L'incubo di Hill House, Shirley Jackson
Hill House circondata dalle colline, la sua torre alta e diroccata, la biblioteca, gli angoli sghembi e le proporzioni distorte, le porte sempre chiuse, quella facciata sinistra e malvagia, finestre come occhi che osservano e spiano nel buio, silenzio spettrale e inquietante nei corridoi deserti.
Non è soltanto un'antica e imponente dimora, è l'incarnazione stessa del male, abominevole, malvagia, infetta, "arrogante e carica d'odio", "una casa disumana, non certo concepita per essere abitata, un luogo non adatto agli uomini, né all'amore, né alla speranza." Una creatura viva, maligna, ghignante, un fruscio di vento improvviso, una risata sommessa, uno strano incantesimo, un gelo penetrante, un brivido lungo la schiena, una casa stregata abitata da oscure presenze, dotata di vita propria.
Il professor Montague, un antropologo dedito all'analisi dei fenomeni paranormali, guardato con scetticismo e fredda indifferenza dai suoi colleghi, decide di affittare per tre mesi questa oscura dimora per le sue ricerche, avvalendosi della collaborazione di fidati assistenti, i cui nomi sono venuti fuori spulciando gli archivi delle società di parapsicologia.
Molti declinano l'invito, si presentano all'insolito appuntamento soltanto in tre.
Theodora, Theo, un'artista, una ragazza dal carattere forte e irriverente, estroversa e impulsiva, Luke Sanderson, nipote della proprietaria di Hill House, e infine Eleanor Vance. Eleanor ha trentadue anni, ha accudito per undici anni la madre malata, vive con la sorella e il cognato che odia profondamente. Non ha amici, è una ragazza timida e solitaria, non è mai stata felice in vita sua, non si è mai sentita amata, non ha mai avuto un posto davvero suo, in cui sentirsi a casa. Una tempesta di pietre si è riversata nell'appartamento in cui viveva da bambina con la madre e la sorella e per questo il suo nome è finito negli archivi di parapsicologia, nonostante loro abbiano sempre attribuito questo strano fenomeno alla cattiveria gratuita dei vicini.
Una ragazza fragile e introversa, facilmente suggestionabile, sognatrice e un po' ingenua che da anni aspetta l'occasione per riscattarsi da quegli anni grigi, non ha paura, vuole soltanto evadere da quella vita mediocre, vivendo finalmente libera e felice.
Ad accogliere gli ospiti ci sono i custodi della villa, i coniugi Dudley, scontrosi, burberi e di poche parole, vanno via in fretta prima che scenda la notte.
La casa è circondata da alberi, prati, un ameno ruscello eppure su di essa grava il buio, un'inquietudine opprimente e dolorosa. La casa abitata da misteriose presenze trema, ascolta, respira, sussulta, gioca con la mente e la paura dei suoi nuovi inquilini e poi si anima improvvisamente. Porte che sbattono, scritte inquietanti, bizzarre apparizioni, gemiti e risate. Ci sono tutti gli ingredienti per una storia spaventosa di fantasmi.
La tensione sale pagina dopo pagina, tratteniamo il fiato di fronte a questi oscuri e incomprensibili fenomeni.
È soltanto una suggestione di menti sconvolte provocata dalle proporzioni strane e distorte della casa, una paura acuita dalla notte e dai rumori violenti e improvvisi? O c'è davvero qualcosa lì dentro che chiama e cerca di attirare a sé? Qualcosa che seduce, sussurra, rincorre, spaventa, che vuole che qualcuno torni a casa?
Una scrittura nitida e avvincente, angosciante e spaventosa, una tensione crescente in un susseguirsi di avvenimenti che tengono il lettore con il fiato sospeso fino alla fine.
Le paure dei personaggi sono anche le nostre, quegli scricchiolii sinistri nel cuore della notte ci fanno balzare il cuore in gola, le parole vergate col sangue, le presenze spettrali e inspiegabili. Non manca la consueta ironia della scrittrice, soprattutto quando entra in scena la moglie del professor Montague con il suo ottuso assistente e i loro infruttuosi esperimenti.
C'è una feroce e disperata solitudine all'interno di queste vecchie mura, dolore accumulato negli anni, vite spezzate tragicamente, un oscuro richiamo, senso di colpa indelebile, una voce che chiama nel buio, sommessa, suadente, costante, un richiamo a cui non si può resistere, come quello delle sirene che per secoli hanno incantato uomini dispersi in mare, un voce ammaliante e stregata che vuole riportare a casa chi vaga da anni nella disperazione e nella cupa infelicità.
Torna, la casa sulle colline sta aspettando paziente, è proprio te che vuole, con la sua solitudine rabbiosa e disperata, le sue vecchie storie, i suoi fantasmi.
Torna a casa, il tuo posto è qui, ombra tra le ombre, nel buio delle notti, inquieta, smarrita, perduta, finalmente a casa.
Non è soltanto un'antica e imponente dimora, è l'incarnazione stessa del male, abominevole, malvagia, infetta, "arrogante e carica d'odio", "una casa disumana, non certo concepita per essere abitata, un luogo non adatto agli uomini, né all'amore, né alla speranza." Una creatura viva, maligna, ghignante, un fruscio di vento improvviso, una risata sommessa, uno strano incantesimo, un gelo penetrante, un brivido lungo la schiena, una casa stregata abitata da oscure presenze, dotata di vita propria.
Il professor Montague, un antropologo dedito all'analisi dei fenomeni paranormali, guardato con scetticismo e fredda indifferenza dai suoi colleghi, decide di affittare per tre mesi questa oscura dimora per le sue ricerche, avvalendosi della collaborazione di fidati assistenti, i cui nomi sono venuti fuori spulciando gli archivi delle società di parapsicologia.
Molti declinano l'invito, si presentano all'insolito appuntamento soltanto in tre.
Theodora, Theo, un'artista, una ragazza dal carattere forte e irriverente, estroversa e impulsiva, Luke Sanderson, nipote della proprietaria di Hill House, e infine Eleanor Vance. Eleanor ha trentadue anni, ha accudito per undici anni la madre malata, vive con la sorella e il cognato che odia profondamente. Non ha amici, è una ragazza timida e solitaria, non è mai stata felice in vita sua, non si è mai sentita amata, non ha mai avuto un posto davvero suo, in cui sentirsi a casa. Una tempesta di pietre si è riversata nell'appartamento in cui viveva da bambina con la madre e la sorella e per questo il suo nome è finito negli archivi di parapsicologia, nonostante loro abbiano sempre attribuito questo strano fenomeno alla cattiveria gratuita dei vicini.
Una ragazza fragile e introversa, facilmente suggestionabile, sognatrice e un po' ingenua che da anni aspetta l'occasione per riscattarsi da quegli anni grigi, non ha paura, vuole soltanto evadere da quella vita mediocre, vivendo finalmente libera e felice.
Ad accogliere gli ospiti ci sono i custodi della villa, i coniugi Dudley, scontrosi, burberi e di poche parole, vanno via in fretta prima che scenda la notte.
La casa è circondata da alberi, prati, un ameno ruscello eppure su di essa grava il buio, un'inquietudine opprimente e dolorosa. La casa abitata da misteriose presenze trema, ascolta, respira, sussulta, gioca con la mente e la paura dei suoi nuovi inquilini e poi si anima improvvisamente. Porte che sbattono, scritte inquietanti, bizzarre apparizioni, gemiti e risate. Ci sono tutti gli ingredienti per una storia spaventosa di fantasmi.
La tensione sale pagina dopo pagina, tratteniamo il fiato di fronte a questi oscuri e incomprensibili fenomeni.
È soltanto una suggestione di menti sconvolte provocata dalle proporzioni strane e distorte della casa, una paura acuita dalla notte e dai rumori violenti e improvvisi? O c'è davvero qualcosa lì dentro che chiama e cerca di attirare a sé? Qualcosa che seduce, sussurra, rincorre, spaventa, che vuole che qualcuno torni a casa?
Una scrittura nitida e avvincente, angosciante e spaventosa, una tensione crescente in un susseguirsi di avvenimenti che tengono il lettore con il fiato sospeso fino alla fine.
Le paure dei personaggi sono anche le nostre, quegli scricchiolii sinistri nel cuore della notte ci fanno balzare il cuore in gola, le parole vergate col sangue, le presenze spettrali e inspiegabili. Non manca la consueta ironia della scrittrice, soprattutto quando entra in scena la moglie del professor Montague con il suo ottuso assistente e i loro infruttuosi esperimenti.
C'è una feroce e disperata solitudine all'interno di queste vecchie mura, dolore accumulato negli anni, vite spezzate tragicamente, un oscuro richiamo, senso di colpa indelebile, una voce che chiama nel buio, sommessa, suadente, costante, un richiamo a cui non si può resistere, come quello delle sirene che per secoli hanno incantato uomini dispersi in mare, un voce ammaliante e stregata che vuole riportare a casa chi vaga da anni nella disperazione e nella cupa infelicità.
Torna, la casa sulle colline sta aspettando paziente, è proprio te che vuole, con la sua solitudine rabbiosa e disperata, le sue vecchie storie, i suoi fantasmi.
Torna a casa, il tuo posto è qui, ombra tra le ombre, nel buio delle notti, inquieta, smarrita, perduta, finalmente a casa.
"Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni. Hill House, che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa intorno al buio; si ergeva così da ottant'anni e avrebbe potuto continuare per altri ottanta. Dentro, i muri salivano dritti, i mattoni si univano con precisione, i pavimenti erano solidi, e le porte diligentemente chiuse; il silenzio si stendeva uniforme contro il legno e la pietra di Hill House, e qualunque cosa si muovesse lì dentro, si muoveva sola."
"Non farlo, disse Eleanor alla bambina; insisti per avere la tua tazza di stelle; una volta che ti hanno incastrata e costretta a essere come tutti gli altri non la vedrai mai più, la tua tazza di stelle; non farlo; e la bambina le lanciò un'occhiata, e le fece un sorrisetto scaltro, tutto fossette, assolutamente consapevole, e scosse la testa in direzione del bicchiere, cocciuta. Intrepida bambina, pensò Eleanor; saggia, intrepida bambina."
"Pace, pensò Eleanor, realisticamente; quello che voglio in questo momento è pace, un angolo tranquillo dove distendermi a pensare, un angolo tranquillo tra i fiori dove poter sognare e raccontarmi storie dolcissime".
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