giovedì 23 giugno 2016

La sarta di Dachau

La sarta di Dachau, Mary Chamberlain

Sono solo una ragazza.
Qui ci sono freddo e paura.
Ma io ho un sogno
e nessuno me lo può strappare.

Ada Vaughan modiste, abiti perfetti che fasciano un corpo snello, rossetto e ticchettio veloce, sognatrice instancabile. Suor Clara sepolta in un abito logoro e informe, che vive e respira la morte intorno e dentro di lei, Ava Gordon incantevole e seducente, nel suo abito blu aperto sulla schiena, una nuvola di chiffon azzurro, una sigaretta tra le labbra e un White lady da assaporare lentamente. Una donna poliedrica, dalle mille sfaccettature, una donna che ha sofferto troppo e per questo pericolosa.
Questo romanzo racconta la sua storia.
I sogni, il coraggio, la tenacia di una giovane e ambiziosa sarta inglese che vuole allontanarsi dalla miseria e dallo squallore che ti si attacca addosso come un odore malsano e farsi strada nel mondo, diventare qualcuno, una stilista famosa e di successo. Bella e determinata, capace di creare abiti incantevoli come per magia. Eppure dal mondo della sartoria, degli abiti eleganti, della seta preziosa, si troverà suo malgrado catapultata in mezzo all'orrore della seconda guerra mondiale e della prigionia. La trama è avvincente, questo libro ti incolla alle pagine lasciandoti col fiato sospeso e l'ansia di sapere come andrà a finire. Lo stile è semplice, fluido, scorrevole.
La prima parte mi è piaciuta molto, la storia della giovane Ada, una ragazza determinata, piena di sogni, speranze, ma saranno proprio i sogni, la sua ingenuità e la fiducia malriposta a gettarla nel baratro. E ancora il suo coraggio tra macerie, bombardamenti e cadaveri, la lotta faticosa per la sopravvivenza, il duro lavoro, lei una ragazza stremata, ridotta pelle e ossa che riesce a creare abiti meravigliosi nella prigione di Dachau tra schiaffi e stenti. E' questo il solo modo che ha per sentirsi ancora un essere umano, riuscire a plasmare da mediocri scampoli di stoffa abiti da sogno per donne algide e perfide, le compagne dei comandanti del campo, le loro amiche e perfino un abito nero con una rosa rossa per una signora gentile, che le rivolge la parola, le fa i complimenti, sembra vedere in lei per la prima volta un essere umano. Eppure...
La seconda parte descrive il faticoso ritorno alla vita, l'agognata salvezza dopo tanto orrore, il rientro in Inghilterra, Ada la sopravvissuta all'internamento, la ragazza fortunata. Questa parte mi ha lasciata un po' perplessa. Anni e anni di sofferenza sembrano non averle insegnato nulla, Ada è ancora lì con i suoi sogni ingenui, continua a fidarsi di bastardi da cui dovrebbe stare alla larga, non riesce a bastare a se stessa, si invischia in affari illeciti, fino al tragico epilogo. Il punto di vista è sempre quello della protagonista, il lettore scopre la verità con lei poco a poco ed è questo che avvince e inchioda alla pagina, sei lì con lei incredulo e sgomento, sperando fino alla fine in un miracolo, che quella giostra impazzita di dolore e malvagità si fermi e che ci sia almeno un uomo degno di questo nome, un uomo di cui fidarsi. E invece menzogne, inganni, illusioni infrante, sogni spezzati e calpestati, uomini nauseanti, personaggi rivoltanti e meschini. E quando tramonta anche l'ultima flebile speranza e la verità distorta trionfa su tutto non rimane alcun appiglio, se non sprofondare nel nero abisso. Ada una eroina tragica vittima dei propri sogni impossibili e di un mondo senz'anima.

"Ecco che cosa facevano quegli avvocati, pensò Ada : mostravano i fatti fuori dal loro contesto, facendoli pendere da una parte sola come un quadro appeso storto sul muro, o distorcendoli come nello specchio deformante di un luna park."

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