Ballando a notte fonda, Andre Dubus
L'ultima raccolta di racconti di Dubus, protagonisti sono uomini e donne che hanno ancora voglia di mettersi in gioco e sperare, nonostante gli errori, le cadute, la paura, le ferite del corpo e dell'anima che li hanno segnati ma non sconfitti. Una scrittura tersa ed evocativa, che si diffonde nell'aria e dentro di noi come musica. Tra le righe si svela la realtà quotidiana con le sue piccole gioie, forti delusioni, dolori che appartengono a un passato recente e infine l'attesa di qualcosa che arriverà malgrado tutto, un'epifania improvvisa nel cuore buio della notte che ha il sapore dell'alba.
"Tutti, uomini e donne, si portano dietro una mutilazione. Se la sono procurata in guerra, o nel matrimonio, o durante l'infanzia. I più disperati sono quelli che stanno scontando i loro peccati e perciò vivono nel rimorso e non riescono a smettere di guardarsi indietro. Noi però li incontriamo quando tutto è già successo, e questo a me pare il più serio motivo per cui Dubus è sempre rimasto fedele alla forma racconto, che è una forma aperta e permette di cominciare dopo che una tragedia si è ormai consumata, lasciarla indietro, occuparsi piuttosto di ciò che rimane. A lui interessava quel dopo, l'altro paese in cui vivono i suoi personaggi smarriti, che hanno perso tutto o quasi.
L'ultima raccolta di racconti di Dubus, protagonisti sono uomini e donne che hanno ancora voglia di mettersi in gioco e sperare, nonostante gli errori, le cadute, la paura, le ferite del corpo e dell'anima che li hanno segnati ma non sconfitti. Una scrittura tersa ed evocativa, che si diffonde nell'aria e dentro di noi come musica. Tra le righe si svela la realtà quotidiana con le sue piccole gioie, forti delusioni, dolori che appartengono a un passato recente e infine l'attesa di qualcosa che arriverà malgrado tutto, un'epifania improvvisa nel cuore buio della notte che ha il sapore dell'alba.
"Tutti, uomini e donne, si portano dietro una mutilazione. Se la sono procurata in guerra, o nel matrimonio, o durante l'infanzia. I più disperati sono quelli che stanno scontando i loro peccati e perciò vivono nel rimorso e non riescono a smettere di guardarsi indietro. Noi però li incontriamo quando tutto è già successo, e questo a me pare il più serio motivo per cui Dubus è sempre rimasto fedele alla forma racconto, che è una forma aperta e permette di cominciare dopo che una tragedia si è ormai consumata, lasciarla indietro, occuparsi piuttosto di ciò che rimane. A lui interessava quel dopo, l'altro paese in cui vivono i suoi personaggi smarriti, che hanno perso tutto o quasi.
Come si curano, o provano a curarsi questi uomini e queste donne? Di solito con un nuovo amore. Che è un amore guardingo e sospettoso. Naturale che non regga un amore così (...)
Se c'è chi scrive per turbare i giusti e chi per consolare gli afflitti e i peccatori, io direi che Dubus scriveva per dare coraggio a chi ha paura. A quelli terrorizzati da tutti gli sbagli che devono ancora fare. Ogni sua riga mi sembra piena di affetto verso di loro."
(Dalla prefazione di Paolo Cognetti)
"Dovrebbe essere così, pensò adesso, qualcosa di imprevedibile che giunge da fuori e ci riempie. Qualcosa che cambia il modo in cui vediamo ciò che vediamo. Qualcosa che ci permette di vedere ciò che non vediamo."
Se c'è chi scrive per turbare i giusti e chi per consolare gli afflitti e i peccatori, io direi che Dubus scriveva per dare coraggio a chi ha paura. A quelli terrorizzati da tutti gli sbagli che devono ancora fare. Ogni sua riga mi sembra piena di affetto verso di loro."
(Dalla prefazione di Paolo Cognetti)
"Dovrebbe essere così, pensò adesso, qualcosa di imprevedibile che giunge da fuori e ci riempie. Qualcosa che cambia il modo in cui vediamo ciò che vediamo. Qualcosa che ci permette di vedere ciò che non vediamo."