Quel fantastico giovedì (Sweet Thursday) John Steinbeck (1954)
C’è gente che dirà che questo racconto
è inventato di sana pianta, ma una cosa
non è necessariamente una bugia anche se
non è necessariamente accaduta.
Questo romanzo è il sequel di “Vicolo
Cannery”, Steinbeck ritorna nel mondo allegro e multiforme abitato da
personaggi strampalati e spassosi, vagabondi, simpatiche canaglie, sfaccendati, ladruncoli e prostitute, che vivono ai margini della legalità ma hanno un gran
cuore e buoni sentimenti.
Il punto di riferimento nel loro caos
variopinto e sconclusionato è rappresentato dal protagonista il dottore “doc” tornato dalla guerra. Questo personaggio è ispirato al migliore amico dello
scrittore, il biologo marino Ed Ricketts scomparso tragicamente in un
incidente stradale, ma in lui c’è anche qualcosa dello stesso Steinbeck.
Studioso solitario e
riservato, amante della musica classica e delle scienze, torna dalla guerra
inquieto e malinconico, insoddisfatto, cambiato, chiudendosi in se stesso e nei
propri studi. Tutti i suoi amici si ingegneranno nel tentativo di fargli
tornare il sorriso e la voglia di vivere. E dopo una serie di peripezie e
vicende rocambolesche ci sarà il tanto atteso lieto fine. Sarà Suzy una ragazza
dal passato complicato, vivace e spontanea a fargli tornare la voglia di vivere
“quel fantastico giovedì in cui tutto può accadere”, sancendo il trionfo del
ritorno alla “normalità” dopo le ferite che la guerra ha impresso nell’animo di
ciascuno. E' straordinario come ogni libro di questo scrittore sia unico, diverso dagli altri, nella tematica e nello
stile, qui siamo ben lontani dalle atmosfere cupe e drammatiche dei suoi
celebri capolavori.
Questo libro è ironico, brillante, quasi
comico, ricco di dialoghi vivaci, frizzanti, ha un linguaggio semplice e
brioso, la lingua degli umili, della gente comune. Eppure dietro l’apparente leggerezza
e lievità dei toni, Steinbeck strizza l’occhio al lettore, rivendicando la sua
totale indipendenza da un gruppo intellettuale elitario e saccente, che prende
in giro in modo scanzonato, scrittori che non sanno scrivere e si assurgono a
grandi critici. Emblematica e surreale la figura di Joe Elegant, il cuoco del
bordello, impegnato da anni nella stesura di un romanzo “che non è roba per le
masse” scritto con inchiostro verde su carta verde, una cosa inutile e
incomprensibile.
La scrittura di Steinbeck è
eccezionale perché si rivolge a ciascuno di noi, all’umanità intera, alla gente
comune, con un linguaggio universale che arriva a toccare direttamente la
sensibilità di tutti noi lettori, senza sofismi incomprensibili e artifici
inutili. In questo libro lo fa utilizzando un registro ironico e divertente,
una ventata di aria fresca, limpida, una bella storia d’amore , un’immersione
in un mondo di personaggi spiritosi, amabili e irriverenti. Se volete conoscere
uno Steinbeck un po’ diverso rispetto ai suoi grandi capolavori (Furore, Uomini e topi, La valle dell’Eden…) e sorridere, vi
consiglio di leggere questo libro, a me è piaciuto molto.
“Quel fantastico giovedì è un messaggio agli uomini di buona
volontà e di buon senso”.
Voglio che tu ripeta con me: “Sono Suzy e nessun altra”.
“Sono Suzy e nessun’altra”.
“Valgo qualcosa”.
“Valgo qualcosa”.
“Non ce n’è un’altra come me in tutto il mondo”.
“Non ce n’è… porca troia! Ora mi si arrossano gli occhi”.
“Sono graziosi in quel modo” disse Fauna.
“Avete davanti a voi uno sciocco” disse. “Sono un uomo
ragionevole, relativamente intelligente, quoziente intellettuale 182,
Università di Chicago, master e Ph.D. Uomo ben informato nel suo campo e non
del tutto ignorante in alcuni altri. Guardatelo, quest’uomo! Sta per fare una
visita di circostanza a una ragazza che abita in una caldaia. Ha preso per lei
una scatola di cioccolatini. Ha una paura matta. Perché? Ve lo dico io. Ha paura
che la ragazza non lo approvi. E’ terrorizzato. Capisce che è tutto molto
buffo, ma non riesce a riderci sopra. Mettiamola così: non c’è niente da fare.
Si dice che uno a cui abbian tagliato la gamba se la ricordi sempre. E io mi
ricordo di quella ragazza. Non mi sento intero senza di lei. Non sono vivo
senza di lei. Quando era vicino a me ero più vivo di quanto lo sia mai stato, e
non solo quando era di buon umore. Mi sentivo intero anche quando si litigava.
Allora non capivo quanto fosse importante, ma ora sì. Non sono un addormentato.
Lo so che se me la prendo ne passerò di brutte. Parecchie volte manderò accidenti al primo giorno che l’ho vista. Ma
so anche che, se non ci riesco, non mi sentirò mai un uomo intero. Vivrò una
vita dimezzata e grigiastra, e piangerò la mia ragazza perduta ogni ora che mi resterà
da vivere. Da quei rettili pensosi che siete, voi vi chiedete: perché tanta
furia? Guarda un po’ più in là! Ce n’è anche di meglio! Ma voi non ci siete
dentro. Vi devo dire che per me non solo non c’è niente di meglio, ma non c’è
nient’altro, assolutamente. C’è il deserto, se manca lei. E ora prendete su e
portate a casa!”
“Mi saprebbe dire, senza strofinarmici il naso dentro, che
cosa cerca lei in un uomo? Mi potrebbe servire… per un’altra volta”.
“Forse quello che voglio non si trova in nessun posto, ma io
lo voglio. E allora ci credo, che ci sia.
Voglio uno che si aperto, chiaro come il sole. Voglio che sia
un uomo per davvero, magari difficile a maneggiare, ma che gli si legga dentro.
Può mettere le zampe addosso a chi vuole, ma non a me. Dev’essere uno di quelli
che, se non hanno me, non hanno nulla.”
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