giovedì 7 settembre 2017

Cicatrice

Cicatrice, Sara Mesa

"Sentire la mancanza di un istante è sentire la mancanza di ciò che eravamo un tempo"

Sonia ha ventidue anni, un lavoro noioso, monotono, assurdo, alienante "la vita fuori, che mai, mai entra lì dentro", una famiglia gabbia che le sta stretta, per sopravvivere al tedio delle ore in ufficio si iscrive a un forum letterario, "distrazione e gioco, un intrattenimento stimolante che le permette di prendere fiato e ampliare le dimensioni dell'ufficio", dove i membri discutono di libri e non solo, partecipa con curiosità a una loro cena, un'occasione insolita e divertente, che si rivelerà un'esperienza deludente, tempo perso.
E poi improvvisamente, quando sta per cancellarsi dal forum, le arriva un inaspettato messaggio da qualcuno che non conosce e non era presente alla cena, ma che ha sentito parlare di lei.
Un personaggio strambo, misterioso, un ladro per vocazione e un amante appassionato di libri, un autodidatta, solitario e individualista, di cui non conosceremo mai il nome reale ma soltanto i pensieri, le riflessioni, le manie, la logica delirante, la paranoia, l'incondizionata devozione, il perfezionismo implacabile, le piccole grandi ossessioni, i costosi e seducenti regali che inizialmente cullano l'ego, accarezzano la vanità e poi soffocano.
In cambio Knut Hamsun, questo il suo pseudonimo come lo scrittore norvegese collaborazionista, chiede soltanto presenza, dialogo, attenzione costante.
A poco a poco affiorano incomunicabilità, incomprensione, finzione, tutto diventa eccessivo e opprimente. Entrambi sono vittima e carnefice, prigioniero e carceriere dell'altro. Il computer diventa lo specchio deformante che riflette e amplifica fragilità, ansie, paure, fantasie.
Questo libro, un diario a due voci, descrive il rapporto altalenante, morboso, fuori da ogni logica tra Sonia e Knut, navigatori solitari in un oceano immenso di pixel, una rete gigantesca nella quale ci dibattiamo tutti per noia, curiosità, solitudine. Lo strambo, onnipresente, tenace, devoto, perverso Knut non è poi così lontano.
Uno stile scorrevole, diretto, cristallino, un'analisi lucida e graffiante di quando l'universo virtuale si intreccia indissolubilmente con quello reale, là dove i confini sono labili e indefiniti  l'immaginazione sfrenata cresce a dismisura e tutto diventa grottesco e imperfetto gioco delirante, ossessione pericolosa, dipendenza, una brutta cicatrice incisa sulla pelle e nell'anima.
Cicatrice, l'amore (?) ossessione tradotto ai tempi di internet.

"T'immagini Joyce o Kafka in un circolo dei lettori?"

" Sonia mette tutto in dubbio. Ci sono persone che accedono quotidianamente, a qualsiasi ora, e persone che non si vedono quasi mai; ce ne sono di loquaci e parche, prevedibili ed enigmatiche, aggressive e sottomesse, classiche e snob. Ci sono anche molte persone sole che cercano di sedurre, strane personalità che s'ingelosiscono, si offuscano, fanno pressioni e lottano per avere la leadership sul gruppo (...) Lei intuisce che i più enigmatici, gli anormali, gli eccentrici ed emarginati, quelli che in realtà risvegliano la sua curiosità, non si vedranno da quelle parti."

"Aveva una testa straordinaria. Non poteva fare altro che comportarsi così. Era fuori dal normale. E' quello che penso. Davvero quello che penso. Si comportava così perché aveva bisogno di uscire dalla volgarità. Pensa: nascere con quel cervello e non avere nient'altro che quello. Il tuo cervello e tutto intorno è volgarità. Non ti resta altro che rifiutare tutto, minarlo da dentro, distruggerlo. Rifiutava persino il suo nome, un nome normale, come quello che hanno, non so... milioni di persone? Si faceva chiamare in un altro modo, te l'ho detto?"

"No, non dovrebbe spaventarsi. Ogni parola ha il suo rovescio. Guarda dietro, le dice, e mi troverai lì ad aspettarti, mi troverai lì ad aspettarti, tremante e insicuro."

"Continuare. Nonostante tutto, continuare. Una spirale senza fine. Buchi, necessità, mancanze. Parole, etichette, scatole, prezzi. Salgono passeggeri. Tutto sempre in eccesso. L'Espansione. Filtrazione. Apparire in ogni spiraglio.
In quello che legge. In quello che scrive. In quello che indossa. In quello che pensa. La sua pretesa. E la finzione di sottomissione. Di accettazione. Di amore. Finge di leggere, finge di scrivere, finge di indossare, finge di pensare. Fingere Verdù. Fingere di volerlo vedere. Fingere che sia l'anima gemella. Fingersi madre. Fingersi figlia. Fingersi sorella. Fingere stupore. Fingere rabbia.
Una pioggerellina leggera sui finestrini.
Delle scarpe conservate in un armadio mezzo vuoto. Che non vuole mettersi. Che non può regalare. Che non può vendere. Che non vuole buttare. Che non vuole restituire.
Le gocce scivolano sul vetro (...)
Sai quello che diceva Proust a proposito della menzogna?
Glielo ha detto quella stessa mattina. Ed è bello. Ed è vero.
La menzogna è essenziale perché la verità è incomunicabile.
Ora piove con più intensità. Lei si farebbe forse uno o due bicchieri.
Non può, si dice.
Ma sì che può. Certo che può."

" In questo momento non penso che riuscirò a dimenticarti, ma l'oblio lavora da solo, come il passare del tempo. Sarà invece più difficile che tu ti dimentichi di me. Te ne accorgerai in futuro.
Se la morte non mi concede il desiderio di sparire nel modo più impersonale possibile, mi piacerebbe che il mio epitaffio fosse : "Voleva solo scappare."
Solo questo."

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