martedì 24 ottobre 2017

La sala da ballo

La sala da ballo, Anna Hope

Ci sono fiori che spuntano in posti impensabili, agli angoli di strade polverose, nel cemento, nelle crepe dei muri, sopravvivendo in ambienti ostili, aridi e asfittici. Tenui e fragili, in balia di venti contrari e correnti resistono a tutto, deboli fiammelle nella notte più nera.
Nei primi del novecento tra boschi verdi e brughiera selvaggia il manicomio di Sharston racchiude e imprigiona dolori, frustrazioni, nevrosi, sogni spezzati, follie di uomini e donne comuni.
Ella, Clem, John, il dottor Fuller sono i protagonisti di questo romanzo, quello che accade lo vediamo attraverso i loro occhi. Ella una semplice filandaia che vuole vedere un pezzetto di cielo durante un turno di lavoro e si ritrova rinchiusa, John un uomo malinconico e sensibile dal passato doloroso, Clem una ragazza agiata che ama i libri, che sa rendersi invisibile e farsi del male, sfogando sul proprio corpo l'infelicità muta e senza nome che si porta dentro. E infine il dottor Fuller medico appassionato di eugenetica e violino, che crede nel potere terapeutico della musica e della danza. Un personaggio irrisolto, frustrato, che subirà una vera e propria metamorfosi nel corso del libro.
E' proprio grazie a lui che i pazienti avranno l'occasione di danzare una volta a settimana nella sala da ballo, finalmente liberi di essere se stessi ed entrare in sintonia con l'altro. Proprio durante un ballo nascerà un amore fatto di sguardi, lettere, piccoli regali inattesi, un fiore selvatico, una foglia, una piuma, timide attese e coraggiose promesse.
Un libro scorrevole, di agevole lettura, che cattura l'attenzione del lettore con il susseguirsi rapido degli avvenimenti, che cerca di indagare nella mente e nell'anima dei suoi protagonisti, mettendo in luce ombre paure inquietudini.
Manca tuttavia una seria introspezione psicologica dei personaggi, alcune dinamiche complesse potevano essere approfondite maggiormente, a volte è come se tutto fosse descritto in modo un po' superficiale. Mi aspettavo di più da questo libro, anche se nel complesso mi è piaciuto. Forse però alcuni aspetti potevano essere trattati con maggiore profondità.


"Lei il cielo voleva vederlo. E così il giorno prima, che sarebbe stato un giorno come tutti gli altri ma ormai non lo era più, Ella aveva fatto sgusciare da sotto i piedi una cesta di rocchetti vuoti, ne aveva preso uno e lo aveva scagliato verso la finestra più vicina. Il vetro opalino era andato in frantumi, e lei si era alzata ansimando, stordita dallo schiaffo d'aria fredda. Aveva intravisto l'orizzonte. La promessa scura e sinistra della brughiera."


 

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