domenica 3 maggio 2015

Tre camere a Manhattan


Tre camere a Manhattan, G. Simenon (1946)

Si può essere molto soli nel caos indifferente di una grande città, Kay e Francois lo sanno bene.
Una donna non più giovane, un attore affascinante. Un incontro casuale al bancone di un bar, una passione travolgente che non muore nel giro di poche ore, ma diventa preludio di un amore impetuoso, geloso, tormentato, famelico, doloroso. Personaggi vivi, nitidi, una città caotica che vive e respira con loro, un amore che nasce sfidando ogni logica, una passione istintiva che penetra in ogni molecola, facendosi pelle, respiro, odore, lacrime, abbandono, tormento, debolezza, paura, un amore nato per caso, che diventa rifugio segreto di due anime smarrite, ferite dalla solitudine e dal logorio feroce dei giorni. Una scrittura semplice, essenziale, tagliente e realistica.

“Gli andava incontro sorridendo, un sorriso ancora un po' timido e come impacciato, e lui ebbe
l'impressione quasi sacrilega di assistere alla nascita della felicità”.

 


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