domenica 2 febbraio 2020

Il gruppo

Il gruppo, Mary McCarthy
Otto ragazze intraprendenti e brillanti, otto amiche inseparabili neolaureate nella prestigiosa università di Vassar classe 1933, decise a non seguire le orme delle proprie madri ma desiderose di realizzarsi professionalmente, lavorando nei settori più variegati editoria, medicina, insegnamento, veterinaria, che amano viaggiare, sognano l'indipendenza ma anche l'amore.
Siamo nella multiforme New York anni 30, ragazze agiate, provenienti da ottime famiglie, alle prese con problemi lavorativi, crisi economica, questioni di cuore, aperitivi alcolici, prime volte, tradimenti, gioie, infelicità, problemi coniugali, delusioni, sogni infranti, fallimenti, tra ironia e disincanto, dissacrante umorismo e malinconia.
Una scrittura ironica, vivace "con increspature di umorismo come tende alle finestre", ricca di dettagli, descrizioni minuziose, dialoghi fulminei, che attraverso le voci frizzanti e libere delle protagoniste affronta tematiche innovative per l'epoca, contraccezione, sessualità, allattamento, tradimento, divorzio, attivismo politico.
Sullo sfondo l'America di Roosevelt e del New Deal.
Sono belle, intelligenti, dinamiche, affrontano la vita adulta e le prime cocenti delusioni e poi gli uomini croce e delizia, indecisi, apatici, deboli, impulsivi, irrisolti, troppo spesso attaccati alla bottiglia.
Kay vitale ed energica, la prima del gruppo a sposarsi con un attore, eccentrica, anticonformista. La dolce Polly bionda e diafana, Helena originale e colta, Libby talentuosa scrittrice, l'amorevole Priss, la tenera Dottie, l'algida e bellissima Lakey, Pokey sbadata, ricchissima, pilota provetta.
Un affresco variegato dell'universo femminile di quegli anni a metà strada tra satira e dramma, una lettura piacevole e coinvolgente dal retrogusto amaro e malinconico, un lucido e vivido ritratto del mondo di queste fantastiche ragazze, che dovranno fare i conti con la vita terribilmente reale, i sogni infranti e il cuore spezzato.
Mi ha ricordato un altro romanzo letto tempo fa "Il meglio della vita" di Rona Jaffe (1958), stessa ambientazione, stessa atmosfera, ragazze fragili, inquiete, coraggiose e libere, pronte ad affrontare il meglio e il peggio della vita tra sorrisi e lacrime, fallimenti e delusioni, con sarcasmo, umorismo, vivacità, intelligenza e ingenuo ottimismo.
***
"Kay non ha paura della vita, Anders" era così che chiamava il padre. "Tu e la mamma e io ce l'abbiamo, ce l'abbiamo un po' tutti. Sappiamo che la vita ci può ferire. Kay non lo ha mai scoperto. È per questo che ho deciso di sposarla (...)
"Ma non pensa, Mr Schneider, che l'amore dovrebbe arrivare di sorpresa?" La profonda fossetta nel suo mento si increspò.
"Sa com'è nei gialli. L'assassino è il meno sospettabile, la persona che mai avresti pensato. È così che mi sento rispetto all'amore. "L'uomo giusto" per me non sarà mai l'uomo in più invitato apposta per me. Sarà la persona che la padrona di casa non avrebbe mai scelto in vita sua. Se arriverà".
Mr Schneider sembrò triste.
"Tu vuoi dire", disse annuendo, "che ti innamorerai di un uomo sposato. Tutti gli altri sono facilmente sospettabili."


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