mercoledì 20 novembre 2019

Le mille luci di New York

Le mille luci di New York, Jay McInerney
"Sono le sei del mattino: hai idea di dove sei?"
Il protagonista senza nome di questo breve e intenso romanzo, 153 pagine appena, vive nella caotica, scintillante, multiforme New York anni ottanta, la città che non dorme mai, la città dalle mille luci sfavillanti a illuminare la notte, notte buia di fantasmi e demoni interiori.
È un giovane uomo di ventiquattro anni, lavora nella redazione di una prestigiosa rivista al Reparto Verifica dei Fatti, sogna di diventare scrittore, ha una moglie bella e bionda che fa la modella.
Ma il suo sogno, la sua vita apparentemente perfetta si incrina quando la moglie lo lascia per telefono senza dargli troppe spiegazioni e lui abbandonato e con il cuore spezzato inizia la sua caduta libera.
Si perde nella notte newyorkese, nelle feste alla moda, tra alcol e strisciate di polvere bianca, tanti soldatini boliviani che marciano nella testa, cavalcando la sua cometa bianca.
Vuole saggiare i suoi limiti, vedere fin dove può spingersi, cancellando il suo dolore.
"La tua presenza qui fa semplicemente parte di un esperimento: stai saggiando i tuoi limiti, per ricordarti di quello che non sei."
Diventa un perfetto animale notturno, la luce del giorno lo acceca ma per fortuna ha i suoi fidati occhiali da sole.
Le notti in bianco lo portano a trascurare il lavoro e da lì al licenziamento il passo è breve.
E allora che si fa? Sempre più perso e confuso vaga smarrito per la città, con l'ansia e la paura di morire che si affacciano appena si avvicina alla porta di casa.
Ripercorre i luoghi di quando era innamorato e felice, segue il pazzo amico Tad nelle sue follie notturne, nella smaniosa voglia di divertirsi, stordirsi, smarrirsi.
Le luci scintillanti di New York riflettono il vuoto, la disperazione nera e la solitudine che si porta dentro.
E allora non rimane che perdersi nella notte e nelle sue follie alcoliche per anestetizzare il dolore, per smettere di pensare a quel passato che fa soffrire.
L'incontro con Vicky, una ragazza intelligente e interessante che studia filosofia e con il fratello Michael appena arrivato in città lo portano a fare i conti con il suo recente passato e la separazione traumatica e dolorosa dalla madre.
Lentamente affiora in lui una nuova consapevolezza, forse non è troppo tardi per provare a ricominciare daccapo.
Una scrittura minimalista ed essenziale, Carver docet, ironica, a tratti divertente (Fred il furetto alla riscossa è esilarante), espressiva, che con poche, decise pennellate riesce a descrivere la disperazione senza mai scadere nel sentimentalismo melenso.
L'uso della seconda persona singolare ci immerge maggiormente nella narrazione, siamo con lui nelle sue scorribande notturne, ma è come se l'anonimo protagonista osservasse la sua vita dal di fuori e non si riconoscesse.
Una nuova alba incombe sulla città, in lontananza le torri del World Trade Center, un colpo al cuore, nell'aria si diffonde un profumo che sa di buono, di affetto, di ricordi lontani e tenerissimi e in questa atmosfera onirica il giovane protagonista senza nome proverà a fare ordine nel suo caos interiore partendo da quel dolore, elaborando quel lutto aggrovigliato dentro, che per mesi ha cercato di soffocare.
Una voce amica che ti ascolta se hai voglia di sfogarti o non riesci a dormire, l'alba sulla città, forse preludio di una nuova vita, che cancella con il suo splendore luminoso quelle luci artefatte dello sballo, delle feste folli, della musica stonata, degli incontri improbabili che lasciano più soli e insoddisfatti di prima.
La bellezza perfetta delle cose autentiche e vere, perché nessuna luce artificiale sarà mai come quella dell'alba che sorge con il suo buon profumo che sa di casa, cancellando piano piano la notte nera dentro e fuori di noi.
***
"Ti siedi a guardare il fiume. In fondo, la Statua della Libertà scintilla nella foschia. Sull'altra riva, un'enorme insegna della Colgate ti dà il benvenuto nel New Jersey, lo stato giardino.
Osservi il solenne avanzare di una chiatta della nettezza urbana, avvolta da una nuvola di gabbiani stridenti, diretta in alto mare.
Eccoti qua di nuovo. Incasinato di brutto e senza un posto dove andare."
"Ma quello che ti resta è il presentimento che la tua vita svanirà in te, come un libro letto troppo in fretta, lasciandosi dietro una labile scia di immagini e di emozioni, fino a quando non ricorderai altro che un nome".



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