Ho paura torero, Pedro Lemebel
"Ho paura torero
ho paura che verso sera
il tuo sorriso svanisca."
ho paura che verso sera
il tuo sorriso svanisca."
Lei è la fata dell'angolo dalle mani marimbe, travestito appassionato ed esuberante, cuce tovaglie e lenzuola per le signore ricche dei quartieri alti, canta motivetti nostalgici e sentimentali.
Lui è un giovane studente rivoluzionario, legato al Fronte patriottico Manuel Rodríguez, che sogna di liberare il paese dalla notte buia e opprimente della feroce dittatura di Pinochet.
Lui è giovane e bello, lei vecchia e sdentata.
Lui ha attraenti occhi magnetici dalla sfumature violacee, lei è un'uccellina ossigenata un po' spelacchiata, "lo sgorbio artritico del disamore."
Un ragazzo incrociato per caso all'emporio, uno studente universitario che le affida dei libri da custodire nella sua macilenta casa dell'angolo, decorata da nastri, cuscini e ricami, una piccola bomboniera, una piccionaia d'altri tempi.
Batte il piccole grande cuore della fata per questo amore impossibile e fugace, al ritmo di una nostalgica canzone.
E poi risate, racconti, silenzi, un folle compleanno cubano, un picnic sull'erba, un enorme cappello giallo, abbracci, carezze, sguardi, parole sussurrate, una guancia ispida e una bocca da colibrì.
La fata ignorante e il giovane rivoluzionario, una storia malinconica, onirica, intensa, ironica, coraggiosa, impossibile.
A fare da contraltare alla fata e al suo impossibile amore, c'è un'altra coppia ritratta con arguto sarcasmo, il dittatore Pinochet oppresso dalla moglie petulante e logorroica, tormentato da oscuri incubi di morte.
Una scrittura pirotecnica, multicolore, barocca, vitale e travolgente come una danza folle, un ritmo appassionato.
Una satira ironica e pungente della dittatura, un lucido ritratto delle lunghe notti cilene, dei pattugliamenti, dei lacrimogeni, dei black out, delle cariche della polizia, delle candele accese nel buio, delle madri che urlano e chiedono giustizia per i propri figli desaparecidos inghiottiti dalla notte infinita dei coyote ululanti, dei rivoluzionari che lottano per la libertà.
Ma anche una melodia d'altri tempi, dolce e romantica, un amore impossibile, appassionato e libero, una poesia profonda ed emozionante.
Un romanzo imperdibile dalla prosa straordinaria, ironica, commovente, sognante, che con un tono apparentemente lieve ci accompagna nei meandri bui dell'orrore della dittatura spietata che ha insanguinato il Cile per anni e ci racconta di un amore che sboccia inaspettato sull'abisso, un fiore selvatico sul ciglio di strade polverose.
Lui è un giovane studente rivoluzionario, legato al Fronte patriottico Manuel Rodríguez, che sogna di liberare il paese dalla notte buia e opprimente della feroce dittatura di Pinochet.
Lui è giovane e bello, lei vecchia e sdentata.
Lui ha attraenti occhi magnetici dalla sfumature violacee, lei è un'uccellina ossigenata un po' spelacchiata, "lo sgorbio artritico del disamore."
Un ragazzo incrociato per caso all'emporio, uno studente universitario che le affida dei libri da custodire nella sua macilenta casa dell'angolo, decorata da nastri, cuscini e ricami, una piccola bomboniera, una piccionaia d'altri tempi.
Batte il piccole grande cuore della fata per questo amore impossibile e fugace, al ritmo di una nostalgica canzone.
E poi risate, racconti, silenzi, un folle compleanno cubano, un picnic sull'erba, un enorme cappello giallo, abbracci, carezze, sguardi, parole sussurrate, una guancia ispida e una bocca da colibrì.
La fata ignorante e il giovane rivoluzionario, una storia malinconica, onirica, intensa, ironica, coraggiosa, impossibile.
A fare da contraltare alla fata e al suo impossibile amore, c'è un'altra coppia ritratta con arguto sarcasmo, il dittatore Pinochet oppresso dalla moglie petulante e logorroica, tormentato da oscuri incubi di morte.
Una scrittura pirotecnica, multicolore, barocca, vitale e travolgente come una danza folle, un ritmo appassionato.
Una satira ironica e pungente della dittatura, un lucido ritratto delle lunghe notti cilene, dei pattugliamenti, dei lacrimogeni, dei black out, delle cariche della polizia, delle candele accese nel buio, delle madri che urlano e chiedono giustizia per i propri figli desaparecidos inghiottiti dalla notte infinita dei coyote ululanti, dei rivoluzionari che lottano per la libertà.
Ma anche una melodia d'altri tempi, dolce e romantica, un amore impossibile, appassionato e libero, una poesia profonda ed emozionante.
Un romanzo imperdibile dalla prosa straordinaria, ironica, commovente, sognante, che con un tono apparentemente lieve ci accompagna nei meandri bui dell'orrore della dittatura spietata che ha insanguinato il Cile per anni e ci racconta di un amore che sboccia inaspettato sull'abisso, un fiore selvatico sul ciglio di strade polverose.
***
"Come scorrere una garza sul passato, una tenda bruciacchiata che sventola alla finestra aperta di quella casa nella primavera dell'86. Un anno marchiato a fuoco dai copertoni fumanti per le strade di Santiago, schiacciata dal pattugliamento. Una Santiago che si svegliava al suono delle pentole sbattute nei cortei, ai lampi dei black out, per i cavi elettrici scoperti, esposti alle catene, alle scintille. Poi il buio pesto, le luci di un camion blindato, i Fermo lì stronzo, gli spari e le corse a perdifiato, come nacchere di metallo che frantumavano le notti di feltro. Quelle notti funeree, trafitte dalle grida, dall'incessante "Cadrà", e da tanti, tanti comunicati dell'ultimo minuto, sussurrati dall'onda sonora del "Diario de Cooperativa."
Poi c'era la casetta macilenta, un angolo di tre piani con una scala vertebrale che portava in soffitta. Da lì si poteva vedere la città in penombra, coronata da un velo torbido di polvere. Era una piccionaia, una ringhiera per stendere le lenzuola, le tovaglie e le mutande inalberate dalle mani marimbe della Fata dell'angolo. Nelle sue mattine di finestre spalancate, cantava "Ho paura torero, ho paura che stasera il tuo sorriso svanisca."
Poi c'era la casetta macilenta, un angolo di tre piani con una scala vertebrale che portava in soffitta. Da lì si poteva vedere la città in penombra, coronata da un velo torbido di polvere. Era una piccionaia, una ringhiera per stendere le lenzuola, le tovaglie e le mutande inalberate dalle mani marimbe della Fata dell'angolo. Nelle sue mattine di finestre spalancate, cantava "Ho paura torero, ho paura che stasera il tuo sorriso svanisca."
"Siete facile da corrompere? chiese Carlos continuando il suo romantico interrogatorio. Facile e difficile come tagliare una rosa senza pungersi con le spine. E se uso i guanti? La rosa vi prenderebbe per il giardiniere e morirebbe senza conoscere l'emozione di stare nelle vostre mani".
"Come si guarda qualcosa che non si rivedrà mai più? Come si fa a dimenticare quello che non si è mai posseduto? Così, semplicemente".
"Non si tratta di delusione, caro amico. Si tratta solo di capire che una fata folle d'amore sarà sempre disposta a farsi ingannare e usare. E lasciò che la sua voce scendesse lungo una scala di parole, e all'ultimo scalino il suo discorso si spezzò tremante. Quando si gioca all'amore, c'è sempre il rischio di sbagliarsi, continuò a recitare come una sonnambula, soprattutto quando ci sono persone che non sanno giocare".
***
"Lemebel è il più grande poeta della mia generazione. Lemebel non ha bisogno di scrivere poesie per essere il migliore poeta della mia generazione. Nessuno arriva in profondità quanto Lemebel. E se tutto questo ancora non bastasse, Lemebel è coraggioso, ovvero sa aprire gli occhi nel buio, su quei territori nei quali nessuno ha il coraggio di entrare. Volete sapere come ho capito tutto questo ? È facile. Leggendo i suoi libri."
(Roberto Bolaño)
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