. Di far presa in qualche maniera su quella maschera, e chi se ne importa di come ci riesci".
"Poi digli di guardare da vicino la faccia degli uomini. Digli di stare perfettamente fermi, per un po' di tempo, e di guardare in faccia un uomo. Sulla faccia degli uomini non c'è niente. Guarda da vicino. Digli di guardare bene. E non quello che fa la faccia: le facce degli uomini non stanno mai ferme, sono come antenne. Ma l'unica cosa che fanno è spostarsi da una configurazione all'altra di pura inespressività".
Faye cerca gli occhi di Julie nello specchio.
"Digli che nelle maschere degli uomini non ci sono buchi dove infilare le dita. Digli come si potrebbe mai anche solo sperare di amare qualcosa su cui non si può far presa".
Julie gira la poltrona del trucco e guarda Faye.
"E' in questi momenti che ti amo, se ti amo, quando la tua faccia si muove e assume un'espressione. Cerca di guardare fuori da te stessa, in maniera diversa, sempre".
(...) I mari sono mari solo quando si muovono. Sono le onde a impedire che i mari siano semplicemente delle enormi pozzanghere. I mari sono fatti soltanto dalle loro onde. E ogni onda del mare è destinata a incontrare ciò verso cui si muove, e a infrangersi.
(Piccoli animali senza espressione)
"Dico Mayfly con te non so più cosa fare o cosa dire o a cosa credere. Ma ci sono delle cose che so per certe. So che io sto diventando vecchio e tu no. E che ti do tutto quello che ho da darti, con le mani e con il cuore. Tutto quello che ho dentro di me te l'ho dato a te. Tengo duro e lavoro sodo ogni giorno. Ho fatto di te l'unica ragione che ho per fare quello che faccio sempre. Ho cercato di costruire una casa per te, una casa di cui facessi parte, e che fosse una bella casa.
Dico Mayfly il mio cuore ha fatto il giro del mondo e ritorno per te ma ho quarantotto anni.
È ora che la smetto di lasciarmi semplicemente trascinare dalle cose. Devo usare quel po' di tempo che ancora mi resta per cercare di sistemare tutto e stare bene. Devo provare a stare come ho bisogno di stare. In me ci sono delle esigenze che tu non riesci neanche più a vedere, perché ci sono troppe esigenze tue di mezzo.
Lei non dice nulla e io guardo la sua finestra e sento che lei sa che io so, e seduta sul mio divano fa un movimento. Ripiega le gambe sotto di sé, ha un paio di pantaloncini.
Dico in fondo non mi importa di quello che ho visto o credo di aver visto. Non è più quello il punto. So che io sto diventando vecchio e tu no. Ma ora mi sento come se ci fosse tutto me stesso che va verso te mentre di te in cambio non mi viene più niente.
Ha i capelli tirati su con un fermaglio e delle forcine e si tiene il mento con la mano, è mattina presto, sembra che stia sognando rivolta verso la luce pulita che entra dalla finestra bagnata sopra il mio divano.
È tutto verde, dice. Guarda com'è tutto verde Mitch. Come fai a dire di provare certe cose quando fuori è tutto così verde.
La finestra sopra il lavello del mio cucinino è stata ripulita dal violento acquazzone di stanotte e ora è una mattina di sole, è ancora presto, e fuori c'è un casino di verde. Gli alberi sono verdi e quel po' d'erba che c'è oltre i dossi rallentatori è verde e allisciata. Ma non è tutto quanto verde. Le altre roulotte non sono verdi e il mio tavolino lì fuori con le pozzanghere allineate e le lattine di birra e le cicche che galleggiano nei portacenere non è verde, né il mio furgone, o la ghiaia della piazzola, o il triciclo che sta rovesciato su un fianco sotto un filo per il bucato sopra accanto alla roulotte vicina, dove c'è uno che ha fatto dei bambini.
È tutto verde sta dicendo lei. Lo sta sussurrando e il sussurro non è più rivolto a me lo so.
Getto la sigaretta e volto bruscamente le spalle al mattino con il sapore di qualcosa di vero in bocca. Mi volto bruscamente verso di lei che sta sul divano in piena luce.
Da dov'è seduta sta guardando fuori, e io guardo lei, e c'è qualcosa in me che non si riesce a chiudere, nel guardarla.
Mayfly ha un corpo. E lei è la mia mattina. Dite il suo nome".
( È tutto verde)