I nomi epiceni, Amélie Nothomb
"La persona che ama è sempre la più forte"
To crave.
Quel disperato bisogno di. Amore che nutre, infiamma, avvelena, distrugge.
Tagliente, conciso, essenziale, crudele, impietoso, un romanzo brutale che mette a nudo ciò che si agita nel profondo del cuore umano, nei meandri bui e perversi della psiche.
Frasi secche, brevi, lapidarie. Uno stile stringato, epigrammatico che non lascia spazio al superfluo.
L'amore e l'odio, il rifiuto, il dolore bruciante che ne deriva, la collera preziosa che alimenta il desiderio di vendetta, il cinismo, la freddezza, la cattiveria spietata.
Il verbo "to crave" è l'essenza stessa della narrazione. Ciascun personaggio è vittima del proprio desiderio, ha "un disperato bisogno di" qualcosa che sfugge continuamente, che è al di là della sua portata, lo insegue invano consacrandogli l'intera esistenza.
I nomi epiceni sono nomi misti, hanno un'unica forma invariabile per il maschile e il femminile, come quelli dei due protagonisti.
Dominique e Claude, entrambi venticinquenni, si incontrano per caso in un caffè a Brest, sotto il tiepido sole di settembre. Dominique è una ragazza ingenua, timida e insicura, Claude un ragazzo di bella presenza, determinato, apparentemente sicuro di sé, ferito e deluso nel profondo.
La corteggia insistentemente, spudoratamente, con fiori, cene, un costoso profumo, l'ambizioso progetto di trasferirsi a Parigi.
Lei è dubbiosa e spaventata da quel ragazzo impulsivo che a bruciapelo le chiede di sposarlo.
È forse uno scherzo? Sembra l'uomo perfetto, ma allora perché prova quella strana inquietudine, quell'angoscia. Ma poi cede alle sue lusinghe, inebriata da un profumo seducente, che come uno strano incantesimo la libera da tutte le sue paure, facendola sentire bella e innamorata.
Claude è attento e premuroso nei suoi confronti, desidera ardentemente un figlio da lei, oscilla tra gentilezza e insofferenza, ma dopo la nascita della bambina chiamata Épicène, un omaggio alla commedia satirica di Ben Jonson, diventa inspiegabilmente freddo, assente, indifferente, preoccupato soltanto del lavoro e di frequentare gli ambienti parigini più chic. Épicène è una bambina intelligente e vivace, percepisce l'indifferenza crudele del padre, il suo doloroso disprezzo, inizialmente ne soffre, cresce odiando quel padre mostro che non sa amarla, che le riserva soltanto fredda indifferenza.
Questa è la storia di una doppia vendetta, un romanzo che esplora l'abisso più profondo dell'animo umano.
Ciascun personaggio è vittima e carnefice, vittima del proprio spasmodico desiderio, di quel disperato bisogno d'amore. Dominique ama suo marito, lo asseconda, lo giustifica sempre, Épicène vorrebbe essere amata dal padre che invece la disprezza apertamente, Claude ama e insegue un fantasma, un'ossessione.
L'amore ferito, l'odio che ne deriva, la collera per sopravvivere, la vendetta folle, assurda, insensata, un dolce veleno a cui sacrificare tutto.
Claude ed Épicène, padre e figlia, due esseri simili, speculari, implacabili, sono l'uno lo specchio dell'altro, due pesci degli abissi.
Claude ha dedicato la propria vita a una assurda vendetta, Épicène è stata intossicata dal suo odio feroce, implacabile.
Un romanzo breve che si legge in poco tempo, ma che fa riflettere a lungo, un brivido gelido lungo la schiena, uno spiraglio che si apre sul baratro buio che si cela dietro esistenze apparentemente perfette.
L'amore deluso, tradito, calpestato ha un'altra faccia oscura e pericolosa e questo romanzo la esplora con inquietante e implacabile lucidità.
Nota negativa: in alcuni punti il libro mi è sembrato prevedibile e scontato, confesso che sono rimasta un po' delusa, dov'è finito l'estro creativo e brioso di Amélie?
Quel disperato bisogno di. Amore che nutre, infiamma, avvelena, distrugge.
Tagliente, conciso, essenziale, crudele, impietoso, un romanzo brutale che mette a nudo ciò che si agita nel profondo del cuore umano, nei meandri bui e perversi della psiche.
Frasi secche, brevi, lapidarie. Uno stile stringato, epigrammatico che non lascia spazio al superfluo.
L'amore e l'odio, il rifiuto, il dolore bruciante che ne deriva, la collera preziosa che alimenta il desiderio di vendetta, il cinismo, la freddezza, la cattiveria spietata.
Il verbo "to crave" è l'essenza stessa della narrazione. Ciascun personaggio è vittima del proprio desiderio, ha "un disperato bisogno di" qualcosa che sfugge continuamente, che è al di là della sua portata, lo insegue invano consacrandogli l'intera esistenza.
I nomi epiceni sono nomi misti, hanno un'unica forma invariabile per il maschile e il femminile, come quelli dei due protagonisti.
Dominique e Claude, entrambi venticinquenni, si incontrano per caso in un caffè a Brest, sotto il tiepido sole di settembre. Dominique è una ragazza ingenua, timida e insicura, Claude un ragazzo di bella presenza, determinato, apparentemente sicuro di sé, ferito e deluso nel profondo.
La corteggia insistentemente, spudoratamente, con fiori, cene, un costoso profumo, l'ambizioso progetto di trasferirsi a Parigi.
Lei è dubbiosa e spaventata da quel ragazzo impulsivo che a bruciapelo le chiede di sposarlo.
È forse uno scherzo? Sembra l'uomo perfetto, ma allora perché prova quella strana inquietudine, quell'angoscia. Ma poi cede alle sue lusinghe, inebriata da un profumo seducente, che come uno strano incantesimo la libera da tutte le sue paure, facendola sentire bella e innamorata.
Claude è attento e premuroso nei suoi confronti, desidera ardentemente un figlio da lei, oscilla tra gentilezza e insofferenza, ma dopo la nascita della bambina chiamata Épicène, un omaggio alla commedia satirica di Ben Jonson, diventa inspiegabilmente freddo, assente, indifferente, preoccupato soltanto del lavoro e di frequentare gli ambienti parigini più chic. Épicène è una bambina intelligente e vivace, percepisce l'indifferenza crudele del padre, il suo doloroso disprezzo, inizialmente ne soffre, cresce odiando quel padre mostro che non sa amarla, che le riserva soltanto fredda indifferenza.
Questa è la storia di una doppia vendetta, un romanzo che esplora l'abisso più profondo dell'animo umano.
Ciascun personaggio è vittima e carnefice, vittima del proprio spasmodico desiderio, di quel disperato bisogno d'amore. Dominique ama suo marito, lo asseconda, lo giustifica sempre, Épicène vorrebbe essere amata dal padre che invece la disprezza apertamente, Claude ama e insegue un fantasma, un'ossessione.
L'amore ferito, l'odio che ne deriva, la collera per sopravvivere, la vendetta folle, assurda, insensata, un dolce veleno a cui sacrificare tutto.
Claude ed Épicène, padre e figlia, due esseri simili, speculari, implacabili, sono l'uno lo specchio dell'altro, due pesci degli abissi.
Claude ha dedicato la propria vita a una assurda vendetta, Épicène è stata intossicata dal suo odio feroce, implacabile.
Un romanzo breve che si legge in poco tempo, ma che fa riflettere a lungo, un brivido gelido lungo la schiena, uno spiraglio che si apre sul baratro buio che si cela dietro esistenze apparentemente perfette.
L'amore deluso, tradito, calpestato ha un'altra faccia oscura e pericolosa e questo romanzo la esplora con inquietante e implacabile lucidità.
Nota negativa: in alcuni punti il libro mi è sembrato prevedibile e scontato, confesso che sono rimasta un po' delusa, dov'è finito l'estro creativo e brioso di Amélie?
***
"Non gli passa.
È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. Perché? Perché la collera è preziosa, protegge dalla disperazione."
È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. Perché? Perché la collera è preziosa, protegge dalla disperazione."
"Ho undici anni. Devo passarne altri sette in questa prigione. Come farò a resistere?
Per tutta risposta un grande freddo si impossessò di lei. Esiste un pesce chiamato celacanto che ha il potere di spegnersi per anni se il suo biotipo diventa troppo ostile: si lascia vincere dalla morte aspettando le condizioni per la risurrezione. Senza saperlo, Épicène ricorse allo stratagemma del celacanto. Compì quel suicidio simbolico che consiste nel mettersi tra parentesi. Un assassinio invisibile molto più frequente di quanto non si creda. Dal momento che non viene riconosciuto per quello che è, lo si etichetta generalmente come un sintomo precursore dell'adolescenza."
Per tutta risposta un grande freddo si impossessò di lei. Esiste un pesce chiamato celacanto che ha il potere di spegnersi per anni se il suo biotipo diventa troppo ostile: si lascia vincere dalla morte aspettando le condizioni per la risurrezione. Senza saperlo, Épicène ricorse allo stratagemma del celacanto. Compì quel suicidio simbolico che consiste nel mettersi tra parentesi. Un assassinio invisibile molto più frequente di quanto non si creda. Dal momento che non viene riconosciuto per quello che è, lo si etichetta generalmente come un sintomo precursore dell'adolescenza."
"La cosa davvero terribile non è essere infelici, ma che la nostra infelicità non abbia nessun senso."
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