domenica 23 giugno 2019

Sostiene Pereira

Sostiene Pereira, Antonio Tabucchi
"La smetta di frequentare il passato, cerchi di frequentare il futuro."
Lisbona, agosto 1938.
Lisbona sfavilla in questa torrida estate, la brezza atlantica offre un temporaneo sollievo, il cielo è talmente azzurro da ferire gli occhi, un uomo inquieto e malinconico medita sulla morte e sull'anima.
Un caldo opprimente, una quiete irreale, stagnante e soffocante grava su Lisbona, preludio di quel vento di tempesta che di lì a poco avrebbe spazzato via tutto con inaudita violenza.
L'Europa intera alle soglie del baratro, gli echi della guerra civile spagnola, la strenua lotta dei repubblicani contro il regime franchista, la dittatura fascista, le leggi razziali, il rombo tonante della guerra sempre più vicina.
Eppure questo non sembra turbare il dottor Pereira.
Pereira è un giornalista, dopo essersi occupato per trent'anni di cronaca nera, ora cura la pagina culturale del "Lisboa", un tranquillo giornale del pomeriggio.
È un uomo mite, solitario, riservato, riflessivo, vedovo, cardiopatico, sovrappeso, vive in una bolla personale, monotona e un po' noiosa.
La sua esistenza è scandita da confortevoli e rassicuranti abitudini.
L'amore per la letteratura, soprattutto per gli scrittori francesi, la fede cattolica, i suoi dubbi eretici, il ricordo nostalgico del passato e dell'amata moglie, con la quale dialoga spesso attraverso un ritratto, le traduzioni da pubblicare nella sua rubrica letteraria, la passione per le omelettes alle erbe aromatiche e la limonata zuccherata.
Sembra non accorgersi di quello che lo circonda, l'opprimente regime salazarista, le repressioni, le violenze, la censura, il bavaglio alla libertà di stampa e di espressione.
Eppure qualcosa sta per cambiare, una brezza leggera che presto diventerà vento impetuoso a scuotere la sua sonnolenta coscienza, instillandogli il dubbio che forse non va tutto bene.
Una serie di incontri gli provocheranno un forte turbamento, preannuncio di quel cambiamento interiore, del risveglio della sua coscienza civile.
L'incontro casuale con Monteiro Rossi, neolaureato in filosofia con una tesi sulla morte che affascina Pereira, un giovane appassionato di vita, vicino alla resistenza che lotta contro la prepotenza del regime dittatoriale. Decide di assumerlo come praticante per scrivere necrologi di scrittori celebri. Necrologi e articoli che si rileveranno scomodi e impubblicabili, ardenti e rivoluzionari come sono.
La fidanzata di Monteiro Rossi, Marta, ragazza dai capelli ramati e le spalle esili, coraggiosa e attiva nella lotta antifascista.
E poi una donna incrociata per caso sul treno che sta fuggendo in America, perché il suo paese stravolto dalle leggi razziali non le appartiene più, quell'invito accorato a cambiare le cose con forza e volontà.
Il suo amico e confessore padre Antonio, un cameriere che ascolta Radio Londra e si tiene informato su quanto sta avvenendo in Spagna, e infine il dottor Cardoso che gli svelerà l'interessante teoria della confederazione delle anime, invitandolo a far emergere il suo nuovo io egemone, abbandonando il passato e vivendo nel presente.
Tutti questi incontri, queste esperienze aprono gli occhi a Pereira, che trova la forza di ribellarsi, di far sentire la propria voce, denunciando la violenza dilagante nel paese, compiendo un piccolo grande gesto di coraggio e libertà.
Una scrittura tersa, pacata, vivida, sinestetica che mescola colori, sapori, odori, ricca di dialoghi intensi e fulminei, scandita dal ripetersi ossessivo di quel "sostiene Pereira", una testimonianza forte che assume un valore universale, bisogna aprire gli occhi, guardare ciò che ci circonda, lottare per la libertà contro ogni forma di violenza e sopruso, difenderla a tutti i costi.
Pereira è un uomo comune, anziano e malato, non è un eroe, semplicemente fa quello che va fatto, ascoltando le ragioni del suo cuore logoro e stanco.
Credo che tutti dovrebbero leggere questo libro almeno una volta nella vita, non è mai tardi per Vivere, lottare, difendere quello in cui crediamo, risvegliando la propria coscienza etica e civile, troppo spesso anestetizzata dalla banalità del male.
***
"Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d'estate. Una magnifica giornata d'estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava."
"Cominciarono a mangiare in silenzio, poi, a un certo punto, Pereira chiese a Silva cosa ne pensava di tutto questo. Tutto questo cosa?, chiese Silva. Tutto, disse Pereira, quello che sta succedendo in Europa. Oh, non ti preoccupare, replicò Silva, qui non siamo in Europa, siamo in Portogallo. Pereira sostiene di aver insistito: sì, aggiunse, ma tu leggi i giornali e ascolti la radio, lo sai cosa sta succedendo in Germania e in Italia, sono fanatici, vogliono mettere il mondo a ferro e fuoco. Non ti preoccupare, rispose Silva, sono lontani. D'accordo, riprese Pereira, ma la Spagna non è lontana, è a due passi, e tu sai cosa succede in Spagna, è una carneficina, eppure c'è un governo costituzionale, tutto per colpa di un generale bigotto. Anche la Spagna è lontana, disse Silva, noi siamo in Portogallo. Sarà, disse Pereira, ma anche qui le cose non vanno bene, la polizia la fa da padrona, ammazza la gente, ci sono perquisizioni, censure, questo è uno stato autoritario, la gente non conta niente, l'opinione pubblica non conta niente. Silva lo guardò e posò la forchetta. Stai bene a sentire, Pereira, disse Silva, tu credi ancora nell'opinione pubblica? ebbene, l'opinione pubblica è un trucco che hanno inventato gli anglosassoni, gli inglese e gli americani, sono loro che ci stanno smerdando, scusa la parola, con questa idea dell'opinione pubblica, noi non abbiamo mai avuto il loro sistema politico, non abbiamo le loro tradizioni, non sappiamo cosa sono le trade unions, noi siamo gente del Sud, Pereira, e ubbidiamo a chi grida di più, a chi comanda. Noi non siamo gente del Sud, obiettò Pereira, abbiamo sangue celta. Ma viviamo nel Sud, disse Silva, il clima non favorisce le nostre idee politiche, laissez faire, laissez passer, è così che siamo fatti, e poi senti, ti dico una cosa, io insegno letteratura e di letteratura me ne intendo, sto facendo un'edizione critica dei nostri trovatori, le canzoni d'amico, non so se te ne ricordi all'università, ebbene, i giovani partivano per la guerra e le donne restavano a casa a piangere, e i trovatori raccoglievano i loro lamenti, comandava il re, capisci?, comandava il capo, e noi abbiamo avuto sempre bisogno di un capo, ancora oggi abbiamo bisogno di un capo. Però io faccio il giornalista, replicò Pereira. E allora?, disse Silva. Allora devo essere libero, disse Pereira, e informare la gente in maniera corretta. Non vedo il nesso, disse Silva, tu non scrivi articoli di politica, ti occupi della pagina culturale. Pereira a sua volta posò la forchetta e mise i gomiti sul tavolo. Sei tu che devi starmi bene a sentire, replicò, immagina che domani muoia Marinetti, lo hai presente Marinetti? Vagamente, disse Silva. Ebbene, disse Pereira, Marinetti è una carogna, ha cominciato col cantare la guerra, ha fatto apologia delle carneficine, è un terrorista, ha salutato la marcia su Roma, Marinetti è una carogna e bisogna che io lo dica. Vai in Inghilterra, disse Silva, là potrai dirlo quanto ti pare, avrai un sacco di lettori. Pereira finì l'ultimo boccone del suo filetto. Vado a letto, disse, l'Inghilterra è troppo lontana.
Pereira si alzò e se ne andò senza dire altre parole. Si sentiva molto stanco, sostiene. "


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