martedì 11 febbraio 2020

Il lettore

Il lettore, Bernhard Schlink
"Leggimelo a voce alta!
Tu hai una voce così bella, ragazzino, preferisco ascoltare te che leggere da sola."
Michael e Hanna, sullo sfondo la Germania fine anni Cinquanta che cerca di lasciarsi alle spalle il suo tremendo passato.
Un ragazzino quindicenne e una donna adulta.
Uno studente convalescente e una bigliettaia del tram, una donna forte, decisa, volitiva. Capelli biondo cenere, fronte alta, occhi azzurri, viso spigoloso, bella e altera.
Un incontro casuale, uno sguardo rubato e da lì passione improvvisa, bruciante, dirompente.
Il ragazzino insicuro e riflessivo, la donna fiera e seducente.
Una stanza con una grande cucina e una vasca.
Fare il bagno insieme, esplorare i propri corpi, fare l'amore.
E prima di tutto questo la lettura. Un rituale d'amore.
Hanna ha una singolare richiesta, vuole che quel ragazzino studioso e perbene le legga ad alta voce i capolavori della letteratura, l'Odissea, Guerra e pace, Cechov e tanti altri.
E lui il ragazzino obbedisce. Prima la lettura ad alta voce, poi l'amore.
Leggere ad alta voce significa conoscersi e riconoscersi, un dialogo intimo confidenziale, un mondo nuovo per Hanna assetata di conoscenza.
Michael la desidera intensamente, teme l'abbandono e per questo spesso si umilia, si scusa, si prende colpe che non ha.
Hanna così fiera e decisa, sicura ed enigmatica, indecifrabile e misteriosa.
Racconta poco di sé e del suo passato, a volte ha lampi improvvisi di collera.
Hanna bella e seducente mentre si infila le calze in cucina, Hanna che lo avvolge in un morbido asciugamano bianco dopo il bagno, Hanna dal corpo profumato e pulito, il suo buon odore, Hanna che accarezza con un dito il dorso dei libri, che danza davanti allo specchio, che sorride, misteriosa ed enigmatica, Hanna dalle forme sinuose, dal corpo muscoloso e sodo, la pelle liscia e morbida, Hanna fredda e dura, che brandisce una cintura di cuoio, Hanna e i suoi improvvisi slanci di tenerezza.
E lui il ragazzino terrorizzato di perderla, che cela quell'amore segreto e colpevole, intenso e inebriante.
Non ne parla in famiglia o con gli amici di quell'amore appassionante e oscuro che è come un frutto proibito.
Il ragazzino che si umilia pur di non perderla, il ragazzino che la tradisce e la rinnega, che si sente colpevole per questo.
E poi un giorno la donna sparisce all'improvviso, lasciando dietro di sé il vuoto, la perdita, l'assenza lacerante e troppe domande irrisolte.
Passano gli anni il ragazzino cresce, diventa un uomo.
La vita è spesso strana e imprevedibile, segue percorsi tortuosi, molto tempo dopo Michael ritroverà la sua Hanna in tribunale, imputata con altre donne in un processo per crimini nazisti, sorvegliante in un lager nei pressi di Cracovia.
Hanna tesa, altera, che cerca di difendersi, che ammette le sue colpe, Hanna fredda colpevole.
Michael è stordito, anestetizzato, non prova nulla, non sente nulla.
Hanna e la sue terribile colpa, il suo inconfessabile segreto.
Hanna la guardiana dell'orrore, quel passato oscuro e vergognoso con cui la Germania deve fare i conti, quel passato ingombrante che non si può dimenticare, i lager, lo sterminio, l'Olocausto.
Una generazione smarrita e confusa che condanna le colpe dei padri, le connivenze colpevoli, quanti avrebbero potuto opporsi all'orrore e non l'hanno fatto.
Hanna carnefice efferata, colpevole.
E quell'amore di tanti prima, incosciente, inconsapevole, proibito, malato, macchiato dall'orrore.
Hanna sarà condannata per le sue terribili colpe, Michael dovrà fare i conti con l'orrore del presente e del passato, i ricordi che fanno male e non gli danno tregua, il tempo che scorre inesorabile e di nuovo la lettura ad alta voce a placare quelle notti insonni che lo tormentano.
Cassette registrate e inviate in prigione, classici, poesie, racconti, le letture ad alta voce diventano un ponte sull'abisso, un dialogo mai interrotto, una debole luce nel buio.
Attraverso queste letture Hanna impara a leggere, superando la vergogna, il suo inconfessabile segreto.
Dopo molti anni si ritroveranno ancora una volta l'uno di fronte all'altro, una donna ormai anziana e un uomo adulto.
Hanna e le sue rughe, il corpo appesantito, stanca, abitata dai fantasmi del passato, quei morti impossibili da scacciare, tra desiderio di espiazione e improbabile redenzione.
Michael e le mille domande inespresse che lo tormentano, tra nostalgia e desiderio, senso di colpa e rimpianto.
Hanna una vecchia signora dalla voce giovane e Michael per sempre il suo ragazzino.
Un romanzo dallo stile conciso, essenziale, senza fronzoli che racconta una storia d'amore crudele e impossibile, un libro che si pone domande scomode e fa riflettere su quel passato terribile, incancellabile, indimenticabile.

***
Rise sprezzante."No, non parlo di ordini e di obbedienza.
Il boia non esegue nessun ordine. Fa il suo lavoro, non odia coloro che giustizia, non si vendica di loro, non toglie loro la vita perché gli stanno antipatici o lo minacciano o lo aggrediscono. Gli sono del tutto indifferenti. Gli sono così indifferenti che potrebbe ucciderli tanto quanto non ucciderli."
Mi guardò. "Nessun ma? Avanti, dica che un essere umano non può essere così indifferente a un altro. Non lo ha imparato? Solidarietà con tutto ciò che ha sembianze umane? Dignità degli esseri umani? Rispetto per la vita?"
Ero indignato e inerme.
"Come poteva essermi di conforto il fatto che la mia sofferenza per l'amore di Hanna era in un certo senso il destino della mia generazione, il destino tedesco, al quale potevo sottrarmi solamente in malo modo, che potevo solo dissimulare peggio degli altri? Tuttavia all'epoca sentirmi parte della mia generazione mi avrebbe giovato."
"All'epoca rilessi l'Odissea, che avevo studiato a scuola e mi era rimasta in mente come la storia di un ritorno. In realtà non lo è. Come potevano i greci, i quali sapevano che non ci si bagna due volte nello stesso fiume, credere in un ritorno? Ulisse non torna a casa per restarvi, ma per mettersi nuovamente in viaggio.
L'Odissea è la storia di un movimento, al tempo stesso con una meta e senza una meta, efficace e vano. La storia del diritto è forse qualcosa di diverso?"
"Avevo sempre la sensazione che nessuno mi capisse, che nessuno sapesse chi ero e che cosa mi aveva condotta qui. E sai, se nessuno ti capisce, allora nessuno può chiederti conto di nulla. Nemmeno la corte ha potuto farlo. Solo i morti possono. Loro capiscono. Per questo non c'era bisogno che fossero lì, al processo, ma se vi fossero stati, lo avrebbero capito molto bene. Qui in prigione hanno passato molto tempo con me. Venivano ogni notte, che lo volessi o no. Prima del processo, quando volevano venire, riuscivo a scacciarli."



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