lunedì 18 novembre 2019

Cuori in Atlantide

Cuori in Atlantide, Stephen King
Un romanzo composto da cinque racconti che coprono un lungo arco temporale dal 1960 al 1999, raccontando le peripezie di tre ragazzini dagli undici ai cinquant'anni volati in un soffio e in mezzo una vita intera fatta di sogni, speranze, magia, rabbia, sconfitte, errori, paura, orrore, no non quello dei mostri a cui ci ha abituato il re dell' horror, orrore vero, l'orrore "verde", la guerra, il Vietnam, che ha segnato per sempre quella generazione, i morti, i sopravvissuti, i superstiti, i reduci.
Nel primo racconto "Uomini bassi in soprabito giallo" incontriamo tre ragazzini di undici anni, legati da una forte amicizia e tanti sogni, ingenui e innocenti.
Vivono a Harwich, una piccola cittadina nel Connecticut, l'estate è alle porte, una lunga, intensa estate che sarà difficile dimenticare.
Bobby Garfield, capelli rossi a spazzola, sogna una bici per il suo compleanno e invece riceverà una tessera nuova per la biblioteca sezione adulti, un ottimo regalo per un appassionato lettore.
Carol Gerber, occhioni azzurri che brillano, capelli biondi e un sorriso con fossette, ha una cotta per Bobby, lo trova "stratosto" proprio perché lui non sa di esserlo.
E infine Sully John, il miglior amico di Bobby che da grande vuole fare il mago e girare il mondo.
Un arrivo inaspettato e sorprendente sconvolgerà quell'estate, un uomo misterioso, Ted Brautigan, che si materializza dal nulla, capelli bianchi sottili, viso scarno e stanco, intensi occhi azzurri, pochi sacchetti di carta tra le mani.
Tra Bobby e il nuovo vicino di casa si instaura da subito un forte legame di amicizia, attraverso la passione per i libri.
Eppure la madre di Bobby è diffidente, non si fida di quell'uomo.
Ted e i suoi libri, i discorsi sul tempo "il vecchio imbroglione calvo", Ted e il suo passato misterioso, i suoi enigmatici poteri, Ted che a volte si perde e vaga lontano, Ted braccato da strani personaggi, uomini bassi in soprabito giallo, stupidi e pericolosi.
Bobby è incredulo e affascinato da quel mistero.
In questo racconto ci sono numerosi riferimenti alla saga della Torre nera, Ted ne è un personaggio chiave, non amando il genere fantasy non so cosa sia un "frangitore," Ted lo è, ma questo non pregiudica la comprensione del racconto.
Ci sono altri mondi più vasti ed è a questi che Ted appartiene.
Le tematiche che si snodano in questo racconto sono l'amicizia, la perdita dell'innocenza, la lotta tra il bene e il male, il bullismo, le difficoltà e i problemi familiari, il tutto complicato da un universo magico e oscuro.
Il mondo è pieno di uomini bassi in soprabito giallo, cattivi e ottusi, e crescendo Bobby scoprirà che non sempre sono mostri che provengono da altre dimensioni.
Nel secondo racconto che dà il titolo alla raccolta, Cuori in Atlantide, siamo nel Maine, nell'ambiente universitario dei caldi e caotici anni sessanta.
Studenti smarriti, confusi, incerti sul futuro, tra musica, risate, stregati da un gioco di carte, Cuori appunto, una vera e propria droga, dove danno la caccia alla regina stronza, tra notti insonni e sigarette.
Sullo sfondo soffia sempre più impetuoso un vento di guerra, se canni agli esami lo zio Sam ti chiamerà a sé, mentre dall'altro lato cresce il movimento pacifista, quel simbolo misterioso, quella "grande zampa di passero" disegnata su giacche e quaderni.
Pete, Skip, Ronnie, Jones, Nate e di nuovo Carol, il personaggio che lega insieme tutti e cinque i racconti, Carol ormai cresciuta che lotta per i suoi ideali di pace.
Sono giovani, ribelli, vogliono cambiare il mondo, immersi in un universo nebuloso e ideale, la mitica terra di Atlantide, prima che il vento della storia la inabissi per sempre.
Nei due racconti successivi "Willie il cieco" e "Perché siamo finiti in Vietnam", la tematica della guerra si fa prevalente, attraverso i terribili ricordi dei reduci, la loro lucida follia, quel passato che li tormenta e non li lascia in pace, le ferite del corpo sono guarite ma non quelle dell'anima, menti devastate da incubi, allucinazioni deliranti e oscure visioni.
Alcolizzati, depressi, aspiranti suicidi, infelici, smarriti, perduti, spezzati dentro.
La giungla, la polvere, i Vietcong, il rumore incessante degli elicotteri, la barbarie, il sangue che vuole altro sangue, la ferocia che trasforma dei ventenni in assassini.
Il Vietnam una tomba gigantesca, un cimitero a cielo aperto che ha inghiottito un'intera generazione e ha inabissato per sempre la mitica Atlantide.
È questo l'orrore di cui parlavo all'inizio, viene fuori in questi due racconti, esplode con la violenza dei ricordi quando non te lo aspetti.
No, non ci sono guerre giuste, la guerra è sempre sbagliata come le bombe, come la violenza.
Nell'ultimo racconto, il più breve, i nostri eroi sono ormai adulti, cinquantenni ingrigiti e dai capelli radi, nel loro bagaglio hanno molti ricordi, qualche rimpianto, nostalgici, malinconici ma non hanno perso del tutto la speranza, quella scintilla magica nascosta sotto lo strato polveroso del tempo, mentre avanza la notte.
Questo libro è stato il mio primo King.
Una scrittura intensa, appassionante, vibrante, originale, fluida, che commuove, stupisce, fa sorridere a volte, emoziona, ti lascia un nodo in gola e una forte malinconia.
Racconta l'innocenza perduta, la guerra, l'orrore, l'eterna lotta tra il bene e il male, le scelte, gli errori, le sconfitte, il senso di colpa, la penitenza, fare i conti con quello che rimane, con quello che siamo diventati.
Il fardello che ognuno porta sulle spalle e ci rende quello che siamo, un amico in difficoltà, un soldato morente, una bambina picchiata dai bulli, il nostro passato.
Quegli anni che sembravano eterni, belli e innocenti, in cui tutto sembrava possibile e a portata di mano, prima che Atlantide si inabissasse e trascinasse via con sé vane illusioni, brandelli di sogni, speranze inquiete.
Dopo aver letto l'ultima pagina ho riletto il primo racconto daccapo, la magia è racchiusa tutta lì.
Ho messo da parte i fantasmi del passato, le loro deliranti visioni e sono tornata ad Harwich in una caldo giorno d'estate, la scuola è appena finita, si va in campeggio tra i boschi o in gita a Savin Rock.
Eccoli lì... Carol miss sorriso tutto fossette e il suo primo bacio, Sully John e il suo mitico Bo-lo Bouncer, Bobby che sogna quella fantastica bicicletta e si perde nei libri e Ted con le sue Chesterfield e il succo all'estratto di radici.
Sono tornata ad Harwich, quando tutto sembrava eterno, quando tutto sembrava possibile.

(Colonna sonora: Only you, The Platters)
https://www.youtube.com/watch?v=V27o94OiGAc

***
"Ma perché siamo finiti in Vietnam?" aveva domandato Sully.
"Non per metterci a fare considerazioni filosofiche o altro, ma tu ci hai mai pensato?"
"Chi è stato a dire: chi non impara dal passato è condannato a ripeterlo?"
"Richard Dawson, il conduttore di Family Feud."
"Vaffanculo, Sullivan."
"Non so chi l'ha detto. Ha importanza?"
"Certo", aveva risposto Dieffenbaker, "perché non ne siamo mai usciti. Noi non siamo mai usciti dal verde. La nostra generazione ci è morta.
"Questa mi sembra un po'..."
"Un po' che cosa? Un po' enfatica? Puoi giurarlo. Un po' sciocca? Puoi giurarlo. Un po' autoapologetica? Sissignore. Ma così siamo noi. È quello che siamo. Che cosa abbiamo fatto dopo il Vietnam, Sully? Quelli di noi che ci sono stati, quelli di noi che hanno marciato e protestato, quelli di noi che se ne sono stati a casa a guardare i Dallas Cowboys bevendo birra e scoreggiando nei cuscini del divano."
(...) "Dunque, vediamo. Noi siamo la generazione che ha inventato i Super Mario Brothers, gli ATV, i sistemi di guida laser per i missili e il crack. Noi abbiamo scoperto Richard Simmons, Scott Peck e il Martha Stewart Living. Noi abbiamo mollato Eldridge Cleaver per Eddie Murphy. Il nostro concetto di clamoroso mutamento nello stile di vita è l'acquisto di un cane.
Le ragazze che bruciavano il reggiseno ora comprano lingerie Victoria's Secret e i ragazzi che scopavano impavidi per la pace sono ora dei grassoni seduti a notte fonda davanti allo schermo dei loro computer a menarsi il pistolino mentre guardano foto di diciottenni nude via Internet. Così siamo noi, fratello, a noi piace guardare. Film, videogame, spezzoni di inseguimenti di automobili dal vivo, scazzottate al Jerry Springer Show, udienze per l'impeachment, a noi non importa, a noi piace solo guardare.
Ma c'è stato un tempo... non ridere, ma c'è stato un tempo in cui avevamo davvero tutto nelle nostre mani. Lo sai questo?
(...) Abbiamo avuto l'occasione di cambiare tutto. Un'occasione concreta. Invece ci siamo accontentati di jeans firmati, due biglietti per Mariah Carey alla Radio City Music Hall, sconti delle compagnie aeree per clienti abituali, il Titanic di James Cameron e programmi di accantonamento previdenziale. La sola generazione che si sia mai avvicinata a noi in pura, egoistica autoindulgenza è la cosiddetta Generazione Perduta degli anni Venti e almeno la gran parte di loro aveva la decenza di restarsene ubriachi. Noi non siamo stati capaci di fare nemmeno quello. Dio, se siamo scarsi."
Il nuovo tenente era vicino alle lacrime, Sully se n'era accorto.
"Deef..."
"Sai qual è il prezzo che si paga svendendo il futuro, Sully-John? Non poter mai veramente lasciare il passato. Non andare mai oltre. La mia tesi è che non sei veramente a New York, sei nel Delta, appoggiato a un albero, fatto, a spalmarti dietro il collo creme contro gli insetti. Packer è ancora quello giusto perché è ancora il 1969. Tutto quello che consideri la tua "vita posteriore" è solo una grande bolla d'aria con dentro niente. Ed è meglio che sia così. È meglio il Vietnam. È per questo che noi ci siamo rimasti.
"Lo credi?"
"Assolutamente."
"Tutto era cambiato... ma era ancora estate, lui aveva ancora undici anni e tutto gli sembrava ancora...
Eterno, mormorò nel guanto e ne inalò di nuovo fino in fondo ai polmoni l'aroma mentre poco lontano una teca piena di farfalle si sgretolava sul tetto di un furgone del pane e un cartello stradale di stop si conficcava tremando come una lancia nella corsia d'emergenza. Ricordò il suo Bo-lo Bouncer e le sue Ked nere e il sapore di Pez sparato dalla canna, come i pezzetti dolci picchiavano contro il palato e rimbalzavano sulla lingua; ricordò l'effetto che provava quando s'era sistemato bene davanti al viso la maschera da ricevitore e lo sciap- sciap- sciap degli irroratori nei prati di Broad Street e come si arrabbiava la signora Conlan se ti avvicinavi troppo ai suoi preziosi fiori e la signora Godlow all'Asher Empire che voleva vedere il tuo certificato di nascita se aveva il sospetto che fossi troppo grosso per avere ancora meno di dodici anni e il manifesto di Brigitte Bardot
(se lei è acqua di risciacquo io vorrei tanto fare il lavapiatti)
nel suo asciugamano e i giochi a indiani e cowboy e a passarsi la palla e a Carriere e le scoregge fatte con l'ascella negli ultimi banchi durante la lezione della signora Sweester e..."



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