martedì 9 luglio 2019

Notturno indiano

Notturno indiano, Antonio Tabucchi
"Questo libro, oltre che un'insonnia, è un viaggio. 
L'insonnia appartiene a chi ha scritto il libro, il viaggio a chi lo fece."
Un romanzo breve, il resoconto di un viaggio al tempo stesso reale e irreale, onirico e misterioso, interiore ed esteriore. 
Un uomo racconta in prima persona, una sorta di diario di bordo, il suo viaggio in India alla ricerca dell'amico scomparso da tempo, un certo Xavier.
Una guida acquistata a Londra, il suo unico kit di sopravvivenza per orientarsi in questo strano viaggio tra Bombay, Madras e Goa, attraverso strade secondarie, autobus affollati, alla scoperta di un'India povera e misera, fatta di odori, suoni, colori, incontri casuali con personaggi impenetrabili e misteriosi. 
Il protagonista sulle tracce dell'amico scomparso si immerge nel suo personale viaggio notturno, tra bellezza e squallore, poche luci e molte ombre. 
Dai quartieri poveri e malfamati popolati da prostitute, baracche dimesse, stuoie, tende di poveri stracci a un ospedale caotico e fatiscente dove oppressi dalla calura e da un insopportabile odore, giacciono poveri corpi ammassati alla luce fioca delle lampadine.
Da alberghi confortevoli e alla moda, tra penombra e silenzio, quando strani sogni vengono a visitarci a incontri fortuiti con enigmatici personaggi. 
Un jainista stanco, una donna misteriosa, il rappresentante di una società teosofica che ama Pessoa e la poesia. 
Un autobus fermo nella notte indiana, uno strano indovino con cui discorrere di apparenza del mondo e anima individuale "maya e atma", proprio lì in mezzo al nulla, una biblioteca ricca di libri antichi, un sogno oscuro, il fantasma del viceré delle Indie, il postino che ha abbandonato tutto per inseguire il mare e il suo sogno di libertà.
E infine l'approdo, una terrazza sul mare, luci soffuse, palme, una donna che fotografa l'abiezione e l'enigma che si scioglie. 
Un viaggio alla ricerca di se stessi, perdersi per ritrovarsi attraverso i luoghi percorsi, le miserie umane, i propri fantasmi, quel vecchio amico che appartiene a un passato ormai lontano. 
Un viaggio interiore inseguendo un'ombra, onirico, surreale, intenso, un libro che si legge rapidamente come un fiume che scorre placido e sinuoso, portandoci lontano.
***
"Mi parlò della loro storia, delle strade di Bombay, di gite festive a Bassein e a Elephanta. E poi di pomeriggi al Victoria Garden, stesi sui prati, dei bagni a Chowpatty Beach, sotto le prime piogge del monsone. Seppi come aveva imparato a ridere Xavier, e di cosa rideva; e di come gli piacessero i tramonti sul mare d'Oman, quando passeggiavano al crepuscolo sulla riva. Era una storia che lei aveva accuratamente mondato da bruttezze e da miserie. 
Era una storia d'amore."
Lui immerse le braccia nella vasca fra i pezzi di carta.
"Quanti uomini", disse. Si era seduto sul bordo della vasca e si stava pulendo gli occhiali. Si stropicciò gli occhi col fazzoletto come se li avesse stanchi o irritati.
"Polvere", disse.
"La carta?", dissi io.
Lui abbassò gli occhi, mi girò le spalle. "La carta", disse, "gli uomini".
***
Nasce un Dio. Altri muoiono. Non ci è giunta
né ci ha lasciato la verità: muta l’Errore.
Abbiamo ora un’altra Eternità,
e ciò che è passato in fondo era migliore.
Cieca, la Scienza ara vane zolle.
Folle, la Fede vive il sogno del suo culto.
Un nuovo Dio è solo una parola.
Non credere o cercare: tutto è occulto.
(Natale, Pessoa)



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