lunedì 1 febbraio 2016

Il postino suona sempre due volte

Il postino suona sempre due volte, James M. Cain (1934)

Uno stile realistico, crudo,  asciutto, veloce, essenziale, frasi brevi, dialoghi rapidi e fulminanti, descrizioni assenti.
In poche pagine il racconto di una passione forte e travolgente che si tinge di nero, un amore irrefrenabile, fatto di baci avidi e morsi, di carne e sangue, bugiardo, omicida, che brucia come un fuoco, consuma i due protagonisti , lasciando soltanto cenere. Frank il vagabondo e Cora donna sensuale e moglie infelice, “il desiderio fatto realtà”. Ma il destino  torna a bussare di nuovo, regolando i conti, chiudendo definitivamente la partita. In questo amore torbido, impetuoso e violento ho ritrovato molto della Teresa Raquin di Zola.
Stessa folle disperazione e cupa insoddisfazione che sfociano nel delitto. Gli amanti senz'anima legati a doppio filo in un diabolico gioco di amore e morte.

“Poi vidi lei, che finora era rimasta nel retro, in cucina. Venne fuori a sparecchiare. Carrozzeria a parte, non è che fosse una bellezza mozzafiato. Ma aveva un’aria imbronciata e un certo modo di sporgere le labbra che mi fece venire voglia di masticargliele."

“La presi tra le braccia e schiacciai la mia bocca contro la sua…Mordimi! Mordimi!
La morsi. Le piantai i denti nelle labbra, da farmi schizzare il sangue in bocca. Quando la portai di sopra le gocciava sul collo.”


“Siamo solo due poveretti, Frank. Dio quella notte ci ha baciato in fronte. Ci ha dato tutto quello che due persone possono avere. E noi non eravamo tipi da averlo, ecco. Tutto quell’amore, non ce l’abbiamo fatta a reggerlo. E’ come un motore d’aeroplano, che ti porta attraverso il cielo, fino in cima alla montagna. Ma se lo metti in una Ford, la manda in pezzi. Ecco cosa siamo noi due, Frank, due Ford. Dio è lassù che se la ride di noi”.


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