Il tunnel, Ernesto Sabato
"Tutta la nostra vita sarebbe una serie di grida anonime in un deserto di astri indifferenti?"
Juan Pablo Castel è un pittore, un artista noto, un uomo solitario, taciturno, introverso, dalla psicologia complessa e oscura. Un uomo tormentato che vive nel suo personale tunnel buio fatto di solitudine, incomunicabilità, estraneità al mondo, pensieri contorti e allucinati.
Un giorno però all'interno del tunnel asfittico e opprimente filtra una debole luce, María Iribarne, una giovane donna misteriosa dalla sguardo profondo, penetrante, malinconico, lunghi capelli castani, profilo severo, occhi che improvvisamente si addolciscono.
Soltanto lei sembra riuscire a penetrare l'essenza della sua arte, non compresa da critici ciarlatani e pubblico volgare.
Durante l'inaugurazione di una sua mostra la ragazza rimane catturata e ipnotizzata da un particolare di un quadro, ignorato da tutti, una finestrella in alto da cui una donna contempla il mare e la spiaggia deserta, assorta, persa nei suoi pensieri in attesa di qualcosa, dimentica di tutto.
"Era una donna che guardava come in attesa di qualcosa, forse un richiamo spento e distante. La scena suggeriva, secondo me, una solitudine angosciata e assoluta."
Per Castel è folgorazione improvvisa, quella ragazza è simile a lui, in qualche modo gli appartiene, pensa e sente come lui, soltanto lei è riuscita a penetrare nel tunnel buio attraverso la sua arte.
Da quel momento in poi il pittore è ossessionato completamente da María, dipinge per lei, sogna di rivederla, ha l'impressione di conoscerla da sempre, fantastica su un possibile incontro, le frasi da dire per superare la propria timidezza, i pensieri da svelare.
Un giorno casualmente la vede per strada, la segue e riesce ad avvicinarla, vincendo la paura e l'iniziale perplessità della ragazza.
María vorrebbe fuggire ma resta avvinta in uno strano incantesimo.
Castel confessa il suo disperato bisogno di lei, sono anime affini, soltanto lei tra tanti è riuscita a cogliere quel dettaglio del quadro che rappresenta la parte più profonda di se stesso, il suo messaggio di solitudine disperata.
"Mi prometta che non se ne andrà mai più. Ho bisogno del suo aiuto perché so che lei sente come me" le confessa in preda a un'emozione delirante.
Lei lo guarda silenziosa, lo mette in guardia "Non so cosa ci guadagnerà vedendomi. Faccio del male a tutti coloro che mi avvicinano."
La donna è il suo sole notturno, il sogno d'amore impossibile.
Iniziano ben presto telefonate ad orari improbabili, cautele, María è sposata con un uomo mite, scambi epistolari intensi, incontri appassionati, un amore tormentato, fatto di passione e momenti di rara tenerezza "come sprazzi di sole in un cielo sempre più cupo e tempestoso."
Un amore avvelenato da mille sospetti, dubbi, gelosie, pensieri assillanti e contorti, dai lunghi interrogatori di Castel, che dubita dell'amore di María, del suo vero amore.
Un amore ossessivo, geloso, insicuro, distruttivo, oscuro che ferisce e annienta.
I sentimenti del pittore oscillano tra "l'amore più puro e l'odio più sfrenato."
La stanchezza nella voce di lei, quello sguardo umile e triste non fanno che accrescere la sua furia delirante. María è la creatura fragile che ispira la sua arte, gli accarezza i capelli teneramente o una donnaccia ambigua che finge e tradisce, prendendolo in giro e ridendo alle sue spalle?
Quei pensieri morbosi, insensati, opprimenti lo conducono alle soglie della follia.
Castel non riesce a comprendere quella donna che lo ha salvato dalla sua tremenda solitudine, anche se per pochi attimi, quella donna misteriosa e sfuggente.
Un impenetrabile muro di vetro li separa, Castel riesce a vederla, ma non può sentirla né toccarla. Nell'istante del suo folle innamoramento il mondo sembrava bello, l'umanità tollerabile, ma ora tutto è di nuovo triste, indifferente, ridicolo, vuoto, senza senso, assurdo, detestabile.
Ora sa che è stato tutto un inganno illusorio, María non proviene da un tunnel parallelo al suo, non è un'anima affine, ma appartiene "al mondo senza limiti di coloro che non vivono nel tunnel" a "quella vita curiosa e assurda in cui ci sono balli, feste, allegria, frivolezze".
Quella vita che lui può contemplare soltanto da lontano, prigioniero del tunnel, col viso schiacciato contro il vetro di cristallo che lo separa dal mondo, rinchiuso nella sua solitudine, nella sua caverna oscura. Pensieri tormentosi, maniacali, angosciosi che sfociano in un brutale delitto.
Nell'incipit del romanzo è lo stesso pittore a raccontare dalla sua cella angusta con una scrittura lucida e analitica il percorso tortuoso che lo portò a uccidere la donna amata, una confessione animata non da vanità, ma dalla debole speranza che qualcuno possa comprenderlo, anche se è dolorosamente consapevole che soltanto una persona potrebbe capirlo, quella che ha ucciso in una calda sera d'estate.
Un giorno però all'interno del tunnel asfittico e opprimente filtra una debole luce, María Iribarne, una giovane donna misteriosa dalla sguardo profondo, penetrante, malinconico, lunghi capelli castani, profilo severo, occhi che improvvisamente si addolciscono.
Soltanto lei sembra riuscire a penetrare l'essenza della sua arte, non compresa da critici ciarlatani e pubblico volgare.
Durante l'inaugurazione di una sua mostra la ragazza rimane catturata e ipnotizzata da un particolare di un quadro, ignorato da tutti, una finestrella in alto da cui una donna contempla il mare e la spiaggia deserta, assorta, persa nei suoi pensieri in attesa di qualcosa, dimentica di tutto.
"Era una donna che guardava come in attesa di qualcosa, forse un richiamo spento e distante. La scena suggeriva, secondo me, una solitudine angosciata e assoluta."
Per Castel è folgorazione improvvisa, quella ragazza è simile a lui, in qualche modo gli appartiene, pensa e sente come lui, soltanto lei è riuscita a penetrare nel tunnel buio attraverso la sua arte.
Da quel momento in poi il pittore è ossessionato completamente da María, dipinge per lei, sogna di rivederla, ha l'impressione di conoscerla da sempre, fantastica su un possibile incontro, le frasi da dire per superare la propria timidezza, i pensieri da svelare.
Un giorno casualmente la vede per strada, la segue e riesce ad avvicinarla, vincendo la paura e l'iniziale perplessità della ragazza.
María vorrebbe fuggire ma resta avvinta in uno strano incantesimo.
Castel confessa il suo disperato bisogno di lei, sono anime affini, soltanto lei tra tanti è riuscita a cogliere quel dettaglio del quadro che rappresenta la parte più profonda di se stesso, il suo messaggio di solitudine disperata.
"Mi prometta che non se ne andrà mai più. Ho bisogno del suo aiuto perché so che lei sente come me" le confessa in preda a un'emozione delirante.
Lei lo guarda silenziosa, lo mette in guardia "Non so cosa ci guadagnerà vedendomi. Faccio del male a tutti coloro che mi avvicinano."
La donna è il suo sole notturno, il sogno d'amore impossibile.
Iniziano ben presto telefonate ad orari improbabili, cautele, María è sposata con un uomo mite, scambi epistolari intensi, incontri appassionati, un amore tormentato, fatto di passione e momenti di rara tenerezza "come sprazzi di sole in un cielo sempre più cupo e tempestoso."
Un amore avvelenato da mille sospetti, dubbi, gelosie, pensieri assillanti e contorti, dai lunghi interrogatori di Castel, che dubita dell'amore di María, del suo vero amore.
Un amore ossessivo, geloso, insicuro, distruttivo, oscuro che ferisce e annienta.
I sentimenti del pittore oscillano tra "l'amore più puro e l'odio più sfrenato."
La stanchezza nella voce di lei, quello sguardo umile e triste non fanno che accrescere la sua furia delirante. María è la creatura fragile che ispira la sua arte, gli accarezza i capelli teneramente o una donnaccia ambigua che finge e tradisce, prendendolo in giro e ridendo alle sue spalle?
Quei pensieri morbosi, insensati, opprimenti lo conducono alle soglie della follia.
Castel non riesce a comprendere quella donna che lo ha salvato dalla sua tremenda solitudine, anche se per pochi attimi, quella donna misteriosa e sfuggente.
Un impenetrabile muro di vetro li separa, Castel riesce a vederla, ma non può sentirla né toccarla. Nell'istante del suo folle innamoramento il mondo sembrava bello, l'umanità tollerabile, ma ora tutto è di nuovo triste, indifferente, ridicolo, vuoto, senza senso, assurdo, detestabile.
Ora sa che è stato tutto un inganno illusorio, María non proviene da un tunnel parallelo al suo, non è un'anima affine, ma appartiene "al mondo senza limiti di coloro che non vivono nel tunnel" a "quella vita curiosa e assurda in cui ci sono balli, feste, allegria, frivolezze".
Quella vita che lui può contemplare soltanto da lontano, prigioniero del tunnel, col viso schiacciato contro il vetro di cristallo che lo separa dal mondo, rinchiuso nella sua solitudine, nella sua caverna oscura. Pensieri tormentosi, maniacali, angosciosi che sfociano in un brutale delitto.
Nell'incipit del romanzo è lo stesso pittore a raccontare dalla sua cella angusta con una scrittura lucida e analitica il percorso tortuoso che lo portò a uccidere la donna amata, una confessione animata non da vanità, ma dalla debole speranza che qualcuno possa comprenderlo, anche se è dolorosamente consapevole che soltanto una persona potrebbe capirlo, quella che ha ucciso in una calda sera d'estate.
***
"Nei giorni che precedettero l'arrivo della sua lettera, i miei pensieri erano paragonabili a un esploratore perduto in un paesaggio immerso nella nebbia; qui e là, e con grande sforzo, riusciva a distinguere vaghe sagome di uomini e cose, indecisi profili di pericoli e abissi. L'arrivo della lettera fu come lo spuntare del sole.
Ma questo sole era un sole nero, un sole notturno.
Non so se si può dire, ma anche se non sono uno scrittore e non sono sicuro della mia precisione, non cancellerei la parola "notturno"; questa parola era, forse, la più appropriata per María, fra tutte quelle che formano il nostro imperfetto linguaggio."
Ma questo sole era un sole nero, un sole notturno.
Non so se si può dire, ma anche se non sono uno scrittore e non sono sicuro della mia precisione, non cancellerei la parola "notturno"; questa parola era, forse, la più appropriata per María, fra tutte quelle che formano il nostro imperfetto linguaggio."
"Il mare è lì, eterno e rabbioso. Il mio pianto di allora, inutile; inutili le attese sulla spiaggia solitaria, fissando tenacemente il mare. Hai indovinato e dipinto questo mio ricordo o hai dipinto il ricordo di molti esseri come te e me?
Ma adesso la tua figura s'interpone: sei tra il mare e me. I miei occhi incontrano i tuoi. Sei tranquillo, e un po' sconsolato, e mi guardi come chiedendo aiuto."
Ma adesso la tua figura s'interpone: sei tra il mare e me. I miei occhi incontrano i tuoi. Sei tranquillo, e un po' sconsolato, e mi guardi come chiedendo aiuto."
"Io non dicevo nulla. Splendidi sentimenti e idee oscure mi giravano per la testa, mentre ascoltavo la sua voce, la sua voce meravigliosa... caddi in una specie d'incantesimo. Il tramonto accendeva gigantesche braci tra le nuvole, a ponente. Sentivo che quel momento magico non si sarebbe ripetuto mai più.
Mai più, mai più, pensai, e intanto ero attratto dalla vertigine della scogliera e pensavo a quanto sarebbe stato facile trascinarla con me nell'abisso."
Mai più, mai più, pensai, e intanto ero attratto dalla vertigine della scogliera e pensavo a quanto sarebbe stato facile trascinarla con me nell'abisso."
"Dio mio, come si poteva non perder ancor più la fiducia nel genere umano, al pensare che tra certi istanti di Brahms e una cloaca ci sono occulti e tenebrosi passaggi sotterranei!"
"C'era un solo tunnel, buio e solitario: il mio, il tunnel in cui avevo trascorso l'infanzia, la giovinezza, tutta la mia vita."
Nessun commento:
Posta un commento