domenica 16 dicembre 2018

Asimmetria

Asimmetria, Lisa Halliday
"Questa è l'avventura. Questa è la disavventura. Questa è la vita."
Questo libro, romanzo d'esordio della scrittrice, è diviso in tre parti o racconti lunghi che esplorano le asimmetrie dell'universo contemporaneo e della nostra vita.
Relazioni asimmetriche, universi asimmetrici, dentro e fuori di noi.
Nella prima parte, Follia, Alice attraversa lo specchio e si trova catapultata magicamente in una realtà eccitante e insolita. Mentre sta leggendo un libro noioso seduta su una panchina a Central Park, un uomo, un celebre scrittore, le si avvicina e le offre un gelato.
Scambiano qualche battuta e poco dopo decidono di iniziare a frequentarsi.
Alice ha venticinque anni, lavora in una casa editrice, sogna di diventare una scrittrice, è giovane, dolce, tenace, ironica, un po' ingenua. Ezra Blazer è un uomo affascinante e affermato, noto, colto, ricco, molto più grande di lei e con qualche problema di salute.
Tra i due nasce una relazione fatta di sesso, amorosa tenerezza, amicizia, risate, dialogo, antidolorifici, acciacchi dell'età, silenzi e partite di baseball.
Una relazione asimmetrica e squilibrata, ancorata al presente. Alice è insicura e irrisolta, sta cercando ancora la sua strada, Ezra è maturo, ha raggiunto la fama e il successo, una notevole e invidiabile stabilità. Tra i due c'è un abisso di differenze, per quanto riguarda vissuto, esperienze, età anagrafica. Giovinezza e vecchiaia, inesperienza e maturità, successo e precarietà. Una relazione che procede tra alti e bassi. Una relazione folle che i due hanno il coraggio di viversi condividendo canzoni, libri, malgrado tutto.
Nella seconda parte, Pazzia, lo scenario cambia improvvisamente. Ci troviamo all'aeroporto di Heathrow dove Amar viene trattenuto da zelanti funzionari per dei controlli, in attesa di partire per l'Iraq alla ricerca del fratello scomparso. Nella snervante attesa ripercorre le fasi più importanti della sua vita. La nascita avvenuta in volo, il doppio passaporto americano e iracheno, una vita vissuta in equilibrio precario tra due mondi variegati e complessi.
È un giovane economista che vive sulla sua pelle le contraddizioni, le paure, le inquietudini, le lacerazioni del suo tempo. Vive in America ma torna spesso in Iraq dai parenti lontani e da suo fratello Sami, che ha scelto di restare lì. Attraverso il suo racconto fatto di frammenti e flashback improvvisi ripercorriamo la guerra in Iraq, la caduta di Saddam, l'escalation di violenza efferata, il presente sempre più nebuloso e incerto, il futuro un enorme buco nero. In questa seconda parte la pazzia è quella della guerra, della paura, degli attentati, la pazzia di una violenza cieca e brutale, che non risparmia nessuno.
Di nuovo asimmetria e squilibrio, tra Occidente e Oriente, credo religioso e fanatismo, potere e oppressione, tra i sogni di un Iraq glorioso e in pace e la distruzione di bombe e attentati che insanguinano questa terra.
Nella terza e ultima parte, Desert Island Discs, ritroviamo lo scrittore Ezra Blazer che si racconta a cuore aperto in un'intervista radiofonica, attraverso la musica che ha segnato i momenti più importanti della sua vita. Le origini, la passione per la scrittura, i suoi amori.
Il cerchio si chiude.
Un libro originale e interessante, ricco di molteplici riferimenti letterari e musicali, da Mark Twain a Camus, da Miller a Joyce, da Hannah Arendt a Primo Levi, passando attraverso il jazz e la musica classica, da Chet Baker fino al violoncello rabbioso e immenso di Pablo Casals.
Uno stile fluido, denso, ironico e divertente nella prima parte, più riflessivo nella seconda, per poi sfumare nella malinconia della terza, un uomo ripercorre la sua vita costellata di successi, consapevole di essere ormai prossimo alla fine, senza perdere il senso dell'umorismo e quel sorriso irriverente.
Libro ironico e profondo che fa riflettere sul mondo asimmetrico in cui ci troviamo a vivere e sulle sue gigantesche contraddizioni. Un romanzo che spazia dalla letteratura alla musica, dalla storia all'attualità e poi sfuma nell'indefinito. Ma che è anche una riflessione sulla scrittura, che dovrebbe superare le vicende personali e abbracciare orizzonti più ampi, come dice la stessa Alice a Ezra: "Scrivere di me non mi sembra abbastanza importante". "In confronto a cosa?". "Alla guerra. Le dittature. Le relazioni internazionali."
Un libro asimmetrico e multiforme, che procede per frammenti, lampi improvvisi di luce e buio, dove la scrittura stessa diventa lo specchio che riflette le contraddizioni, le asimmetrie e i piccoli grandi squilibri della coscienza, della vita e del mondo intero.
Non lasciatevi fuorviare dal gossip che ha circondato l'uscita del libro, Alice /Lisa ed Ezra /Philip mostro sacro Roth, non è importante sapere quanto ci sia di Philip in Ezra o quanto la vicenda sia autobiografica o frutto di immaginazione, "in fondo i ricordi non sono più affidabili dell'immaginazione"; è necessario andare oltre, assaporando i numerosi riferimenti letterari, musicali e soprattutto gli spunti di riflessione su una realtà drammaticamente attuale che questo libro ci offre con acuta ironia, brillante leggerezza e vivida intelligenza.
 
***
"Allora. Signorina Alice, ti va?"
Lei lo guardò.
Lui guardò lei.
Alice rise.
"Ti va?" ripeté lui.
Tornando a concentrarsi sul cono, Alice rispose: "Be', non c'è motivo di dire di no, immagino."
Lo scrittore si alzò per andare a buttare la salviettina e tornò da lei. "I motivi sarebbero tanti."
(...) "Forse è meglio se mi dai il tuo numero. Metti caso succeda qualcosa."
Mentre un altro corridore rallentava per guardarli meglio, Alice scrisse il suo numero sul segnalibro.
"Ma così ti perdi," le disse lo scrittore.
"Non fa niente," rispose Alice.
Quando arrivò, l'unica luce accesa era quella dell'abat-jour sul comodino; lui era seduto sul letto con un libro e un bicchiere di latte di soia al cioccolato.
"È primavera!" annunciò Alice a gran voce, sfilandosi il prendisole.
"È primavera," le fece eco lui, con sospiro stanco.
Come una lince sulla neve, Alice avanzò carponi verso di lui sul candido piumone. "Mary-Alice, certe volte sembri davvero una sedicenne."
"Te le vai a scegliere all'asilo, eh."
"E tu all'ospizio. Attenta alla mia schiena."
Il cielo si fece rosa, poi viola. Ezra alzò una mano per accendere la luce.
"Mary-Alice," disse col tono più paziente che si potesse immaginare. "I tuoi silenzi sono molto efficaci. Lo sai questo?"
Alice si girò sulla schiena. Gli occhi le si riempirono di lacrime.
"Ho trascorso tanto tempo qui," disse infine.
"Sì," disse lui dopo un'altra lunga pausa. "Immagino che questa stanza ti rimarrà impressa per sempre nella memoria."
Alice chiuse gli occhi.
 "Mi pare sia stato Saul Bellow a dire che la morte è il fondo scuro senza il quale uno specchio non potrebbe riflettere; e allora qual è il senso di tutta questa oscurità che comunque si intravede?"
"E mentre guardavamo insieme le stelle, Sami predisse che presto l'Iraq sarebbe tornato a essere glorioso. Strade senza buche, scintillanti ponti sospesi, hotel a cinque stelle, le rovine di Babilonia, Hatra e la stele di Ninive riportate al loro antico splendore e visitabili senza la supervisione di guardie armate.
Invece che alle Hawaii, le coppie sarebbero andate in luna di miele a Bassora. Invece di sbavare per i gelati, la gente avrebbe sbavato per il dolma e il chai (...) Baghdad avrebbe ospitato le Olimpiadi. I leoni della Mesopotamia avrebbero vinto la Coppa del Mondo. Aspetta e vedrai, fratellino. Aspetta e vedrai. Altro che Disney World. Altro che Venezia. Altro che i temperamatite a forma di Big Ben e i café crème a prezzi stratosferici in riva alla Senna. Ora è il turno dell'Iraq. L'Iraq ha finito con le guerre, e verrà gente da tutto il mondo per toccare con mano la sua bellezza e la sua storia."
"L'amore è volubile. Riluttante. Irrefrenabile. Facciamo di tutto per addomesticarlo, per dargli un nome, per fare progetti e magari addirittura per contenerlo tra le sei e le dodici, o se sei parigino tra le cinque e le sette, ma come molte cose adorabili e irresistibili in questo mondo alla fine l'amore si libera di te e, sì, a volte capita che ne esci anche un po' malconcio.
È nella natura umana cercare di imporre un ordine e una forma alle cose più provocatoriamente caotiche e amorfe della vita. Alcuni di noi per farlo inventano leggi, o disegnano linee sulla strada, o mettono dighe ai fiumi o isolano isotopi o migliorano la qualità dei reggiseni. Altri fanno la guerra. Altri ancora scrivono libri. Quelli più matti scrivono libri. Non ci resta che trascorrere le nostre ore di veglia nel tentativo di riordinare e cercare di dare un senso a questo perenne pandemonio. Creare schemi e proporzioni lì dove in realtà non esistono. E questa mania di addomesticare e possedere, questa follia necessaria, è lo stesso bisogno che fa scattare e durare l'amore."

 

 


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