Ritratto di signora, Henry James
“Una veloce carrozza, in una
notte scura, che sferraglia con quattro cavalli lungo strade che uno non
può vedere, questa è la mia idea di felicità.”
Un classico indimenticabile che non può non essere letto.
Uno stile perfetto , ricco di periodi complessi e articolati,
descrizioni curate, introspezione psicologica, dialoghi intensi,
insomma Henry James è Henry James. Il mio unico rammarico è di non avere
letto prima questa meraviglia. Il romanzo racconta la storia di Isabel
Archer, giovane ragazza americana desiderosa di vita, indipendenza ed
esperienza. Vuole viaggiare e scoprire il mondo, bella, intelligente e
altera.
Giunge in Europa, la suggestiva e raffinata Europa, al seguito di
una eccentrica zia e inaspettatamente diventa ricca dopo aver ricevuto
una cospicua eredità. Sembra soltanto l’inizio della tanto agognata
indipendenza, eppure si troverà rinchiusa suo malgrado in una gabbia
dorata, d’amore, inganno e ricchezza.
Pur essendo amata e a lungo
corteggiata da un nobile e ricco lord, un giovane e affascinante
americano che per lei attraverserà l’oceano e dallo sfortunato e malato
cugino Ralph, si innamorerà di un conturbante artista, Gilbert Osmond,
uomo meschino e avido di denaro. Tra gli adoranti pretendenti
sceglie proprio l’uomo sbagliato. A volte siamo campionesse mondiali in
tal senso. Isabel crescendo perde la propria spontaneità, soffoca
nell’infelicità e nel disamore, potrebbe salvarsi e ricominciare altrove
tornando finalmente a respirare, ma le rigide convenzioni sociali e
morali la imprigionano con ferree e invisibili catene e lei decide
consapevolmente di tornare nella prigione dorata. E poi? Il lettore può
soltanto provare a immaginare il suo grigio e opprimente futuro
incerto. Tra i molteplici personaggi il mio preferito resta il cugino
Ralph, ironico, brillante, intelligente, con il suo disperato amore senza
speranza per la vita e per Isabel.
"Lei è come pioggia d'estate, sempre."
"Non voglio votarmi a una vita di infelicità. Ma ogni tanto mi accade
di pensare che non potrò mai essere felice in un qualche modo
straordinario, non voltandomi dall'altra parte, non isolando me stessa.
Ma isolando se stessa da cosa?
Dalla vita. Dalle occasioni e dai pericoli degli altri, da quel che la gente sa e sopporta."
Mi hai detto la cosa che più conta: che il mondo ti interessa e che vuoi buttartici dentro.
I suoi occhi d'argento brillarono per un momento nel buio. "Non ho mai detto questo"
Credo che tu questo abbia inteso. Non ripudiarlo, è così bello!
"Non ti pensavo cadere in basso così facilmente e così presto".
-Cadere in basso hai detto?
"Ti vedevo impennarti fin lassù nell'azzurro, veleggiare in piena luce
sopra le teste degli uomini. Improvvisamente uno ti tira addosso un
bocciolo di rosa appassito- un proiettile che mai avrebbe dovuto
raggiungerti- e tu precipiti a terra. Mi fa male, male come se fossi
caduto a terra io.
Avrei detto che l'uomo per te sarebbe stato di
natura più attiva, più ampia, più libera. Non riesco a superare
l'impressione che questo Osmond sia in qualche modo...bè, piccolo."
-Piccolo? e lo fece suonare immenso.
"Penso che sia meschino, egoista, vedo che si prende così sul serio".
-Ha un grande rispetto per se stesso e io non lo biasimo per questo. Il
rispetto di sè rende più sicuro il rispetto per gli altri.
"Si ma
tutto è relativo, uno dovrebbe sentirsi in relazione con le cose, con
gli altri. Non credo che il signor Osmond faccia questo".
-E' l'incarnazione del gusto (...)
"Squisito davvero ma questo gusto lo hai mai visto contrariato?"
-Spero che non mi tocchi in sorte di non riuscire a essere gradevole al suo gusto.
A queste parole un impeto di violenta passione salì alle labbra di Ralph.
"Ah, lo fai apposta, e questo è indegno di te! Non sei stata creata per
misurarti a quel modo: sei stata intesa a qualcosa di meglio che non
montare la guardia sui gusti di uno sterile dilettante!"
Isabel
balzò in piedi ed egli fece altrettanto , così che per qualche istante
si affrontarono guardandosi l'un l'altro come se egli avesse lanciato
una sfida o scagliato un insulto.
-Ma tu vai troppo in là, si limitò a esalare.
"Ho detto quel che avevo dentro e l'ho detto perché ti amo, ti amo senza speranza."
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