domenica 3 maggio 2015

Quel fantastico giovedì


Quel fantastico giovedì (Sweet Thursday) John Steinbeck (1954)

C’è gente che dirà che questo racconto
è inventato di sana pianta, ma una cosa
non è necessariamente una bugia anche se
non è necessariamente accaduta.

Questo romanzo è il sequel di “Vicolo Cannery”, Steinbeck ritorna nel mondo allegro e multiforme abitato da personaggi strampalati e spassosi, vagabondi, simpatiche canaglie, sfaccendati, ladruncoli e prostitute, che vivono ai margini della legalità ma hanno un gran cuore e buoni sentimenti.
Il punto di riferimento nel loro caos variopinto e sconclusionato è rappresentato dal protagonista il dottore “doc” tornato dalla guerra. Questo personaggio è ispirato al migliore amico dello scrittore, il biologo marino Ed Ricketts scomparso tragicamente in un incidente stradale, ma in lui c’è anche  qualcosa dello stesso Steinbeck.
Studioso solitario e riservato, amante della musica classica e delle scienze, torna dalla guerra inquieto e malinconico, insoddisfatto, cambiato, chiudendosi in se stesso e nei propri studi. Tutti i suoi amici si ingegneranno nel tentativo di fargli tornare il sorriso e la voglia di vivere. E dopo una serie di peripezie e vicende rocambolesche ci sarà il tanto atteso lieto fine. Sarà Suzy una ragazza dal passato complicato, vivace e spontanea a fargli tornare la voglia di vivere “quel fantastico giovedì in cui tutto può accadere”, sancendo il trionfo del ritorno alla “normalità” dopo le ferite che la guerra ha impresso nell’animo di ciascuno. E' straordinario come ogni libro di questo scrittore  sia unico,  diverso dagli altri, nella tematica e nello stile, qui siamo ben lontani dalle atmosfere cupe e drammatiche dei suoi celebri capolavori.
Questo libro è ironico, brillante, quasi comico, ricco di dialoghi vivaci, frizzanti, ha un linguaggio semplice e brioso, la lingua degli umili, della gente comune. Eppure dietro l’apparente leggerezza e lievità dei toni, Steinbeck strizza l’occhio al lettore, rivendicando la sua totale indipendenza da un gruppo intellettuale elitario e saccente, che prende in giro in modo scanzonato, scrittori che non sanno scrivere e si assurgono a grandi critici. Emblematica e surreale la figura di Joe Elegant, il cuoco del bordello, impegnato da anni nella stesura di un romanzo “che non è roba per le masse” scritto con inchiostro verde su carta verde, una cosa inutile e incomprensibile.
La scrittura di Steinbeck è eccezionale perché si rivolge a ciascuno di noi, all’umanità intera, alla gente comune, con un linguaggio universale che arriva a toccare direttamente la sensibilità di tutti noi lettori, senza sofismi incomprensibili e artifici inutili. In questo libro lo fa utilizzando un registro ironico e divertente, una ventata di aria fresca, limpida, una bella storia d’amore , un’immersione in un mondo di personaggi spiritosi, amabili e irriverenti. Se volete conoscere uno Steinbeck un po’ diverso rispetto ai suoi grandi capolavori (Furore, Uomini e  topi, La valle dell’Eden…) e sorridere, vi consiglio di leggere questo libro, a me è piaciuto molto.

“Quel fantastico giovedì è un messaggio agli uomini di buona volontà e di buon senso”.

Voglio che tu ripeta con me: “Sono Suzy e nessun altra”.
“Sono Suzy e nessun’altra”.
“Valgo qualcosa”.
“Valgo qualcosa”.
“Non ce n’è un’altra come me in tutto il mondo”.
“Non ce n’è… porca troia! Ora mi si arrossano gli occhi”.
“Sono graziosi in quel modo” disse Fauna.

“Avete davanti a voi uno sciocco” disse. “Sono un uomo ragionevole, relativamente intelligente, quoziente intellettuale 182, Università di Chicago, master e Ph.D. Uomo ben informato nel suo campo e non del tutto ignorante in alcuni altri. Guardatelo, quest’uomo! Sta per fare una visita di circostanza a una ragazza che abita in una caldaia. Ha preso per lei una scatola di cioccolatini. Ha una paura matta. Perché? Ve lo dico io. Ha paura che la ragazza non lo approvi. E’ terrorizzato. Capisce che è tutto molto buffo, ma non riesce a riderci sopra. Mettiamola così: non c’è niente da fare. Si dice che uno a cui abbian tagliato la gamba se la ricordi sempre. E io mi ricordo di quella ragazza. Non mi sento intero senza di lei. Non sono vivo senza di lei. Quando era vicino a me ero più vivo di quanto lo sia mai stato, e non solo quando era di buon umore. Mi sentivo intero anche quando si litigava. Allora non capivo quanto fosse importante, ma ora sì. Non sono un addormentato. Lo so che se me la prendo ne passerò di brutte. Parecchie volte manderò  accidenti al primo giorno che l’ho vista. Ma so anche che, se non ci riesco, non mi sentirò mai un uomo intero. Vivrò una vita dimezzata e grigiastra, e piangerò la mia ragazza perduta ogni ora che mi resterà da vivere. Da quei rettili pensosi che siete, voi vi chiedete: perché tanta furia? Guarda un po’ più in là! Ce n’è anche di meglio! Ma voi non ci siete dentro. Vi devo dire che per me non solo non c’è niente di meglio, ma non c’è nient’altro, assolutamente. C’è il deserto, se manca lei. E ora prendete su e portate a casa!”

“Mi saprebbe dire, senza strofinarmici il naso dentro, che cosa cerca lei in un uomo? Mi potrebbe servire… per un’altra volta”.
“Forse quello che voglio non si trova in nessun posto, ma io lo voglio. E allora ci credo, che ci sia.
Voglio uno che si aperto, chiaro come il sole. Voglio che sia un uomo per davvero, magari difficile a maneggiare, ma che gli si legga dentro. Può mettere le zampe addosso a chi vuole, ma non a me. Dev’essere uno di quelli che, se non hanno me, non hanno nulla.”

 

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